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Attualità

Nuovo governo, nomine: comandano FdI e Lega; Meloni, imbarazzo su Predappio

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Scontro con FI su mascherine e intercettazioni. La premier depenna Siri e tre forzisti: “Decido io”. Ira di Silvio: “Arrogante”.
L’ABBUFFATA NEL CDM
Il Consiglio dei ministri fila liscio senza dissidi. Meloni interviene presentando i provvedimenti e dà la parola ai ministri. Il Guardasigilli Nordio non vede una contraddizione tra le sue posizioni iper-garantiste con l’ergastolo ostativo: “Le maglie si allentano, io ero contrario all’istituto pre-Consulta”. Scontro sulle mascherine, che saranno prorogate negli ospedali, contrariamente alle voci degli ultimi giorni. Su questo interviene Meloni che tira una frecciata a Forza Italia, contraria a togliere l’obbligo: “Quest’ipotesi non è mai stata sul tavolo: dobbiamo coordinarci sulla comunicazione”. Antonio Tajani risponde sulle intercettazioni preventive prima dei rave party: “Noi siamo contrari da sempre a questo strumento”. In Cdm, Meloni non fa riferimenti agli alleati, ma in conferenza stampa, pur negando dissidi, chiede “lealtà e compattezza”. Poco prima, per provare a fermare le uscite di Matteo Salvini o prevenire quelle estremiste del suo partito, aveva scritto un messaggio sulla chat degli eletti FdI: “Segnalatemi per tempo ogni quesito e ogni situazione che possa danneggiare la nostra immagine come partito”, ha scritto secondo l’AdnKronos.

Proprio sui sottosegretari, come sui ministri, è stata lei a scegliere. E a imporsi. Respingendo gli alleati sui cosiddetti “impresentabili”, cioè gli esponenti degli altri partiti con accuse giudiziarie o processi sulle spalle. La squadra è composta da 31 sottosegretari (tra cui Alfredo Mantovano alla Presidenza del Consiglio che avrà la delega ai Servizi) e 8 viceministri: 20 a FdI, 11 alla Lega e 8 a Forza Italia. Ci sono 10 senatori – numeri a rischio per la maggioranza al Senato – 26 uomini contro 13 donne e 17 dal Nord.

Il Carroccio ottiene due vice (Edoardo Rixi con Salvini alle Infrastrutture e Vannia Gava alla Transizione Ecologica) oltre a Nicola Molteni che “controllerà” Piantedosi all’Interno, Lucia Borgonzoni alla Cultura, Andrea Ostellari alla Giustizia, Massimo Bitonci al Mise. Tutti salviniani. Inoltre, la Lega avrà il controllo delle Infrastrutture e degli appalti con la nomina di Alessandro Morelli al Dipe a Palazzo Chigi. Fuori Armando Siri, a processo per corruzione. Meloni invece piazza i suoi fedelissimi a Chigi: Alessio Butti (Innovazione) Giovanbattista Fazzolari (Attuazione del Programma). Andrea Delmastro alla Giustizia, Galeazzo Bignami al Mise e un meloniano in ogni ministero. Vittorio Sgarbi alla Cultura. Ma è Forza Italia a uscirne peggio. Meloni ha depennato i nomi di Giuseppe Mangialavori, Ugo Cappellacci e Paolo Barelli: tutti e tre per motivi giudiziari. “Decido io e non voglio nomi chiacchierati” è stato il criterio di Meloni, che è rimasta di stucco anche quando, prima della conferenza stampa, Salvini ha pubblicato in anteprima la lista dei leghisti. In FI invece c’è molta irritazione per la decisione di Meloni di scegliere i sottosegretari azzurri: Berlusconi ha trattato il nome di Mangialavori fino a ieri sera, ma non c’è riuscito. “La solita arrogante, così non va”, ha commentato l’ex premier. Ma per Meloni non c’è tempo per discutere. Ieri si è chiusa con Giorgetti e Salvini a Palazzo Chigi per studiare i numeri della Nadef: venerdì il decreto sul caro-bollette.

(Di Giacomo Salvini – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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