Elezioni Politiche. 5 Stelle, Conte prova a ‘blindare’ 18 candidati esterni, di sua fiducia: beffa per il ‘terzo mandato’?
Il listino di Conte: 18 capilista per i big e la società civile.
LE REGOLE DELLE ‘PARLAMENTARIE’
Martedì gli iscritti voteranno sul web anche un elenco di fedelissimi a cui l’avvocato potrà assicurare i posti migliori sulla scheda.
Oltre a votare i candidati per la Camera e per il Senato, quindi, gli iscritti voteranno anche un listino con personalità anche esterne al Movimento, figure che – con l’ok della base – Conte potrà inserire come capilista anche in più circoscrizioni. “Il numero di componenti di tale elenco non supererà il numero massimo di 12 per la Camera di 6 per il Senato”.
È il modo con cui Conte, che sulle spalle ha già la mannaia dei due mandati su cui Grillo non aveva accettato deroghe, ottiene almeno un salvacondotto per alcuni nomi noti esterni al Movimento e per qualche fedelissimo, altrimenti a rischio di rimanere fuori (tipo Casalino?!).
D’altra parte i calcoli sono presto fatti: i posti in Parlamento saranno pochi e, restando valido con poche eccezioni il principio della territorialità (ognuno si candida nel collegio di residenza o in quello dove ha “il centro dei propri interessi”), la certezza di entrare la avranno quasi soltanto i capilista. Motivo per cui Conte non vuole rischiare e potrà così garantire l’elezione a una ventina di persone scelte da lui. Tra i 5S, potrebbero beneficiarne il ministro Stefano Patuanelli, l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino e i 4 “vice” del capo (Paola Taverna, dopo due mandati, non è ricandidabile): Riccardo Ricciardi, Alessandra Todde, Michele Gubitosa e Mario Turco. Al netto dell’intervento di Conte e della parità di genere da rispettare per legge, le liste saranno per il resto formate dagli auto-candidati più votati durante le parlamentarie.
Passa la linea di Conte dunque, sia sui capilista che sulle pluricandidature, il cui divieto era stato un totem nelle precedenti elezioni. Questa volta il M5S potrà proporre gli stessi candidati in più circoscrizioni, in modo da aumentare le probabilità di elezione. Una strada che seguirà in primis lo stesso Conte, anche se non è ancora chiaro se correrà alla Camera o al Senato: “Ci devo mettere la faccia per primo, mi troverete in più circoscrizioni”, aveva detto l’avvocato nei giorni scorsi. Qualche testata ha ipotizzato persino una sfida con il grande ex Luigi Di Maio nel collegio di Pomigliano d’Arco, terra del ministro degli Esteri. Lo staff di Conte però riferisce che lo scenario “non è verosimile”, invitando quindi a pensare a altri lidi per le pluricandidature dell’ex premier.
E i candidati dei collegi uninominali? Qui Conte si tiene mani libere: “Il presidente individuerà, anche tra gli iscritti che hanno presentato la propria auto-candidatura, i candidati da inserire nei singoli collegi tenendo conto, in via prioritaria, del criterio della residenza o del domicilio personale o professionale e/o del centro principale dei propri interessi”. Ancora: “I candidati potranno essere individuati anche tra coloro che sono già inseriti nelle liste dei collegi plurinominali”.
Una chance ulteriore per i big, ma soprattutto un modo per coinvolgere il loro volto e il loro nome nella campagna elettorale in più circoscrizioni possibili. Dettagli a cui Conte deve pensare, anche perché il voto online della base questa volta avrebbe nascosto molte più insidie che in passato, coi timori diffusi, dentro al Movimento, che molti iscritti ancora legati a illustri fuoriusciti – vedi Di Maio o Dino Giarrusso – potessero condizionare il risultato. “Però guardate questo, guardate che rosso cuore – si distende l’avvocato nel pomeriggio, indicando il simbolo del Movimento che ha appena depositato all’ufficio elettorale del Viminale – In più il coraggio ce lo mettiamo noi”. Prima, però, parola agli attivisti.