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La Riflessione, Kamasutra-Kolossal-Kamikaze

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Sul filo dell’ironia e senza uno scopo etico l’abilità narrativa di Ferruccio Andreoni nel suo libro Kamasutra-Kolossal-Kamikaze

di Ettore Sannino

MI sono imbattuto per caso nella lettura di Kamasutra-Kolossal-Kamikaze di Ferruccio Andreoni (Edizione Indipendente), incuriosito dal titolo e da una grafica di copertina accattivante ed intrigante, nonché dal fatto di non conoscere assolutamente l’autore.

E dal momento che la curiosità è un ottimo sale della vita, ho iniziato a leggere, sebbene in maniera circospetta, le prime pagine.

La distruzione del cinema Mariotti, primo capitolo, è un condensato di abilità narrativa, di ironia, di paradosso, che non può non catturare e convincere ad andare avanti.

Ed il prosieguo della lettura è una continua scoperta di situazioni surreali, verosimili ma allo stesso tempo paradossali, granguignolesche per la loro crudezza, dove la morte, il sesso, le miserie umane ci vengono sbattute in faccia senza mezzi termini. Ma ciò nonostante, il libro non è offensivo, non è volgare, anzi, il filo conduttore è quello di un’ironia gradevole, a volte macabra, a volte esasperante e molto spesso divertente.

La descrizione della Romeo viola e la scena dello sterco di maiale poi è esilarantissima.

La felice combinazione di una realtà truce con una scrittura accattivante, mai volgare, sebbene a volte di una crudezza sconcertante, fa sì che gli episodi si leggano effettivamente come singole storie, accomunate dal filo conduttore di un genere tendente al noir e sebbene sia un noir di provincia, non per questo perde di attrattiva e tensione.

A tratti sembra quasi di addentrarsi in una scrittura del genere thriller, in cui i piani etici assumono dei significati paradossi, in cui le realtà si travisano, come in un labirinto di specchi che sembrano quasi deformare la realtà e tendono a far perdere il filo logico che deve guidarci verso l’uscita.

A tratti si ha la sensazione di assistere a situazioni alla Agatha Christie che, con la sua abilità narrativa, disonestamente nasconde gli elementi probanti, mistifica sui fatti, artificiosamente induce il lettore nell’errore; insomma può capitare di odiare il buono di turno e fare il tifo per i cattivi.

Nulla è lasciato al caso,ma il bello è che lo capisci soltanto alla fine del libro, nelle ultime pagine, quando tutto viene alla luce, i misteri si comprendono e, senza uno scopo etico, non ci sono né vincitori né vinti, non c’è un predominio del bene sul male o viceversa, non c’è l’eroe e l’antieroe, nessun aspetto salvifico.

I fatti sono comunque narrati, detti, descritti, per quello che sono, ma non voglio svelare altro, perché togliere tutti i veli a questa narrazione varrebbe a dire privarla del suo elemento migliore.

Si deve arrivare fino in fondo e, se vi capitasse di provare quello che ho provato io nella lettura, abbandonerete presto la tentazione di lasciarlo e non andare avanti, così  vi catturerà a poco a poco e infine vi sorprenderà.

Ben fatto!

 

Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, città che gli è rimasta nel cuore, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Lettore appassionato e scrittore fecondo, nel 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.

Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.

Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere

 

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