Chi nega la persistente esistenza dell mafia ricorda un po’ chi nel ‘600 negò la peste
Basti pensare alle protezioni e complicità dei “salotti buoni” del potere che hanno garantito a Matteo Messina Denaro trent’anni di serena latitanza.
A pagina 249, il Barbano parla del processo Andreotti dimenticando ciò che mi ostino da sempre a ricordare e che tutti possono verificare: nel dispositivo della sentenza d’appello, confermata in Cassazione, sta scritto ben chiaro che il reato addebitato all’allora senatore a vita ed ex (sette volte) presidente del Consiglio risulta “commesso” (sic) fino al 1980, ma prescritto.
Quanto ai singoli temi evocati dall’autore, è praticamente impossibile in questa sede affrontarli adeguatamente come meriterebbero. Conta di più che non mi sono mai accorto – lo confesso! – dell’abisso descritto da Barbano in cui il nostro povero Paese è precipitato.
In altre parole, non ho avvertito che il cosiddetto “doppio binario” (perché di questo in sostanza si tratta) fosse sbagliato, anzi pericoloso e deleterio per la democrazia. Credevo che fosse un metodo adottato fin dai tempi di Falcone e Borsellino per contrastare il carro armato mafioso non con una cerbottana, ma con norme e mezzi adeguati, in quanto calibrati sulla realtà concreta della mafia, che è diversa da ogni altro fenomeno criminale.
Diversità che rende il metodo rispondente a criteri di ragionevolezza, ed è su questa base che a mio avviso va posto il problema di eventuali violazioni della Costituzione.
Ora, prima di vergognarmi di essere uno dell’Antimafia e di autoescludermi dal consorzio civile, provo a esporre il mio punto di vista. La Costituzione, si dice, o è uguale per tutti (mafiosi compresi) o non è.
Argomento suggestivo. Però attenzione. L’art. 49 stabilisce che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti”. Ma a questo principio è la stessa Carta (art. XII disposizioni transitorie e finali) che deroga, vietando “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
Ora io non sono un costituzionalista e ho tutto da imparare, ma mi sembra chiaro che la Costituzione vuole che ai nemici della democrazia sia dedicata un’attenzione particolare.
Qual è il rapporto dei mafiosi con la democrazia?
Il mafioso è vissuto e vive per praticare un metodo di intimidazione, assoggettamento e omertà, capace di dominare parti consistenti del territorio nazionale e momenti significativi della vita politico-economica del Paese. In questo modo, il mafioso crea tutta una serie di ostacoli di ordine economico e sociale che limitano fortemente la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona umana. In altre parole, il mafioso è la negazione assoluta e al tempo stesso un nemico esiziale dell’articolo 3 su cui si fonda la Costituzione.
Allora si può dire che con la pratica sistematica dell’intimidazione e dell’assoggettamento (art. 416 bis) i mafiosi calpestano tutti i valori della Costituzione? E che difendere questi valori col “doppio binario” non significa essere giustizialisti, manettari o forcaioli, ma – semplicemente – prendere atto della specificità della mafia.
Io penso di sì, anche per non finire come il don Ferrante di Manzoni, che negava la peste, mentre invece…
(DI GIAN CARLO CASELLI – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)