Ci sono anche gli appalti in vista dei Giochi olimpici invernali di Milano e Cortina del 2026 nel mirino delle mafie. È quanto emerge dalla relazione del 2° semestre 2021 che la Direzione investigativa antimafia ha depositato in Parlamento e che è stata resa nota ieri. Secondo la Dia, infatti, il Veneto “potrebbe rappresentare terreno fertile per la criminalità mafiosa e affaristica” attraverso “attività di riciclaggio e reimpiego di capitali illecitamente accumulati”. La relazione è molto dettagliata e non risparmia alcun ambito della vita amministrativa italiana. A iniziare dalla gestione dei fondi del Pnrr, in particolare in Sicilia dove, secondo la Dia, “trovano terreno fertile le consorterie criminali che potrebbero infiltrare le risorse della Regione anche in considerazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati all’Isola”. A quanto risulta al Viminale, tra l’altro, negli affari criminali della Sicilia avrebbe ancora un’importante voce in capitolo Matteo Messina Denaro, il superlatitante ricercato ormai dal 1993 che resterebbe la “figura di riferimento per tutte le questioni di maggiore interesse”.Gli investigatori hanno poi osservato anche diversi cambi di strategia tra i principali gruppi criminali. La Camorra, ad esempio, che al racket e al traffico di droga ormai affianca la capacità di generare ingenti profitti anche tramite attività criminali a “basso rischio giudiziario”, dai tradizionali dei “magliari” del contrabbando al gaming illegale, fino alle truffe telematiche e al controllo degli appalti, passando per le aste giudiziarie, il ciclo dei rifiuti ed edilizia pubblica e privata fino alla nuova frontiera delle grandi frodi fiscali. Dalla Campania alla Puglia, dove esisterebbe un patto di ferro tra la criminalità autoctona e le consorterie albanesi. Rapporti in cui, per la Dia, “appare consolidato il ruolo di punta assunto da queste ultime che tendono ad utilizzare i canali gestiti dalle cosche pugliesi per il trasporto delle sostanze stupefacenti anche oltre Regione verso il mercato internazionale”. In Puglia, secondo gli investigatori, i più “cattivi” restano i clan foggiani, che fanno affari con le mafie nigeriane. E poi c’è il nord, anche estremo. Come la Valle D’Aosta, dove la locale di ’ndrangheta è collegata direttamente con la casa madre. Oppure la Toscana, dove dopo la pandemia “le difficoltà vissute dalle imprese, spegiamente nei settori del turismo e della ristorazione, hanno lasciato spazio di manovra alle organizzazioni criminali”.FONTE:
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