In mostra il legno che non bruciò
Giunto da Hercvlaneum fino a noi, il legno materia vitale per ogni attività, prezioso e simbolico in mostra alla Reggia
PORTICI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Nella Sala Cinese della Reggia borbonica, sede del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, martedì 11 dicembre si è tenuta in conferenza stampa la presentazione della spettacolare mostra Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano, curata del professor Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico ercolanense, e dell’archeologa Stefania Siano.
Inoltre, al tavolo erano seduti il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il rettore della Federico II Matteo Lorito, il direttore del Centro MUSA | MUSei di Agraria Stefano Mazzoleni, Luigi Vicinanza, presidente del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Cives-Mav di Ercolano e il “padrone di casa” Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria.
Un luogo fortemente simbolico: La Reggia, sorta a pochi passi dal pozzo dove un certo Ezechetta rinvenne i primi reperti, fu la prima sede dell’ Herculanense Museum, tra le prime esposizioni archeologiche al mondo e meta dei viaggiatori del Grand Tour. Nell’Ottocento fu anche residenza di Murat, Soglio pontificio durante i sette mesi di permaneza dell’esule papa io IX, e poi sede della Real Scuola di Agricoltura di Portici.
Perchè il legno non bruciò? L’energia termica prodotta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C fu superiore a quella dell’esplosione di una bomba atomica. Dai fianchi del vulcano scese una colata piroclastica di roccia fusa unita alla pomice e cenere ricaduta dal “fungo” eruttivo, che raggiunse circa 20 km di altezza. Mentre la lava fluiva a valle, iniziò a raffreddarsi. Quindi, dalla pioggia torrenziale venne trasformata in fango, che ricoprì la città con una coltre dello spessore di circa 20 metri di spessore. Raffreddatosi ulteriormente, il fango avvolse i materiali e li preservò dalla distruzione.
Ercolano non solo è l’unica città del mondo romano che conserva il suo antico fronte a mare e l’elevato delle case sino al secondo piano, ma anche il legno come materiale di costruzione, di arredo e non solo: utensili, elementi architettonici, elementi lignei che si sono carbonizzati ma non bruciati.
Il loro recupero si deve soprattutto al certosino ed appassionato lavoro portato avanti da operai, restauratori, architetti e archeologi, che si sono succeduti nella gestione del sito, passandosi il testimone nella complessa ed entusiasmante sfida della conservazione, a partire dagli scavi effettuati da Amedeo Maiuri e poi nel corso di ben nove decenni. Un elenco di persone e di professionisti impossibile da ricordare. Grazie al loro straordinario impegno è giunto a compimento quello che non si esita a definire un prodigio: riannodare nel mezzo di tanta distruzione prima il filo della forma e poi quello della vita di oggetti destinati all’oblio.
Ercolano conserva quindi un patrimonio di reperti in legno assolutamente unico, che va dai serramenti come porte, finestre, tramezzi, fino a armadi, casse, tabernacoli, letti e tavolini in legno, persino lo scafo di un gozzo marinaro, frutto di un lavoro artigianale realizzato con grande perizia. È stupefacente, nell’ammirare i reperti della mostra, ritrovare le stesse forme, intarsi e tecniche in uso ancora oggi. Inoltre, tutti gli oggetti in legno di Ercolano danno uno straordinario riscontro a quanto si conosce dalle fonti scritte, dagli affreschi e dai rilievi antichi e costituiscono una rarissima opportunità di ricostruire le antiche tecniche di falegnameria ed ebanisteria.
L’esposizione è prodotta dal Parco Archeologico di Ercolano con il consueto affiancamento del Packard Humanities Institute, partner storico con il quale sono state condivise molte delle più recenti scoperte che saranno per la prima volta presentate al pubblico (come il tetto di legno dalla Casa del Rilievo di Telefo e i mobili rivestiti in avorio dalla Villa dei Papiri).
La mostra Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano nasce nell’ambito di una straordinaria collaborazione interistituzionale tra la Città Metropolitana di Napoli, il Dipartimento di Agraria e del Musa, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, con lo sponsor di HEBANON Fratelli Basile 1830.
L’allestimento è affidato alla società ACME04 e con il contributo della Regione Campania – Direzione Generale per le Politiche Culturali ed il Turismo, nell’ambito degli interventi del POC 2014-2020.
I visitatori potranno usufruire del biglietto di mostra al costo di 5 euro, ma anche di un biglietto integrato al costo di 15 euro, che consentirà di vedere l’esposizione e anche la Reggia di Portici, l’Orto botanico e il Parco Archeologico di Ercolano.
Il percorso si articola in alcune delle sale al piano nobile del Palazzo Reale, secondo un registro di indubbia potenza evocativa che consentirà al visitatore non solo di apprezzare il vero e proprio miracolo della conservazione del legno sfuggito alla catastrofe che investì l’area vesuviana, ma anche di immergersi nella vita degli antichi e di comprendere, attraverso oltre 120 oggetti, tutti provenienti da Ercolano e mai sinora presentati al pubblico in forma monografica, quanto il legno fosse vitale per ogni attività, oltre ad essere un materiale prezioso al punto che sovente gli alberi e i boschi assumevano aspetti di sacralità e valori simbolici.
Ercolano non solo è l’unica città del mondo romano che conserva il suo antico fronte a mare e l’elevato delle case sino al secondo piano, ma anche il legno come materiale di costruzione, di arredo e non solo. Lo si deve al particolare tipo di seppellimento, causato dalle ondate di fango vulcanico dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Infatti, la coltre piroclastica di circa 20 metri di spessore ha inglobato anche materiali, utensili, elementi architettonici, arredi in legno che si sono carbonizzati ma non bruciati. La loro conservazione si deve soprattutto al certosino ed appassionato lavoro portato avanti da operai, restauratori, architetti e archeologi, che si sono succeduti nella gestione del sito, e si sono passati il testimone da una generazione all’altra nella complessa ed entusiasmante sfida della conservazione a partire dagli scavi Maiuri e poi nel corso di ben nove decenni. Un elenco di persone e di professionisti impossibile da proporre qui, grazie al cui straordinario impegno è giunto a compimento quello che non si esita a definire un prodigio: riannodare nel mezzo di tanta distruzione, provocata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., prima il filo della forma e poi quello della vita di oggetti destinati all’oblio.
Ercolano conserva quindi un patrimonio di reperti in legno assolutamente unico, che va dai serramenti come porte, finestre, tramezzi, fino agli arredi, ad esempio armadi, casse, tabernacoli, letti e tavolini in legno, frutto di un lavoro artigianale realizzato con grande perizia. L’accurata opera di restauro ha consentito il recupero di molti preziosissimi oggetti che, pur presentandosi, nella maggior parte dei casi, come legno carbonizzato, conservano, tuttavia, la loro forma originale e la raffinatezza delle decorazioni intagliate. Inoltre, tutti gli oggetti in legno di Ercolano danno uno straordinario riscontro a quanto si conosce dalle fonti scritte, dagli affreschi e dai rilievi antichi e costituiscono una rarissima opportunità di ricostruire le antiche tecniche di falegnameria ed ebanisteria.
Il legno e la sua materia sono al centro della mostra Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano, curata dal direttore del Parco Archeologico di Ercolano, professor Francesco Sirano e dall’archeologa Stefania Siano, e apre al pubblico mercoledì 14 dicembre nella settecentesca Reggia di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica e sede del Herculanense Museum, tra i primi musei archeologici al mondo e meta dei viaggiatori del Grand Tour, nell’Ottocento anche residenza di Murat e poi sede della Real Scuola di Agricoltura di Portici.
L’esposizione è prodotta dal Parco Archeologico di Ercolano con il consueto affiancamento del Packard Humanities Institute, partner storico con il quale sono state condivise molte delle più recenti scoperte che saranno per la prima volta presentate al pubblico (come il tetto di legno dalla Casa del Rilievo di Telefo e i mobili rivestiti in avorio dalla Villa dei Papiri). La mostra nasce nell’ambito di una straordinaria collaborazione interistituzionale con la Città Metropolitana di Napoli, il Dipartimento di Agraria e del Musa (Centro Museale Reggia di Portici) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, con lo sponsor di HEBANON Fratelli Basile 1830.
L’allestimento è affidato alla società ACME04 e con il contributo della Regione Campania – Direzione Generale per le Politiche Culturali ed il Turismo, nell’ambito degli interventi del POC 2014-2020.
I visitatori potranno usufruire del biglietto di mostra al costo di 5 euro, ma anche di un biglietto integrato al costo di 15euro, che consentirà di vedere l’esposizione e anche la Reggia di Portici, l’Orto botanico e il Parco Archeologico di Ercolano.
Il percorso si articola in alcune delle sale al piano nobile del Palazzo Reale, secondo un registro di indubbia potenza evocativa che consentirà al visitatore non solo di apprezzare il vero e proprio miracolo della conservazione del legno sfuggito alla catastrofe che investì l’area del Vesuvio, ma anche di immergersi nella vita degli antichi e di comprendere, attraverso oltre 120 oggetti, tutti provenienti da Ercolano e mai sinora presentati al pubblico in forma monografica, quanto il legno fosse vitale per ogni attività oltre ad essere un materiale prezioso al punto che sovente gli alberi e i boschi assumevano aspetti di sacralità e valori simbolici.
(Si ringrazia il dottor Stanislao Scognamiglio per la consulenza scientifica)
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L’articolo In mostra il legno che non bruciò proviene da Lo Speakers Corner.
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