Elezioni politiche: quando il sammaritano Malatesta era presente in ogni dove: pro memoria elettorale per giovani
A futura memoria (per il 25 settembre 2022?), si rievoca l’agosto di cento anni fa.
Cadeva l’estate del 1922. Sul giornale Umanità Nova, l’11 agosto, gli anarchici scrissero: “Non fu il fascismo a vincere, fu lo Stato. Se carabinieri e guardie regie non si fossero uniti in fronte unico coi briganti in camicia nera, il fascismo sarebbe stato travolto”.
Più che un articolo, si trattò di un epitaffio. Il fallimento dello sciopero generale del primo agosto aveva infranto le estreme speranze di resistenza.
Solo la mattina del 1° agosto la stampa doveva esserne informata. Il primo agosto era lunedì.
Alla domenica 31 luglio il Lavoro di Genova spiattellò tutto. Annunziare la domenica, giorno di riposo, uno sciopero che doveva scoppiare inaspettatamente il lunedì, era sfasciare ogni cosa.
Con la rapidità tattica di cui disponevano i fascisti, quelle ventiquattro ore di preavviso erano tanto preziose per gli altri quanto funeste per noi”.
Nonostante tutto, narra Borghi, “vi furono centri che si batterono eroicamente. Parma si difese al di sopra di ogni previsione.
Vi furono lotte accanitissime a Torino, Sestri Ponente, Pavia, Padova, Milano. Ancona fu assalita dalla terra e dal mare: per portare al colmo la confusione e lo spavento i fascisti erano stati muniti dalle autorità militari non solo con bombe vere, ma anche con bombe a salve, e ne gettarono tante centinaia quante avrebbero raso al suolo tutta la città, dando veramente la impressione della fine del mondo”.
A Roma “il quartiere di Porta Trionfale, uno dei più rossi, fu sossopra per la voce corsa che una invasione delle bande fasciste era imminente. Vi fu una vera e propria mobilitazione della popolazione, che vegliò per due notti, armata con quanto si trovava a portata di mano”.
La poetessa libertaria Virgilia D’Andrea, prosegue Borghi, “era in quei giorni appunto in quel quartiere dove Malatesta abitava.
Seppi poi da lei che Errico era rimasto coi popolani tutti quei giorni, prendendosi poche ore di sonno. Virgilia stette a fianco del vecchio.
Era donna capace di attingere dalla sua fragile natura un’enorme forza di resistenza, tanta era la suggestione che esercitava su lei l’idea di lottare e di sacrificarsi. I fascisti non si fecero vedere”.
Per quanto “il terreno fosse minato da quasi due anni di terrore, energie morali ne restavano ancora. E se fossero state utilizzate al momento opportuno, e con la determinazione necessaria, forse la scienza del poi racconterebbe una storia ben diversa.
Comunque, gli episodi locali non cambiarono e non potevano cambiare la situazione generale. Fummo battuti su tutta la linea. Ogni ultima riserva di energia nei partiti di sinistra si esaurì”.
I fascisti, conclude Armando Borghi, “non dovevano solamente agire; dovevano soprattutto raggiungere due fini: attribuirsi il merito di aver domato lo sciopero, ed esautorare il governo che non aveva saputo domarlo. Raggiunsero l’uno e l’altro risultato”.
(Di Massimo Novelli – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)