Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 18 settembre
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Un collage di palazzoni. E una mano che cala dall’alto a inserire una scheda elettorale in un’urna invisibile nascosta proprio lì in mezzo. “Voto di periferia” è il titolo della copertina di Alessio Melandri per il nuovo numero de L’Espresso. Che fa il punto sulla distanza tra i temi della campagna elettorale e la sofferenza sociale che dilaga da Nord a Sud.
Del disincanto delle periferie scrive Gianfrancesco Turano, partendo da Quarto Oggiaro, nell’hinterland milanese, mentre Gaja Lombardi Cenciarelli racconta i ragazzi della Roma più vicina al Grande Raccordo Anulare. E Chiara Sgreccia intervista uno degli studenti che stanno facendo una staffetta di sciopero della fame per il clima.
Lirio Abbate dedica il suo editoriale al dibattito dei candidati centrato su Putin e non sulle periferie, Massimo Cacciari punta il dito contro i moderati che evitano ogni decisione mentre Michela Murgia propone a Giorgia Meloni un nuovo ruolo: quello di “genitore 3”.
La campagna elettorale corre verso il gran finale: tra candidati spostati per tutt’Italia in cerca di improbabili seggi sicuri (ne scrive Antonio Fraschilla), Letta che sogna di sconfiggere Meloni&Co. a sole spese di 5S e centristi (di Gabriele Bartoloni) e il voto degli italiani all’estero appeso ai certificati di cittadinanza (di Federico Nastasi). Loredana Lipperini critica il programma del Pd che parla troppo della destra mentre Emma Bonino spiega a Federica Bianchi su cosa si impegnerà una volta eletta in Senato dal Pd, senza l’ex alleato Calenda. E Pietro Grasso ammonisce: la mafia sa benissimo per chi votare e, accantonata per il momento la violenza, mira al controllo dei centri del potere.
Intanto dalla Russia arrivano nuovi sospetti di finanziamenti ai partiti italiani: Paolo Biondani ricostruisce la rete di contatti della Lega mentre Vittorio Malagutti e Carlo Tecce si soffermano sull’attrazione fatale per Mosca che macchia l’immagine di diversi politici di destra, a partire da Tremonti.
In Calabria il diritto alla salute finisce nel dimenticatoio, e a farne la spese sono per prime le donne (di Marco Grieco) ma Ivan Cavicchi, filosofo della scienza, lancia l’allarme perché l’intera sanità italiana è in pericolo. E Gloria Riva fa un punto sconsolato dei concorsi universitari, che tra corruzione e omertà arrivano a interessare anche l’antimafia. L’industria intanto affronta la sua crisi peggiore (ne scrive Vittorio Occorsio) ma, assicura dalla Germania Andrea Jung, nella ricerca di una politica energetica comune l’Italia potrà contare sull’appoggio dei tedeschi.
L’Espresso va in Ungheria per vedere come si vive in un paese in cui la destra ha una maggioranza così schiacciante da poter cambiare la Costituzione a piacimento (di Sabato Angieri). Alice Pistolesi spiega perché nel Paesi Baltici cancellare i legami con la Russia non è affatto facile. Elena Basso racconta le nuove mosse dei cileni democratici dopo la bocciatura della nuova Costituzione. E Ivan Canu saluta la Regina Elisabetta con un arcobaleno di ritratti.
E L’Espresso chiude con un ritratto dei giovani sempre meno interessati al sesso (ne scrive Simone Alliva) e con un viaggio di Giuseppe Fantasia nel mondo dell’arte di Ólafur Elíasson. Francesca Sironi raccoglie un dialogo tra Veronica Raimo e il musicista Tutti Fenomeni, Sabina Minardi tesse un elogio del dilettantismo (con un focus di Maurizio Di Fazio su un protagonista minore del Bauhaus). Isabelle Huppert presenta a Claudia Catalli la sua Antigone sindacalista, Fabio Ferzetti firma un ricordo di Godard, il più geniale dei registi ma anche il più solo.
C’è ancora spazio per tre storie di volontariato e resilienza: perché in Liguria un prete colombiano è riuscito a coinvolgere la sua parrocchia in iniziative per salvare i bambini del suo Paese natale dal fascino dei narcotrafficanti (di Luana De Francisco) e a Catania la Croce Rossa ha sconfitto la burocrazia per dare un nome ai migranti morti in mare (di Linda Caglioni). E il Salento, scrive Angiola Codacci-Pisanelli, stanco di piangere gli alberi uccisi dalla xylella, punta su tecnologie d’avanguardia e varierà di piante create ad hoc per dare nuova vita agli olivi.