“Per ogni donna” celebra la giornata contro la violenza sulle donne
Salve a tutti i lettori di Belvederenews e agli affezionati della rubrica “Per ogni donna …e non solo” che anche quest’anno torna per trattare temi di grande attualità. La rubrica, diretta dal professor Pasquale Vitale e curata dalla dottoressa Speranza Anzia Cardillo, sarà ricca di nuovi interventi, che si aggiungeranno a quelli dell’ avvocato Giulio Amandola e Lucia di Bello e della psicologa Iolanda Vassallo, già con noi nelle scorse edizioni. Interverranno in questo numero per la prima volta la scrittrice Titti Spanó, l’assistente sociale e autrice Monica Aquino e la scrittrice Gisella.
Oggi pubblichiamo anche il racconto di A.S. una donna vittima di gravi abusi da parte del suo ex, che ha voluto esprimere il suo pensiero e dare la sua testimonianza su un tema così delicato come quello della violenza di genere. La testimonianza di una di una nostra lettrice
“Mi fidavo di lui più che di qualunque altra persona. Pensavo fosse un uomo buono d’animo. Mi sentivo davvero al sicuro con lui! Spesso mi proteggeva e coccolava come una bambina. Si offriva di aiutarmi in tutto. Sceglieva per me gli abiti più belli, mi invogliava a migliorarmi, mi incoraggiava a prendere scelte professionali difficili . Ero convinta che mi volesse davvero bene e vedevo in lui solo qualità positive. Ero convinta che volesse per me le cose migliori. L’idillio durò molti anni, fino a quando mi resi conto di come stavano veramente le cose. Quell’uomo che apparentemente sembrava volesse solo e unicamente il mio bene, in realtà si era sostituito a me, ovviamente a mia insaputa, anche in alcune scelte importanti che avevano generato conseguenze gravi. Aveva usato a tutti gli effetti la mia identità per alcuni suoi fini, procurandomi anche seri danni di vario tipo. Quando mi resi conto di tutto questo mi crollò un mito. Realizzai, però, anche una verità fondamentale: quell’uomo non era migliore di me come avevo sempre creduto ma era solo un lupo travestito da agnello. Volevo da quel momento riappropriarmi di me stessa, cominciare a fare le cose da sola e non tramite lui, oltre a riparare i danni da lui procurati. Da allora si scatenò tra noi un grave conflitto, fatto di violenze e di dispetti fa parte di lui. Un inferno che credevo fosse terminato dopo qualche anno, cioè quando lo allontanai da me. Purtroppo però quello fu solo l’inizio di un altro inferno. Da allora quell’essere indescrivibile cominciò ad usare contro di me persone che non avrebbe dovuto mai coinvolgere e che divennero sue vittime inconsapevoli. La sua vendetta nei miei confronti continua ancora. Sento spesso parlare di uomini che tolgono la vita alle donne e questo è ovviamente il peggio che possa capitare. Tuttavia mi viene anche da riflettere su un punto: si può uccidere una donna in tanti modi, poco a poco, procurandole tanti dolori. Per questo motivo, secondo la mia personale esperienza, qualsiasi autorità competente chiamata in causa dovrebbe verificare quale progetto di distruzione si nasconde dietro alcune scelte apparentemente sane ed intervenire per fermare l’opera di tanti soggetti malati”
Commento della dottoressa in Giurisprudenza e criminologa Speranza Anzia Cardillo
“Il racconto di oggi è il tipico esempio dell’uomo che considera la propria donna un oggetto di sua proprietà a tutti gli effetti. Si sostituisce a lei nel bene e nel male. Annulla la sua volontà, le fa credere di essere per lei indispensabile per conquistare totalmente la sua fiducia . Approfitta anche di tutto questo per ottenere dei suoi fini e quando la sua donna si rende conto di essere vittima di un meccanismo malato comincia a renderle la vita impossibile, perché gli sfugge il gioco di mano. La vendetta del nevrotico: niente di più e niente di meno! Il soggetto malato per eccellenza fa della vendetta il suo progetto di vita e questo sembra proprio il caso per eccellenza . Lo abbiamo detto più volte che esistono diversi tipi di violenza, perché hanno origine diversa. Ha ragione la signora quando dice che “si può uccidere una persona in vari modi”. Purtroppo la vendetta volta a ferire e a distruggere qualcuno andrebbe contrastata con più attenzione. Ci dovrebbero essere attente perizie psichiatriche finalizzate a verificare l’esistenza o meno di patologie. Questo per risolvere i casi nello specifico, ma per risolvere il problema in senso più ampio ci sarebbe bisogno di estirpare le radici culturali che da sempre sorreggono l’idea di una donna sottoposta di continuo al giudizio e alla soggezione dell’uomo. Un’educazione alla “parità della donna” andrebbe insegnata nelle scuole fin dalle prime classi, in maniera più incisiva, così come già si sta iniziando a fare. Molte infatti le manifestazioni organizzate dalla scuola per ricordare questa giornata mondiale della violenza contro le donne. La speranza é che tutte queste iniziative riescano a sensibilizzare almeno le nuove generazioni rispetto a questo problema e che in futuro il tragico bollettino di guerra al quale quotidianamente assistiamo possa diventare solo un lontano ricordo.
Intervento di Titti Spanò
Scrittrice di alcuni testi quali “Solo il tempo”, Giulia,Palawan 2018,“La stanza di Deborah”, Turisa editrice 2020, “Codice rosso”, Co-partecipazione con racconto breve, MReditori.
Sì tratta di storie di donne che lottano ogni giorno per il proprio posto nella società, di abusi, frustrazioni e violenze di ogni genere. Tante vite raccontate da una donna per le donne. Tittì Spano, per questa giornata ci offre un suo testo: “Siamo donne… Punto”
“Non permettere mai a nessuno di farti vivere nella tua ombra.
Nell’idea di quello che vorresti essere e non puoi. Di ciò che vorresti urlare, invece ingoi bocconi amari.
Essere donna è indossare una minigonna senza doversi giustificare.
Indossare pizzo, macrame,’ chiffon, velluto,, raso, seta.
Il tessuto che si indossa non è un rilevatore di intenzioni.
Siamo donne.
Punto.
La voglia di piacersi, di piacere, è semplicemente affermazione delle proprie certezze.
Non abbiamo bisogno di complimenti.
Sappiamo quanto valiamo.
Non ci possono distruggere per una briciola d’amore, guadagnata con fatica.
L’amore si merita.
Non dobbiamo reprimere sogni, amicizie, pensieri contrastanti, non consoni all’altro
Non siamo oggetto, suppellettili, trofeo .
Siamo donne.
Punto.
Continueremo a scalciare, a sgomitare, a cadere con dignità.
Senza calpestare nessuno.
È non permetteremo mai a nessuno di calpestare noi.
Riceveremo fiori da chi non avrà il coraggio di parlare.
Da chi avrà imparato che mille parole non servono, se non dettate dal cuore.
Da chi sceglierà di non pronunciarle sapendo che possono far male.
Abbraceremo chi…
Nonostante tutto c’è, senza inibizioni, senza pregiudizi.
Accettare il tuo essere donna, senza voler apportare modifiche.
Ci vedrete nelle tempeste e troverete rifugio.
Ci vedrete in alto mare e troverete la rotta.
Ci vedrete a scalare montagne e troverete la vetta.
Ci vedrete piangere e troverete la casa.
Ci vedrete sorridere e troverete l’approdo.
Siamo donne.
Punto”.
Intervento della dottoressa Monica Aquino, coautrice del libro “Codice Rosso” e della silloge di poesie “Ti verrò a cercare”25
La donna è sublime
Segni particolari: Libera
Potranno obbligarti ad indossare il velo, ma non potranno mai impedirti di guardare il mondo con i tuoi occhi; gli occhi vedono ciò che l’anima vede. Potranno obbligarti a non esprimere le tue idee ma non potranno mai impedirti di pensare; il pensiero non ha padroni. Potranno obbligarti a sposare un uomo che non vuoi ma non potranno mai impedirti di scegliere chi amare;
l’amore non ha confini.
Potranno obbligarti a vivere la tua vita come vogliono loro, ma non potranno mai impedirti di sognare;
ai sogni basta un cuore in cui albergare.
Potranno dirti che sei sbagliata, che hai mille difetti, ma nessuno potrà mai sapere come sei veramente;
tu sei perfetta nelle tue imperfezioni.
Nessuno potrà mai limitare la tua essenza dando giudizi,
perché la tua anima vola libera , più in alto dei loro pregiudizi.
Intervento della dottoressa Gisella D’Anna
Mi chiamo
Vivo in un piccolo borgo del Sud, di tradizioni antiche. Sono vissuta come vivono tanti; sono cresciuta come crescono pochi. Ho pubblicato il mio primo romanzo con i tipi Gnasso editore. Ho pubblicato alcune poesie con i tipi Dantebus. Ho partecipato ad alcuni concorsi di poesie avendo merito. A breve uscirà il mio secondo romanzo”. “Non sono un oggetto”.
Mi chiamo
Se pensi che non hai nulla da fare e vuoi telefonarmi allora non farlo. Non sono un oggetto. Io non sono i miei vestiti. Sono ‘io’ e ho una mia identità e non sono quella che tu vorresti.
Io non sono la tua alternativa sono ‘io’ e ho una mia dignità. Sono speciale e non devo piacere a nessuno, perché mi piaccio da sola.
Il mio essere donna prevale nell’universo e non ti permetto di cancellarlo.
Ho tante sfumature che formano una realtà! Quello di essere DONNA.
Le donne hanno una speranza nel cuore
Se tu non riesci a vedere e a capire questo, allora cancella il mio numero.
Intervento dell’avvocato e presidente dell’Osservatorio Giuridico Italiano Giulio Amendola
“Il rispetto delle donne e la loro tutela
La rivendicazione per le donne dei diritti civili, della condizione economica femminile e dei diritti politici (suffragio femminile), nonché di un miglioramento della condizione femminile costituiscono la base del femminismo a partire dal XIX secolo attraverso la prima ondata femminista
In alcuni paesi questi diritti sono istituzionalizzati o supportati dalla legge, dall’abitudine locale e dal comportamento, mentre in altri vengono ignorati e soppressi. Essi si differenziano dalle nozioni più ampie dei diritti umani attraverso le pretese di un giudizio storico e tradizionale inerente all’esercizio di tali diritti a favore della controparte maschile.
I problemi comunemente associati alla nozione di diritti femminili includono, tuttavia non limitandosi ad essi, il diritto all’integrità e all’autonomia corporea, il diritto di essere liberi dalla paura di violenza sessuale (più in genere violenza contro le donne), di votare e reggere pubblici uffici, di stipulare contratti legali, di avere uguali diritti nel diritto familiare, di lavorare ed ottenere una retribuzione equa o uguale a quella maschile, di avere diritti riproduttivi, di possedere proprietà ed infine di avere accesso all’istruzione.
Le premesse del pensiero sulle donne che abbiamo ripercorso, ci aiutano a comprendere più a fondo perchè la parità di genere sia un obiettivo essenziale per l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, e perché sia strettamente collegato all’idea di “sviluppo sostenibile”.
Cosa vuol dire “sviluppo sostenibile”, se non la constatazione che l’attuale modello di sviluppo ha decretato universalmente il suo fallimento, mostrandosi insostenibile per il genere umano? Non solo per il rapporto di dominio e sfruttamento sulla natura, che ha provocato i noti cambiamenti climatici, ma anche per l’accentuarsi dei conflitti e delle guerre dovute alle enormi disuguaglianze economiche, per i flussi migratori determinati dall’impoverimento naturale di interi territori del pianeta, per un modello economico e uno stile di vita incompatibile con la salute, con lo sviluppo demografico, con il rispetto dell’ambiente, con il patto tra generazioni.
Il quinto obiettivo dell’Agenda 2030 punta al raggiungimento della parità di genere. A marzo l’Europa ha elaborato la propria strategia per assicurare entro il 2025 il raggiungimento dell’obiettivo in tutti i settori dell’Unione Europea. Le tre azioni chiave della strategia europea si possono riassumere nella lotta alla violenza sulle donne, nella possibilità per le donne di raggiungere posizioni apicali nel mondo lavorativo e nella politica, e nell’adozione della prospettiva di genere in tutti i provvedimenti normativi. Ma la questione femminile non deve essere riguardata quasi fosse un problema solo delle donne, un diritto liberale ed individuale da conseguire per la loro realizzazione.
Troppo spesso a livello mediatico si esalta la questione della parità di genere contando i numeri sempre crescenti delle donne nel mondo del lavoro, nei ruoli di spicco, nell’imprenditoria e nella ricerca, senza però verificare l’effettiva influenza che le donne sono arrivate ad esercitare nei vari ambiti della società moderna occidentale.
Ed è nella vita di tutti i giorni che il rispetto e la tutela delle donne deve trovare la propria massima estrinsecazione, a partire ad esempio dai rapporti di coppia.
Un rapporto di coppia sano sana dovrebbe basarsi sulla fiducia e sull’onestà, ma a volte può capitare di avere la sensazione che lui non rispetti la vostra relazione.
Occorrerebbe che le donne siano sempre in grado di ascoltare se stesse e fidarsi del proprio istinto, perché spesso si finisce con accettare compromessi che in storia d’amore non dovrebbero essere ammessi.
Ad esempio, perché una relazione funzioni, infatti, ci sono principi fondamentali, come il rispetto della persona e dei suoi valori, che non possono mancare.
Se accade il contrario, se le donne sono disposte ad accettare comportamenti scorretti forse il problema di fondo è proprio la buona autostima, e per questo è necessario correre ai ripari il prima possibile ai ripari quanto prima possibile.
Nessuno, per esempio all’interno di un rapporto di coppia, dovrebbe essere subordinato all’altro, farsi annullare o ancora peggio manipolare. Purtroppo, ancora molti uomini continuano a trattare le proprie donne come fossero oggetti di loro proprietà e, anche senza arrivare alla violenza verbale o fisica, considerarli come attori secondari nel rapporto.
Questa mentalità, che si sta combattendo in maniera sempre più convinta e compatta, è alla base di una cultura profondamente maschilista che non siamo ancora stati capaci di neutralizzare e che ogni anno portano, nella peggiore delle conseguenze, a episodi di violenza fisica e femminicidi.
Per questo motivo, le donne non dovrebbero mai e poi mai tollerare nessun tipo di comportamento privo di rispetto nei propri confronti; affinché questo avvenga, ogni donna dovrebbe innanzitutto imparare a comprendere cosa merita davvero e quali sono, al contrario, i comportamenti sbagliati e irrispettosi che non possono essere tollerati. Solo imparando a distinguere alla base cosa significa la mancanza di rispetto, le donne potranno trovare il coraggio di dire no al proprio partner, correggere alcuni atteggiamenti sbagliati ma non pericolosi o, nella peggiore delle situazioni, denunciarli e allontanarsi da loro.
E proprio qui sta un punto, un punto assolutamente dolente, cioè la reticenza delle donne a denunziare gli uomini che si rendano autori di comportamenti pregiudizievoli nei loro confronti, con particolare riguardo ai propri mariti/compagni/partener: molto spesso si giunge a conseguenze estreme ed irreparabili proprio perché molte donne tendono puntualmente ad evitare di segnalare e denunciare condotte già alquanto meritevoli appunto di denunzia, fidando appunto nelle promesse di ravvedimento di coloro che si rendono autori di simili condotte, finendo poi vittime di condotte ben più gravi e terribili.
Come dire che le donne tendono ad accusarsi, perfino quando debbono denunciare l’uomo che le maltratta, facendosi mille scrupoli, spiace che il compagno perda il lavoro o i figli, si chiedono se potevano, loro, agire in modo diverso; nel tempo le donne hanno imparato ad affermarsi, ad avere consapevolezza e si trovano davanti spesso uomini che rimangono destabilizzati di fronte all’evolversi dei loro comportamenti, e che quindi sovente ricorrono a condotte estreme finalizzate a riaffermare il proprio potere.
E di fronte a certi comportamenti, anche iniziali, occorre non tergiversare più, sperando che si tratti di un’occasione del tutto isolata, ma agire immediatamente, denunziando gli stessi alle autorità competenti; ed è solamente con siffatta modalità operativa che potranno essere scongiurati episodi ancora più gravi, e non più rimediabili”.
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