Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 4 dicembre
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Dissidenti rintracciati in Italia e da qui rimpatriati con il ricatto e l’inganno. Grazie al lavoro di uffici investigativi camuffati da centri di servizio. Così la Cina ha beffato prima l’Italia, poi altri Paesi europei. Come ricostruisce l’inchiesta di copertina dell’Espresso di questa settimana. Il titolo, stampato sul corpo di un funzionario in divisa, è “Caccia alla volpe cinese”.
A svelare la rete clandestina del regime di Xi Jinping è un lavoro firmato da Gabriele Cruciata insieme a colleghi di Cnn e Le Monde. Ne emergono soprusi gravissimi sui quali, come denuncia Lirio Abbate nel suo editoriale, Viminale e Farnesina si sono rifiutati di rispondere. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, conferma ad Antonio Fraschilla il modus operandi del regime cinese che, sottolinea Federica Bianchi, da quando è scoppiato il Covid ha affrontato una crisi dietro l’altra. Intanto il processo per un duplice omicidio avvenuto a Firenze ma legato alla “triade”, segnala Sara Lucaroni, procede a rilento.
Sul fronte politico, Susanna Turco racconta un incredibile album di famiglia che incrocia Giorgia Meloni; Bruno Manfellotto spiega perché Renzi e Calenda sono pronti a sostenere il governo: intanto in Sicilia, racconta Antonio Fraschilla, l’inossidabile Totò Cuffaro lavora per far rinascere la Dc. Luana De Francisco accende i riflettori sulla strage continua delle prostitute, vittime di “femminicidi invisibili” che restano quasi sempre impuniti, e Simone Alliva fa il punto sulle proposte per garantire più sicurezza ai “sex workers”.
La Sanità fa acqua a spese dei malati: Marco Grieco denuncia le cure negate ai bambini del Sud mentre Anna Dichiarante racconta i problemi di un reparto d’eccellenza di Pavia. La crisi del gas spinge a tornare al carbone, denuncia Vittorio Malagutti, che fa i conti dell’aumento di emissioni di Co2. E questo mentre le inadempienze dello Stato contro l’aria inquinata finiscono in tribunale (di Angiola Codacci-Pisanelli).
Intanto l’Ilva di Taranto, spiega Gloria Riva, attira pretendenti ma solo grazie alla dote di soldi pubblici. Paolo Pileri va alle radici del dissesto idrogeologico italiano; Rosaria Capacchione fa il punto sui finti pentimenti del Clan dei Casalesi e lo studente romano Edoardo Graziuso spiega il perché dell’occupazione del Liceo Tasso.
Per le pagine di esteri, Elena Kaniadakis scrive dal confine serbo, dove l’immigrazione si scontra con regole sempre più rigide volute dall’Unione europea, e Stefano Lorusso fa il punto sulla vita impossibile degli agricoltori palestinesi. Camille Vigogne Le Coat racconta l’ascesa della premier francese Borne, ormai più popolare di Macron. E Gigi Riva bacchetta il tentativo ipocrita della Fifa di tenere la politica fuori dai Mondiali di calcio.
Si parla di indipendenza della Scozia (di Luciana Grosso), della prigione infinita di Guantanamo (Gloria Riva) e degli sforzi diplomatici per ricucire i rapporti tra Francia e Germania (Frank Baasner). Sabato Angieri spiega che la Russia punta sulla crisi energetica per spingere Kiev ad accettare la pace e Giuseppe Agliastro racconta il lavaggio del cervello pro-Putin già in opera nelle scuole dell’Ucraina occupata.
E L’Espresso chiude con un’intervista di Wlodek Goldkorn alla femminista polacca Agnieszka Graff e la presentazione di due mostre completamente diverse: da una parte i tesori di Bisanzio (di Marisa Ranieri Panetta), dall’altra il lavoro dell’artista Voluspa Jarpa che trasforma in arte le inchieste di polizia sui mafiosi (di Paola Caridi). Poi c’è Claudia Catalli che parla con Valeria Bruni Tedeschi del suo ultimo film (e delle accuse al fidanzato), mentre Valeria Verbaro presenta il libro d’esordio di Alberta Riccardi e Natasha Caragnano ci introduce in una “ballroom” queer.
C’è ancora tempo per leggere l’omaggio a Stephen Crane firmato da Marcello Fois, mentre Roberto Orlando presenta Diáz-Merced, astrofisica non vedente, e Maurizio Di Fazio segnala il boom degli influencer virtuali. Barbara Alberti intanto si immerge in un romanzo ottocentesco, “Mizora”: l’utopia femminista di un mondo senza uomini che presto diventa un incubo.