I “bronzi di Toscana” alla luce dopo 23 secoli. “Scoperta eccezionale che riscrive la storia”
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I “bronzi di Toscana” alla luce dopo 23 secoli. “Scoperta eccezionale che riscrive la storia”
9 NOVEMBRE 2022
“È una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo”. È comprensibilmente euforico Jacopo Tabolli, archeologo dell’Università per stranieri di Siena e coordinatore della campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena. Qui sono infatti riemerse nei giorni scorsi, dopo 2.300 anni di “riposo”, oltre 20 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, ex voto e altri oggetti, ma anche cinquemila monete in oro, argento e bronzo. I bronzi di San Casciano raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro, assieme agli organi e alle parti anatomiche per le quali si chiedeva l’intervento curativo della divinità attraverso le acque termali. “Un tesoro assolutamente unico”, dichiara Tabolli, che sposta in avanti il dissolversi della civiltà etrusca rispetto a quanto convenzionalmente stabilito fino a oggi: i reperti si possono infatti datare tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., quando in epoca cristiana venne chiuso ma non distrutto, le vasche sigillate con pesanti colonne di pietra e le divinità affidate con rispetto all’acqua. È anche per questo che, rimossa quella copertura, gli archeologi si sono trovati davanti un tesoro ancora intatto, disposto in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca. “Le prime analisi del territorio – ancora Tabolli – risalgono al 2016, poi nel 2019 abbiamo trovato conferma della presenza di un’area archeologica molto estesa, ma non ci aspettavamo di queste dimensioni. E lavorare con una cascata incessante di acqua non è stato proprio agevole. Ma il dato più importante è l’aver messo su un pool di studiosi multidisciplinari per la prima volta, esperti di diverse discipline, perfino di pollini, che ci permetteranno di riscrivere la storia del paesaggio di questa parte della Toscana. Per esempio l’albero che abbiamo trovato nella vasca non è certo della zona; e poi tutti i vari materiali rintracciati insieme alle statue ci porranno nelle condizioni di capire meglio la vita, gli usi e i costumi dei vari popoli che si sono succeduti in questa zona. Per esempio – conclude – vicino ad alcune statue abbiamo trovato delle uova. A tutt’oggi non sappiamo il significato di quella presenza, ma cercheremo di capirlo”.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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