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Don Bledar, quando l’accoglienza genera accoglienza

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In parrocchia lo chiamano semplicemente don Blady, perché la sua storia è ormai la storia della sua comunità, le sue origini albanesi sono intrecciate con la cadenza fiorentina e il suo essere prete racconta un passato fatto di difficoltà, ma anche di tanto amore.

Don Bledar Xhuli è il parroco di Santa Maria a Campi Bisenzio, Firenze, e la sua è una vicenda davvero particolare, che in occasione del convegno ecclesiale del 2015, ha voluto raccontare personalmente a Papa Francesco.

Arriva in Italia a 16 anni con un passaporto falso, partito dalla città di Fier in Albania per trovare lavoro e aiutare così la famiglia, caduta in disgrazia dopo il crollo del regime. Dopo aver attraversato l’Adriatico, approda a Firenze, dove gli avevano detto che si dormiva e mangiava gratis, sì, ma se ti accontentavi di dormire sotto un ponte e pranzare alla Caritas; non una casa, non un posto dove stare, non un lavoro: non era questo che aveva sperato lasciando l’Albania.

È solo un ragazzino e i mesi trascorsi in questa situazione di stenti si fanno sempre più pesanti, la disperazione subentra ai rifiuti continui, alle porte chiuse in faccia, al freddo e alla fame. Ma un giorno bussa alla porta di chi ha fatto del Vangelo la sua missione: don Giancarlo Setti, che invece di dargli qualcosa da mangiare lo fa entrare in casa, si interessa a lui, alla sua situazione, lo ospita, lo aiuta a diplomarsi e a trovare lavoro.

La vita di Bledar cambia completamente; per dieci anni resta ospite di don Giancarlo e inizia a frequentare la parrocchia, la comunità lo accoglie come un figlio.

La notte di Pasqua del 1994 riceve il Battesimo e gli altri Sacramenti: è un altro cambiamento, un altro inizio, un cammino che lo porterà alla vocazione presbiterale. Bledar si laurea e poi entra nel seminario diocesano; l’11 aprile 2010 diventa sacerdote della Chiesa che è in Firenze.

La famiglia di origine non è d’accordo con questa scelta. “In Albania chi non si sposa e non mette su famiglia, spreca la propria vita, è destinato alla solitudine. All’inizio è stato difficile far capire ai miei genitori il desiderio di seguire il Signore – racconta – quelli in seminario sono stati anni di incomprensioni, ma poi i rapporti si sono rasserenati; la mia felicità è stata la prova di una scelta voluta e compiuta con il cuore”.

Per 5 anni è viceparroco a San Casciano, poi il cardinal Betori lo nomina parroco a Campi Bisenzio. Qui la sua storia diventa traccia per il suo impegno pastorale: l’accoglienza è al centro del fare. Famiglie in difficoltà, immigrati in cerca di una casa, giovani e adulti, italiani e stranieri senza distinzione; e qui la risposta diventa corale, non è più quella del singolo parroco, ma di tutta una comunità, quella di Campi Bisenzio, che risponde unita, ognuno secondo le proprie possibilità, a chi chiede aiuto.

 

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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