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Attualità

RESTERA’ PER I MAFIOSI L’ERGASTOLO OSTATIVO?

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La premier “salva” l’ostativo. Prima sconfitta di Nordio

LOTTA ALLA MAFIA – Arriva un dl che ricalca il testo 5S votato dalla Camera: meno benefici a chi non collabora. E il ministro deve ingoiare. Dubbi di FI

DI GIACOMO SALVINI
30 OTTOBRE 2022

Il rischio del “liberi tutti” per i boss mafiosi Giorgia Meloni non poteva sopportarlo. Un rischio che si sarebbe potuto concretizzare l’8 novembre quando, con ogni probabilità, la Consulta si sarebbe riunita per dichiarare definitivamente incostituzionale l’ergastolo ostativo, il principio giuridico secondo cui un condannato per mafia e terrorismo non può avere accesso ai benefici se non collabora con la giustizia. La Corte, insomma, non avrebbe concesso nuove proroghe dopo aver dato al Parlamento – era l’aprile 2021 – un anno per legiferare e una deroga di altri 5 mesi nel maggio scorso. Eppure, nel frattempo, le Camere non sono riuscite a portare in fondo una legge. Ci penserà domani il governo Meloni: il primo decreto che sarà approvato nel Consiglio dei ministri delle 12 servirà proprio a “salvare” l’ergastolo ostativo prima della decisione della Consulta. Strumento che, spiegano fonti di Palazzo Chigi, “è considerato essenziale nel contrasto alla criminalità organizzata”. “Una corsa contro il tempo – è il ragionamento di fonti di governo – per garantire sicurezza sociale e impedire che ai detenuti mafiosi possano aprirsi le porte del carcere pur in costanza del vincolo associativo”. “La lotta alla mafia non prevede buchi normativi – dice Andrea Delmastro (FdI) – il segnale del governo è chiaro: tutto quello che si può fare per mantenere il carcere duro si farà”. Una norma dietro cui si cela una prima spaccatura tra Fratelli d’Italia e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: quest’ultimo ha definito l’ergastolo ostativo “un’eresia costituzionale” mentre Meloni con questo decreto lo vuole salvare e dare un segnale di “discontinuità”. Anche le Camere penali sono sul piede di guerra: hanno convocato oggi una riunione straordinaria.

Inoltre, nella stessa norma, il governo Meloni rinvierà l’entrata in vigore della legge Cartabia dal 1° novembre al 1° gennaio 2023 per questioni tecniche. Così il governo Meloni ha deciso di mettere un tampone alle due emergenze. La prima riguarda proprio l’ergastolo ostativo. Il decreto ricalcherà esattamente la legge approvata a marzo alla Camera e ferma al Senato: un testo votato da quasi tutta la maggioranza Draghi con l’astensione di FdI, che è stata considerata da tutti i partiti “un punto di equilibrio”.

Ad aprile 2021 la Consulta aveva dichiarato incostituzionale l’ergastolo ostativo perché riteneva in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione l’automatismo tra collaborazione con la giustizia e i benefici. Quello approvato nel marzo 2022 dalla Camera è un testo di compromesso che aveva unificato quelli di Pd, M5S, Lega e FdI. La nuova legge interviene sull’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e prevede che la mancata collaborazione coi magistrati non sia più elemento “ostativo” per chiedere i benefici, ma il detenuto, anche se non “pentito”, dovrà dimostrare di aver rotto completamente i legami con i clan mafiosi e di aver risarcito il danno nei confronti delle vittime. Una legge che porta con sé elementi problematici: in primis, il potere enorme e discrezionale del Tribunale di Sorveglianza che dovrà decidere se concedere i benefici al detenuto (con una grossa responsabilità che graverà sui giudici) e su cui restano dubbi sulla mancata uniformità di criterio da Nord a Sud. In secondo luogo, i tempi stretti (60 giorni) con cui i giudici di Sorveglianza dovranno “mappare” i beni dei boss per capire se in grado di risarcire le vittime e ottenere i benefici. M5S e FdI avevano inserito i paletti più severi che non erano piaciuti al mondo garantista. Italia Viva si era astenuta, mentre Lega e FI avevano votato a favore.

Ora quella norma sarà trasformata in un decreto. A volerlo fortemente è stata Meloni, che ha fatto asse con il responsabile Giustizia di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro. Quest’ultimo aveva presentato un testo di legge ancora più stringente, ma alla fine ha accettato il compromesso raggiunto con l’idea di poter modificare il testo in senso ancora più duro in fase di conversione. Posizione in contrasto con quella di Nordio: il ministro della Giustizia, nell’ultimo libro di Claudio Cerasa, ha definito l’ergastolo ostativo “un’eresia contraria alla Costituzione” e poi ha annunciato che il carcere è la sua “priorità” e che la certezza della pena “non significa solo carcere”. Il contrasto col proprio ministro della Giustizia è evidente anche se da FdI specificano che la norma è stata “condivisa” con Nordio. La sua vice capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi, era in Parlamento nella scorsa legislatura e si era espressa contrariamente alla norma. Il Guardasigilli ieri non ha risposto al Fatto ma, spiegano fonti di governo, non potrà che dire sì al decreto. Stessa cosa faranno sia Lega che FI: Matteo Salvini ha esultato (“da lunedì si cambia sulla giustizia”), mentre FI voterà sì anche se con qualche dubbio. “Va bene se serve come soluzione temporanea – spiega l’ex capogruppo in commissione Giustizia azzurro Pierantonio Zanettin – poi faremo modifiche in senso più garantista”. Lo scontro in maggioranza è solo rinviato. Il dl rinvia di due mesi l’entrata in vigore della Cartabia: mancano i sistemi informatici e un’interpretazione condivisa. Tant’è che, come ha scritto Il Fatto, le 26 Procure generali hanno inviato a Nordio una lettera per chiedere chiarimenti sull’applicazione della norma. Così il Guardasigilli ha deciso di rinviare tutto di due mesi.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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