Possibile presenza batterio killer nel formaggio maccagno. Richiamo collegato al formaggio contaminato da E.coli
Il Ministero della Salute con una nota apparsa sul sito internet dedicato alle allerte alimentari da parte dei produttori, ha segnalato il ritiro di alcune forme di formaggio “Maccagno” prodotto nell’azienda agricola “Antoniotti Michela” (DIA n° 317 18/06/2013) con sede a Veglio a Casale Montuccia. Il lotto interessato dal ritiro è distribuito in forme cilindriche di circa 4 chili e appartiene al lotto 2/7. Il richiamo precauzionale è dovuto alla possibile presenza di germi patogeni, nello specifico Escherichia Coli Stec. Si raccomanda a chi fosse in possesso di confezioni acquistate dopo la seconda settimana di luglio 2022 deve sospenderne il consumo e restituirli al punto vendita. Ricordiamo che l’Escherichia coli (E. coli) è un germe appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae, famiglia che include un numero ampio di specie batteriche (es. Salmonella, Klebsiella, Yersinia ecc.), il cui habitat naturale è rappresentato dall’intestino dell’uomo e di altri animali. Alcuni ceppi di E. coli, definiti “produttori di Shiga-Tossina” o “verocitotossici” (STEC o VTEC), sono agenti zoonosici in grado di produrre tossine pericolose per la salute umana, inducendo una grave forma di diarrea emorragica. Inoltre, una possibile complicazione (5-10% dei casi) a seguito di una infezione da STEC, frequente soprattutto nei bambini, è la sindrome emolitica-uremica (SEU), malattia che si caratterizza per una grave insufficienza renale acuta (spesso è necessario ricorrere alla dialisi), oltre che da anemia e piastrinopenia (ridotto numero di piastrine) e che in alcuni casi (circa il 20%)si rivela fatale. Gli STEC possono appartenere a differenti sierotipi (ne esistono più di un centinaio), ma la gran parte dei casi di infezione riportati nell’uomo risultano causati da E. coli appartenenti a 5 sierotipi (O157, O26, O111, O103 e O145). I bovini rappresentano il più importante serbatoio naturale di STEC, frequentemente presenti anche in altri ruminanti domestici e selvatici (pecore, capre, cervi, caprioli, ecc), spesso senza causare alcun sintomo di malattia evidente. Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”.
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