Cristiani perseguitati: Sarti (presidente Acs), “diocesi e parrocchie siano megafoni della sofferenza dei perseguitati”
“Solidarietà, carità e cooperazione” sono le tre parole chiave che Sandra Sarti, dal 2 gennaio scorso nuovo presidente di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) Italia, usa per descrivere la missione della Fondazione di diritto pontificio che dal 1947 sostiene i fedeli cristiani ovunque siano perseguitati, oppressi, discriminati o nel bisogno.
“Lo facciamo attraverso la preghiera, l’informazione e l’azione” dice al Sir Sarti che, all’inizio della sua presidenza, – dal 2015 ha rivestito la carica di consigliere Acs – ci tiene a ringraziare il suo predecessore, Alfredo Mantovano, ora sottosegretario presso la Presidenza del Consiglio, “per gli eccellenti risultati ottenuti potenziati dalla scelta di puntare alla diffusione dei dati riguardanti il triste fenomeno della persecuzione”.
Far conoscere i numeri della persecuzione. “Sono 360 milioni – ricorda Sarti – i cristiani che subiscono persecuzioni e discriminazioni tanto che si parla oggi del fenomeno di Chiesa profuga. È importante far conoscere i numeri della persecuzione per dare conto di quanto accade ai nostri fratelli cristiani in altre terre. Intendiamo proseguire su questa linea puntando alla massima sensibilizzazione dei fedeli riguardo la persecuzione e la discriminazione che riguardano la comunità cristiana di cui facciamo tutti parte. Comunità che va sostenuta e difesa portando un messaggio di vicinanza in ogni angolo del mondo dove le persecuzioni sono maggiori”. La presidente cita l’ultimo Rapporto Acs, intitolato “Perseguitati più che mai”, che esamina la situazione in 24 Paesi (ottobre 2020 – settembre 2022) in cui le violazioni della libertà religiosa contro i cristiani destano particolare preoccupazione: “Nel 75% dei Paesi monitorati si è registrato un aumento dell’oppressione o della persecuzione dei cristiani.
In Afghanistan l’ascesa dei talebani ha costretto alla clandestinità i pochi cristiani rimasti, che oggi vivono nella paura di essere arrestati, torturati e giustiziati. In Corea del Nord si ritiene che l’estrema persecuzione anti-cristiana abbia raggiunto il livello di genocidio, con segnalazioni di omicidi, aborti forzati, infanticidi e schiavitù. In Nigeria gli attacchi, i rapimenti e le uccisioni sono aumentati notevolmente con oltre 7.600 cristiani assassinati nel biennio preso in esame. Proprio alla Nigeria – annuncia Sarti – dedicheremo la prossima campagna quaresimale di solidarietà”. In tutta l’Africa i cristiani locali affrontano la minaccia del crescente estremismo islamico. Gruppi come il nigeriano Boko Haram e la Provincia dell’Africa occidentale dello Stato Islamico (ISWAP) cercano ancora di fondare califfati nella regione del Sahel, ciascuno con il proprio wali (governatore) e la propria struttura governativa. Il jihadismo è uno dei motivi per cui la Nigeria rischia di diventare uno Stato fallito, con un numero sempre più alto di sequestri e uccisioni di sacerdoti, e attentati sempre più frequenti alle chiese.
Un viaggio rilevante. Davanti a questa minaccia crescente assume una particolare rilevanza il viaggio che Papa Francesco sta compiendo in questi giorni nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan (31 gennaio – 5 febbraio). “Si tratta di una visita importante fortemente voluta dai vescovi congolesi che, a più riprese, hanno parlato di un Paese al limite del collasso, in pericolo a causa di forti tensioni etniche ed economiche – dichiara la presidente di Acs -. Sono conflitti che vengono da lontano e che la neonata Costituzione del Congo (datata 2005) non riesce ancora ad affrontare. Non dimentichiamo, poi, che in Congo la popolazione è per il 96% cristiana. Si tratta del Paese africano con il maggior numero di cattolici, sono il 45% della popolazione. La parte restante appartiene a minoranze islamiche e altre fedi. In Congo sono presenti oltre 200 etnie, quasi sempre in conflitto tra loro. Non è un caso che il Paese si trovi al 180° posto nell’indice di sviluppo umano”. “La Chiesa cattolica congolese ha 6 arcidiocesi e 41 diocesi, e ha bisogno di aiuto” rimarca Sarti che riporta le parole del nunzio apostolico in Congo mons. Ettore Balestrero rilasciate proprio ad Acs: “Il Papa cercherà di trasformare il fiume di odio e di violenza in un oceano di riconciliazione. Francesco vuole rafforzare la consapevolezza che il futuro va costruito con gli altri e non contro gli altri. Questa è la missione che portiamo avanti insieme al Papa”.
Il ruolo delle diocesi e delle parrocchie. “Diffondere e far giungere a tutti i cattolici le grida di aiuto dei nostri fratelli perseguitati nel mondo attraverso testimonianze dirette, notiziari e comunicazioni resta una priorità nell’azione di Acs anche per il futuro”, ribadisce la presidente. “Sarà determinante – avverte – il coinvolgimento di tutte le diocesi e le parrocchie che devono diventare megafoni della sofferenza di questi popoli che hanno bisogno di vicinanza. Quando si è soli il bisogno di aiuto appare gigantesco, quando si ha qualcuno vicino invece il bisogno di aiuto appare meno schiacciante e si sente di più la speranza. La drammaticità di questa situazione, che il più delle volte non è attenzionata dai media, deve essere presa in carico dalle chiese locali. I cristiani perseguitati non devono sentirsi soli e abbandonati. Come Acs continueremo per questo a realizzare scuole, asili, chiese, oratori, ambulatori, centri di aggregazione e a pensare progetti di formazione e lavoro. Tutte azioni concrete che possono sostenere le comunità. Dobbiamo lavorare con i giovani per dare loro idee dalle quali possa nascere un bene futuro”.
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