Legge ‘Cartabia’, tanti ‘buchi’, ogni procura deciderà da sé: Repubblica delle Banane?
Dal neo ministro Nordio ancora nessuna indicazione su come applicarla in modo omogeneo.
A Bologna, per esempio, il procuratore Giuseppe Amato lo scorso 19 ottobre ha emanato una circolare per indicare che le nuove disposizioni si applicheranno solo ai “fascicoli iscritti dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo”.
In caso contrario, la conseguenza sarebbe quella di “paralizzare gli uffici requirenti di primo e secondo grado”, determinando un “caos organizzativo”. Non tutti i procuratori però condividono questa impostazione.
Di certo una risposta dovrà fornirla il ministero della Giustizia, ora guidato da Carlo Nordio. Non ha ancora risposto alla lettera inviata il 25 ottobre scorso, firmata dai procuratori generali di tutte le Corti d’appello d’Italia.
Che cosa chiedono? Di “mettere a fuoco possibili interventi normativi per il coordinamento tra il vecchio e il nuovo sistema”; “l’eliminazione di alcune sfasature riscontrate nel testo del decreto legislativo”; ma soprattutto di “valutare l’esigenza di una disciplina transitoria per alcuni aspetti relativi alla tempistica”.
“Stiamo lavorando con grande attenzione”, è l’unica risposta di Nordio alle domande del Fatto. Secondo alcuni, in Via Arenula si starebbe anche riflettendo sulla possibilità di rinviare alcune disposizioni della Cartabia. Ma ancora non ci sono posizioni ufficiali da parte del ministero.
Di certo il tempo è poco e il rischio è che la riforma entri in vigore in un sistema che non ha gli strumenti per applicarla, a cominciare dai sistemi informatici necessari per i nuovi adempimenti previsti (deposito atti, notifiche di avvisi e così via) che non potranno certo essere approntati in quattro giorni.
“C’è una varietà di situazioni complesse che saranno difficilmente gestibili perlomeno in tempi brevissimi – spiega al Fatto Antonio Mura, procuratore generale di Roma, tra i firmatari della lettera a Nordio –.
Vi è il bisogno di un tempo di messa in opera di questa macchina organizzativa che consentirebbe di attuare meglio tutto”. Gerardo Dominijanni, procuratore generale di Reggio Calabria, spiega che, con particolare riferimento alle norme sulle indagini, “più che di un differimento, c’è bisogno di una norma transitoria che chiarisca a quali procedimenti si applicano le nuove disposizioni.
In questo momento ci sono grossi problemi di incertezza, anche perché la mancanza di un’interpretazione unanime creerà contenziosi e possibili nullità di provvedimenti e/o inutilizzabilità delle attività di indagine”.
Con il nuovo scadenzario previsto dalla riforma e la mancanza di strumenti idonei, molti atti infatti potrebbero essere annullati.
“Non stiamo chiedendo un rinvio dell’applicazione delle nuove norme – è invece il pensiero di Francesca Nanni, procuratrice generale di Milano –, ma di fare chiarezza in merito alla sorte di procedimenti pendenti, anche molto delicati, e di aiutare gli uffici requirenti finora esclusi dall’assegnazione delle risorse, ad attuare la riforma”.
Le prossime ore, per la giustizia, sono un’incognita.
(Di Gianni Barbacetto e Valeria Pacelli – Fonti: Fatto Quotidiano – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)