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Attenti all’afa: nei mesi estivi vigilare sulla salute dei bambine con le ‘dritte’ dello specialista

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Raccomanda di vigilare sulla salute dei bimbi nei mesi estivi

Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria all’ASL Napoli 3 Sud, Consigliere nazionale Società italiana medicina dell’Adolescenza, 

In estate, le malattie purtroppo non vanno in vacanza. Anzi, il caldo e gli sbalzi termici tra gli ambienti con aria condizionata e l’esterno, l’aumento dell’esposizione sociale, il contatto con l’acqua del mare o delle piscine, il sole, la vita all’aperto, i viaggi, i cambiamenti di alimentazione, favoriscono l’emergere di nuovi rischi per la salute. Vediamo i principali problemi che possono insorgere in ordine alfabetico.

AEREO

Viaggiare in aereo è sconsigliato in caso di malattie infettive acute, interventi chirurgici recenti, malattie respiratorie croniche. Per i neonati al di sotto dei 7 giorni di solito è richiesto un certificato medico che attesti l’idoneità a viaggiare. Il bambino piccolo può stare in braccio ai genitori o in appositi dispositivi come il baby cot, una culla per lattanti fino al peso di 10 Kg circa, e l’infant seat, un seggiolino regolabile che si fissa al sedile, adatto per bambini fino a 2 anni, o nel seggiolino auto. Al momento del decollo e dell’atterraggio, causa la repentina variazione di quota, le trombe di Eustachio (i condotti che collegano la faringe con l’orecchio medio) automaticamente si chiudono, in modo da mantenere costante la pressione all’interno dell’orecchio: ciò causa disagio o dolore al bambino. Per farle riaprire, ai lattanti si propone di succhiare il biberon, ai bambini più grandi si fa soffiare il naso o masticare caramelle, biscotti, crackers o chupa chups, agli adolescenti come agli adulti si consiglia di deglutire o sbadigliare o eseguire la manovra di Valsalva (espirazione forzata a naso e bocca chiusa).

ARIA

È utile rinfrescare gli ambienti con aria condizionata, ma evitando l’effetto “polare”, cioè mantenendo la temperatura a non oltre 3 gradi in meno rispetto alla temperatura esterna, ed evitando brusche escursioni termiche tra gli ambienti. La temperatura ideale in ambienti chiusi per il benessere fisiologico è di 24-26°C e comunque non inferiore a 23 gradi, sempre con la funzione di deumidificazione. Mantenere chiuse le finestre durante il funzionamento dei climatizzatori. Se si usano invece ventilatori meccanici, non indirizzarli direttamente sulle persone.

AUTO

In auto è importante garantire la sicurezza: i lattanti devono viaggiare negli appositi seggiolini omologati di dimensioni adeguate al peso, rivolti in direzione opposta al senso di marcia, i più grandi devono viaggiare sui sedili posteriori e allacciare le cinture di sicurezza. Attenzione al troppo caldo in auto, esempio quando si lascia l’auto al sole si può creare l’effetto “serra”, per cui appena si entra nella vettura aprire gli sportelli per ventilare abbondantemente e controllare che i seggiolini non siano surriscaldati prima di sistemare i bambini. Se l’automobile è dotata di un impianto di climatizzazione, regolare la temperatura in modo che ci sia una differenza non superiore ai 5°C tra l’interno e l’esterno dell’abitacolo ed evitare di orientare le bocchette del climatizzatore direttamente sui passeggeri.

BAGNI

Aspettare di aver digerito prima di tuffarsi a mare o in piscina; prevedere un ingresso lento e graduale in acqua, soprattutto se il bimbo è molto accaldato e l’acqua è molto fredda; uscire subito dall’acqua se si sente freddo; non far allontanare i bambini dalla riva, specie se il mare è mosso; non lasciare mai i bambini soli in acqua anche se sanno nuotare; ricordarsi che nell’acqua i raggi solari raggiungono ugualmente la pelle.

BERE

L’elemento principale della dieta in estate è l’acqua. L’acqua disseta di più se si aggiunge succo di limone o menta fresca. E’ bene che i bambini prendano l’abitudine di bere prima di avvertire lo stimolo della sete e aumentino l’apporto idrico in caso di esercizio fisico. No alle bevande zuccherate e gassate che possono disidratare ulteriormente aumentando la glicemia e dunque la diuresi. Evitare i cibi e le bevande gelate per il rischio di congestione, anche il gelato andrebbe stemperato in bocca prima di deglutire per evitare uno shock termico. No agli alcolici col caldo, soprattutto quando ci si espone al sole (possono indurre sincope e collasso da vasodilatazione).

CIBI

Per il cibo, è consigliabile mangiare poco e spesso, masticando bene ed evitando le “abbuffate” e i pasti ricchi di grassi che rendono la digestione impegnativa e quindi richiamano più sangue all’interno dell’apparato digerente privandone gli altri distretti. Un panino può rappresentare un ottimo pasto al mare: pane fresco, verdura (pomodori, insalata, verdure grigliate), proteine come prosciutto, mozzarella, tonno, uovo sodo. Un ottimo piatto al mare può essere l’insalata di riso. Il riso è a base di amido, un carboidrato molto digeribile. Usare il riso parboiled che non scuoce e mantiene i chicchi ben separati. Addizionata a tonno o prosciutto o formaggio, è un valido piatto unico. Ottimi come spuntino in spiaggia sono cetrioli, finocchi, pomodori, ricchi di acqua, minerali e vitamine con pochissime calorie. Le frittate, sebbene pratiche, sono sconsigliate perché richiedono una lunga digestione. La dieta estiva deve essere ricca di frutta e verdura, che rimpiazzano liquidi e sali minerali persi con la sudorazione oltre ad essere preziose fonti di zuccheri (prontamente disponibili a scopo energetico), vitamine, fibra, fitonutrienti ad attività anti-ossidante, tra cui il beta carotene che stimola la formazione di melanina proteggendo la pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari. Assieme ai cereali e a un’adeguata assunzione di acqua, la frutta e la verdura costituiscono la base della piramide alimentare. La frutta va consumata preferibilmente fresca, scegliendo quella di stagione, a km 0 e proveniente da coltivazione biologica, dato che lunghi tempi di trasporto e di conservazione determinano importanti perdite vitaminiche. Opportuno consumarla, se ben lavata, con la buccia che fornisce fibra, e preferibilmente assumerla a pezzi o morsi, non frullata o passata, per aumentare il senso di sazietà. Anche se i bimbi dovessero non gradire frutta e verdure, conviene riproporgliele spesso: è stato studiato che possono necessari anche 12 assaggi affinché un bambino inizi ad apprezzare un nuovo alimento.

CINETOSI

Alcuni bambini soffrono di “chinetosi” (o cinetosi), disturbo caratterizzato da nausea, vomito, vertigini, malessere, pallore, sudorazione fredda, aumento della salivazione, quando sono sui mezzi di trasporto. E’ dovuto agli spostamenti ritmici o irregolari del corpo durante un moto (auto, aereo, nave), che causa iper-stimolazione dell’apparato vestibolare (organo dell’equilibrio) presente nell’orecchio interno. In genere, non interessa i neonati e si manifesta solo dopo il primo anno di vita; l’età più suscettibile è tra i 3 e i 12 anni. Per prevenire il disturbo: far viaggiare il bambino vicino al finestrino; mantenere una buona areazione; fare, se possibile, delle soste; non fargli guardare tablet e smartphone; farlo distrarre con storie o canzoni o osservando strada e paesaggio; tenerlo in posizione dritta; avere una guida tranquilla, senza brusche accelerate o frenate; evitare odori forti, come deodoranti per auto; non far bere bibite gassate e latte ed evitare pasti abbondanti (anche se non va tenuto lo stomaco completamente vuoto). Ai primi accenni di sintomi, può aiutare sgranocchiare un cibo asciutto come dei crackers.

COLPO DI CALORE

Il colpo di calore interviene se il corpo non riesce a mantenere la sua omeostasi smaltendo l’eccesso di caldo assorbito dall’esterno. I segnali del colpo di calore sono spossatezza, vertigine, malessere, senso di mancamento, nausea, vomito, cefalea, irritabilità, confusione, febbre, respirazione frequente, crampi muscolari e, nei casi più gravi, perdita di coscienza, collasso cardio-circolatorio, delirio o convulsioni. Per prevenire il colpo di calore occorre: restare in casa nelle ore più calde della giornata; indossare abiti leggeri, con tessuti che facilitano la traspirazione; utilizzare un ventilatore o l’aria condizionata con la funzione di deumidificazione; bere molto, ma non bevande troppo fredde; rinfrescarsi frequentemente con bagno o doccia; non sostare in aree surriscaldate; non effettuare attività fisica nelle ore calde. In caso di colpo di calore: sdraiare il bambino a terra con le gambe sollevate; portarlo in un ambiente ombreggiato e fresco, meglio se provvisto di condizionatore o ventilatore; spruzzarlo con acqua sul corpo o applicare sulla cute un asciugamano bagnato; se cosciente, fargli bere acqua, non fredda.

DURATA DELLA VACANZA

Una vacanza troppo breve può essere stressante in quanto, soprattutto nei bambini piccoli, l’adattamento ai cambiamenti di ambiente, ritmi, clima, alimentazione richiede uno sforzo iniziale fisico e psichico, per cui, in caso di soggiorni brevi, i benefici possono iniziare proprio quando la vacanza finisce. Viceversa, una vacanza troppo lunga può diventare noiosa se ripetitiva e stancante: i bambini hanno sempre bisogno di nutrire la loro naturale curiosità con emozioni e scoperte nuove.

FARMACI

Vanno portati in vacanza: un antipiretico-analgesico come il paracetamolo o l’ibuprofene, in formulazione per via orale; sali reidratanti in caso di vomito e/o diarrea; cortisone e antistaminico per eventuali reazioni allergiche; crema cortisonica per morsi di insetto, reazioni allergiche cutanee, eritemi solari o da caldo, ustioni; soluzione fisiologica, utile sia per lavaggi nasali sia per detergere una ferita; antisettico per uso topico per disinfettare le ferite. Se il bambino è affetto da una patologia cronica, accertarsi che i farmaci che utilizza abitualmente siano sufficienti per tutto il periodo di vacanza. Non farsi mai mancare: cerotti e garze; un termometro elettronico; una buona crema reidratante; filtri solari. In caso di viaggio aereo, tenere i farmaci di cui si potrebbe avere bisogno nel bagaglio a mano, ma attenzione a non avere flaconi di contenuto superiore a 100 ml che non vengono consentiti a bordo.

FUSO ORARIO

Per quanto riguarda le variazioni di fuso orario, possono provocare alterazioni del sonno nei primi 2-3 giorni di vacanza, dopodiché il bambino si adatta senza problemi. Solo se si superano almeno 4 fusi orari, il disagio può prolungarsi o diventare più importante. Può essere utile la melatonina.

INFEZIONI CUTANEE

Impetigine o piodermite: è un’infezione batterica che diffonde nella cute attraverso una ferita, un graffio o una puntura d’insetto. Esistono due forme, “non bollosa”, causata da Staphylococcus aureus o Streptococcus pyogenes, e “bollosa”, causata dallo Staphylococcus aureus. Si cura con antibiotici locali e orali se le lesioni sono multiple.

Micosi: possono localizzarsi al cuoio capelluto (tinea capitis), con chiazze di alopecia squamose e pruriginose, o sul corpo (tinea corporis), con tipiche chiazze eritematose e desquamanti “ad anello”. Si cura con antimicotici in pomata, talvolta sono necessari anche per via orale.

Verruche cutanee (da Papillomavirus): in molti casi scompaiono spontaneamente entro 2 anni, ma nel frattempo possono diffondersi per auto-inoculazione ad altre sedi del corpo. Si combattono con l’applicazione di prodotti a base di acido salicilico.

Herpes labiale: è causato dal virus Herpes simplex (solitamente di tipo 1, molto raramente 2, causa di herpes genitale): si manifesta inizialmente con pizzicore, prurito, bruciore, tensione e gonfiore al labbro, o più raramente alla cute del viso, cui seguono in poche ore o in un giorno vescichette pruriginose, ripiene di liquido giallognolo, che evolvono in una crosta sanguinante, che guarisce in una settimana circa senza mai lasciare esiti cicatriziali. Un intervento precoce con pomata antivirale può ridurre la durata. Altamente contagioso per contatto diretto con la saliva, nei bambini questo virus alla prima infezione può manifestarsi con la dolorosa gengivo-stomatite erpetica, che sovente richiede l’impiego dell’anti-virale per via orale. Una volta penetrato nell’organismo, l’herpes simplex, come gli altri virus appartenenti a questa famiglia, si indova nei nuclei dei gangli nervosi, dove tende a rimanere latente per tutta la vita, dando luogo a recidive ricorrenti. Tra i fattori scatenanti la riattivazione, l’esposizione prolungata e non protetta ai raggi solari, come pure a febbre e malattie infettive, mestruazioni e gravidanza, errori alimentari, forte stanchezza, traumi locali.

MALATTIE GASTRO-INTESTINALI

La gastroenterite di origine infettiva, dovuta a virus come Rotavirus, Norovirus, Adenovirus, o a batteri come Escherichia coli, Salmonella, Shigella e Campylobacter, è comune in estate e può causare disidratazione. Staphyloccus aureus è un batterio responsabile di intossicazioni alimentari che si manifestano entro 24-48 ore dall’assunzione dell’alimento contaminato, con diarrea, vomito, dolori addominali, febbre. La cosiddetta diarrea del viaggiatore colpisce il 20-50% di tutti i viaggiatori e può essere causata da vari germi, soprattutto Escherichia coli enterotossico. I soggetti a più alto rischio sono i bambini e la causa più comune è l’assunzione di verdura, frutta, legumi crudi, uova crude o poco cotte, pesci crudi, alcune salse fatte in casa (come la maionese) e i budini o i gelati di produzione artigianale fatti con latte non pastorizzato. Le regole di prevenzione delle infezioni intestinali: lavare accuratamente le mani con acqua e sapone, evitare verdure crude e frutta non sbucciata, evitare insaccati, carni crude o poco cotte, uova crude, molluschi e pesci crudi, non usare latte se non bollito e formaggi freschi, evitare acqua di rubinetto, anche per la preparazione del ghiaccio, non condividere tovaglioli, bicchieri, posate e stoviglie. In caso di diarrea per evitare la disidratazione assumere soluzioni reidratanti contenenti sali e glucosio.

Tra le malattie gastrointestinali prevalenti in estate, l’Epatite A.  Si trasmette per via oro-fecale ed è endemica nei Paesi a basso sviluppo socio-economico. Frequentemente si acquisisce da frutti di mare non adeguatamente cotti. Se ci si reca in viaggio in Paesi in cui è endemica, indicata la vaccinazione.

Il pesce crudo può contenere Anisakis, un verme (nematode) ubiquitario in tutti i mari del mondo, le cui larve si localizzano prevalentemente nella cavità viscerale (e talvolta anche nella muscolatura adiacente) di pesci e molluschi. Le specie maggiormente infestate sono alice, sardina, nasello, sgombro, pesce sciabola, sugherello, totano. L’uomo è un ospite accidentale nel ciclo biologico di Anisakis.  È riportato un’alto rischio di questa parassitosi nei Paesi dove il pesce viene consumato crudo, soprattutto in Scandinavia (fegato di merluzzo), in Giappone (sushi e sashimi), nei Paesi Bassi (aringhe in salamoia) e nella costa del Pacifico del Sud America (insalata di mare nota come “ceviche”). I sintomi, acuti, sono dolori addominali, nausea e vomito, diarrea. L’anisakiasi può essere prevenuta mediante la cottura e/o il congelamento del pesce a temperature adeguate per un tempo sufficientemente lungo.

MONTAGNA

In montagna, attenzione a seguire la regola di non raggiungere alte quote (superiori ai 2.500 metri) troppo rapidamente, per evitare che l’improvvisa mancanza di ossigeno provochi, non avendo l’organismo il tempo di acclimatarsi, il “mal di montagna” acuto, caratterizzato da abbattimento, irritabilità, anoressia, nausea, vomito, minzione frequente, disturbi del sonno, mal di testa, spossatezza, vertigini, annebbiamento della vista, svenimento, tachicardia, affanno. Inoltre, l’altitudine potenzia l’effetto delle radiazioni solari, pertanto è necessario proteggere le parti della pelle esposte con un filtro solare elevato e utilizzare occhiali da sole. Infine, la temperatura più fredda causa vasocostrizione che può essere nociva per persone ipertese o cardiopatiche. Le calzature che si indossano devono essere leggere e flessibili, devono coprire le caviglie ed essere ben allacciate. Per evitare che i bambini si smarriscano durante le escursioni, si consiglia di dar loro un fischietto per segnalare la propria presenza.

MORSI DI ANIMALE

La maggior parte dei morsi di animale sono causati dai cani e in misura minore dai gatti. I morsi dei cani hanno un tipico aspetto lacerato e frastagliato, quelli di gatto sono punture profonde. Le lesioni sono molto dolorose, pungenti, in poco tempo diventano gonfie, arrossate, infiammate e sono a lenta guarigione. La conseguenza più comune sono infezioni locali da batteri presenti nella saliva dell’animale. Il pericolo più grave è la rabbia, che è trasmessa da animali selvatici: cani selvatici, pipistrelli, procioni, volpi, lupi, puzzole, furetti, scimmie; scoiattoli, criceti e altri roditori raramente trasmettono la rabbia. La rabbia è endemica in aree di Asia, Africa e America latina; in Italia l’ultimo caso risale al 1996. Il virus della rabbia penetrato con il morso risale lungo i nervi periferici e raggiunge il sistema nervoso centrale dove agisce distruggendo le cellule nervose. L’incubazione è variabile e può prolungarsi anche per mesi. Un altro rischio è il tetano: ma se il bambino è in regola con le vaccinazioni, è protetto per tutta l’età evolutiva; successivamente ogni 10 anni si dovrebbe ripetere il richiamo. I gatti, soprattutto piccoli e maschi, possono trasmettere la “malattia da graffio di gatto”, causata da Bartonella henselae: da 3 a 10 giorni dopo il morso o graffio, nel punto di inoculazione compare una lesione cutanea pustolosa, papulosa o vescicolosa, che può persistere per giorni o settimane, guarendo senza lasciare cicatrici, ma che può causare linfoadenite regionale entro 2 settimane, associata a febbre, malessere, cefalea e anoressia. La terapia si basa sull’impiego di macrolidi. Per prevenire i morsi di animali, sorvegliare un bambino quando è con loro, insegnargli a rispettarli, non disturbarli mentre dormono o mangiano, non infastidirli o picchiarli, non togliergli a forza oggetti che hanno preso, non spaventarli o costringerli, non toccarli se non li si conosce, non intervenire se stanno azzuffandosi. Il trattamento della lesione prevede accurata pulizia con acqua e sapone, rimozione dell’eventuale tessuto necrotico, disinfezione es. con acqua ossigenata, se serve sutura della ferita, copertura antibiotica, sorveglianza se possibile dell’animale per rilevare eventuali segni di rabbia. La profilassi anti-tetanica viene fatta passivamente con la somministrazione di immunoglobuline umane antitetaniche in caso di ferita infetta in soggetto non immune. La profilassi anti-rabbica post-esposizione va fatta in caso di morso da parte di animali selvatici.

In caso di morso di vipera, unico serpente velenoso presente in Italia (contiene tossine attive su sistema nervoso, coagulazione e rene), si avverte un dolore acuto e intenso nella zona dove infigge i denti, creando due forellini profondi alla distanza di mezzo-un centimetro. La pelle si arrossa e compaiono edemi, vescicole, ecchimosi e chiazze cianotiche che possono espandersi a tutto l’arto; sintomi generali contemplano secchezza della bocca e sete intensa, dolori addominali, vomito e diarrea, crampi muscolari, pallore, vertigini, mal di testa, senso di freddo, tachicardia, ipotensione e shock; successivamente gonfiore dei linfonodi regionali, emorragie, disturbi renali, compromissione neurologica (difficoltà a tenere gli occhi aperti, paralisi). E’ la vipera, quando morde, a decidere se inoculare il veleno, che rappresenta per lei una risorsa preziosa e difficile da rigenerare, per cui potrebbe dare un morso secco (1 caso su 5), in cui la ferita è priva dei due caratteristici forellini profondi prodotti dalle zanne velenifere. In caso di morso venefico, va fatto sdraiare il paziente, si cosparge abbondantemente la parte con acqua ossigenata o anche con acqua semplice per disperdere il veleno, si fascia l’arto con un bendaggio abbastanza stretto da rallentare la diffusione del veleno, eventualmente anche steccandolo, come si fa con l’immobilizzazione delle fratture, si rimuovono anelli, bracciali e orologi in quanto potrebbero tagliare la pelle se l’arto si gonfia. Non bisogna incidere, succhiare il punto di inoculo, applicare lacci (causano necrosi dei tessuti), ghiaccio, assumere farmaci o alcolici (causano vasodilatazione che favorisce la diffusione delle tossine). In caso di morso sulla testa o sul tronco, applicare un tampone rigido (garza o pezza) sopra la ferita mantenendolo compresso con un cerotto per ridurre e ritardare la diffusione del veleno nel sangue. Per prevenire, attenzione a non mettere le mani in alberi caduti, tronchi cavi, fessure rocciose o sotto pietre e sassi, usare pantaloni lunghi, calze, scarpe chiuse e robuste, controllare vestiti e lenzuola tenute all’aperto, non stendersi nell’erba. Se si avvista una vipera, restare fermi e battere a terra con un bastone, perché il serpente è sensibile alle vibrazioni del terreno.

OTITI

Le otiti affliggono spesso le persone d’estate. Possono essere esterne o medie. L’otite esterna è chiamata “otite da piscina” o “del nuotatore” perché l’infezione batterica acuta del condotto uditivo esterno è favorita da alte temperature ambientali, aumento di umidità e ristagno di acqua nelle orecchie, come avviene quando si va in piscina o al mare. L’otite media acuta rappresenta invece una delle patologie più diffuse tra i bambini; il punto di partenza è una infezione rinofaringea che attraverso la tuba di Eustachio raggiunge l’orecchio medio. La terapia si basa su antibiotici e anti-dolorifici.

PARASSITI

Molto diffuse nei mesi estivi le infestazioni da parassiti: ossiuri e pidocchi, che partendo dai bambini finiscono per coinvolgere l’intero nucleo familiare. L’ossuriasi è una infestazione parassitaria intestinale che interessa prevalentemente bambini in età pre-scolare e scolare, favorita da carenza di igiene delle mani, consumo di carne o pesce crudi o poco cotti, frutta e verdure non lavate, condivisione di asciugamani, biancheria da letto, sanitari, giocattoli. Un prurito o bruciore intenso, avvertito nella zona perianale o genitale soprattutto durante la notte, è il sintomo principale, spesso associato a dolore addominale, diarrea, irrequietezza. Per la diagnosi si usa lo scotch test, applicando la mattina al risveglio senza lavare la parte un nastro adesivo sulla zona anale per poi esaminarlo al microscopio. La pediculosi è una infestazione del cuoio capelluto e delle zone cutanee ad alta densità di peli, che colpisce prevalentemente i bambini in età 3-11 anni. La propagazione dei pidocchi avviene solo per contatto diretto (non volano da una testa all’altra!) con persone infestate o i loro capi di abbigliamento, biancheria da letto, effetti personali come pettini. I sintomi: prurito violento del cuoio capelluto, rigonfiamento delle linfoghiandole della nuca, presenza di piccoli puntini bianchi (uova, o lendini) sul capello, difficili da togliere perché adesi. Il trattamento si basa sull’applicazione sul cuoio capelluto di specifici insetticidi. In entrambe le parassitosi, il trattamento va esteso a tutta la famiglia e associato a bonifica di tutti i vestiti e la biancheria da letto.

PUNTURE DI INSETTO

Zanzare. Per le punture di zanzare, che creano pomfi estremamente pruriginosi perché stimolano il rilascio di istamina, si ricorre, dopo la disinfezione locale, all’uso di ghiaccio o di una pomata antistaminica; nei casi più importanti cortisonici per os. Evitare, anche se prude intensamente, di grattare la zona, che fa rilasciare più istamina ed espone ad infezione. Le zanzare possono trasmettere numerose malattie, nei contesti in cui queste sono endemiche, come malaria, malattie da arbovirus (Febbre gialla, Dengue, Chikungunya, Zika virus), encefalite giapponese. Per prevenire le loro punture, oltre alle bonifiche ambientali, a livello individuale si raccomanda: soggiornare in camere con il condizionatore d’aria e la presenza di zanzariere alle finestre (meglio se impregnate con sostanze repellenti o trattate con insetticida), indossare abiti di colore chiaro (i colori scuri e quelli accesi le attirano), maniche e pantaloni lunghi, calze, evitare profumi, usare repellenti cutanei (anche direttamente sugli abiti), spruzzare insetticidi a base di piretro o di permetrina nelle stanze di soggiorno e nelle stanze da letto, usare diffusori di insetticida (operanti a corrente elettrica o a batterie), che contengano tavolette impregnate con piretroidi o le serpentine antizanzare al piretro.

Zecche. Ospiti di aree umide e ombreggiate di prati, giardini, zone cespugliose e boschi, le zecche possono trasmettere malattie batteriche e virali, come la borreliosi di Lyme, la tularemia, la babesiosi e la meningoencefalite virale. Il morso di zecca non causa dolore. Precauzioni per evitarle sono coprirsi con scarpe, calze e pantaloni lunghi, non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta, evitare di sfiorare cespugli ed erbacce, non sedersi a terra, su tronchi d’albero o su muretti di pietre, scuotere gli indumenti prima di riporli in casa dopo una escursione, effettuare un attento esame della propria pelle per rimuovere le zecche eventualmente presenti, tenendo presente che tendono a localizzarsi soprattutto su testa, collo, dietro le ginocchia, sui fianchi. Se si individua una zecca adesa sulla cute, va subito rimossa perché più tempo rimane più ha possibilità di diffondere una infezione. La zecca si inserisce sottopelle e diventa sempre più profonda col passare delle ore gonfiandosi del sangue succhiato. Per la rimozione non utilizzare mai alcol, olio, vaselina, benzina, acetone o ammoniaca, ferri caldi o fiammiferi, ma afferrare delicatamente l’insetto con una pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle, e rimuoverla tirando dolcemente, cercando di imprimere un movimento di rotazione. Bisogna fare attenzione a non schiacciarne il corpo, per evitare di aumentare la possibilità di trasmissione di agenti patogeni. Inoltre va disinfettata la pelle prima e dopo la rimozione, evitando disinfettanti colorati, perché potrebbero mascherare reazioni cutanee indice di infezione. Se parte della zecca rimane all’interno della cute, va estratta con un ago sterile o incisione con bisturi. Dopo la rimozione, osservare se entro 30-40 giorni si manifesti un alone rossastro attorno alla lesione che tende ad allargarsi a cerchi concentrici o compaiano malessere, dolori muscolari, mal di testa, febbre, debolezza, ingrossamento dei linfonodi (malattia di Lyme).

Imenotteri. Una puntura di vespa, ape o calabrone generalmente provoca solo una reazione in sede locale in quanto non inoculano veleni, ma chi è allergico può andare incontro a reazioni generali fino allo schock anafilattico. Le api lasciano il pungiglione nella cute e muoiono, invece vespe e calabroni non lo lasciano e possono pungere più volte. Precauzioni per evitare le punture: evitare di sostare e soprattutto mangiare vicino a piante in fiore o alberi da frutto; non usare se si sta in giardino profumi dolci, fragranze aromatiche, deodoranti profumati; preferire colori neutri (bianco, beige o verde) in quanto il nero o i colori accesi, vivaci e sgargianti attraggono gli imenotteri e soprattutto le api; usare maniche e pantaloni lunghi nei giardini; non lasciare lattine o bottiglie di bibite aperte e incustodite e non bere bibite zuccherate direttamente dalla lattina, nella quale gli insetti potrebbero essere entrati; fare attenzione se si spostano ceppi in quanto le vespe nidificano spesso nelle immediate vicinanze; evitare di viaggiare in auto con i finestrini aperti; applicare le zanzariere alle finestre; tenere ben chiuse le pattumiere, i bidoni della spazzatura e i sacchetti; controllate il vestiario prima di utilizzarlo perché potrebbe contenere insetti; fare attenzione se ci sono nidi prima di fare pulizie alle finestre; non avvicinarsi ad acque stagnanti; rimanere calmi ed evitare di agitarsi in presenza di imenotteri allontanandosi piano piano. Per estrarre il pungiglione dell’ape, usare una punta arrotondata (anche l’unghia), con un movimento dal basso verso l’alto, evitando pinze e senza premere con le dita. Lavare la parte colpita con acqua e sapone, poi applicare ghiaccio o una crema cortisonica. Chi è allergico al veleno di imenotteri dovrebbe portare sempre con sé l’adrenalina autoiniettabile (in appositi contenitori termici), cortisone e antistaminici. Le più recenti linee guida suggeriscono di recare con sé due autoiniettori, per la possibile necessità di una seconda dose di adrenalina durante uno shock anafilattico.

Ragni e scorpioni. In Italia i ragni più pericolosi, che inoculano potenti tossine con la puntura, sono i ragni vedova, tra cui la vedova nera mediterranea o malmignatta, diffusa soprattutto al Centro-Sud e Isole, e i ragni bruni, tra cui il ragno violino, più frequente negli Stati Uniti, ma recentemente divenuto comune anche nel nostro Paese. I ragni abitano in zone di campagna disabitate o incolte, stazionando sotto i sassi ma anche in box e cantine. La puntura di una vedova nera può essere distinta da quelle degli altri insetti dai due fori che incide sulla pelle; la ferita si infiamma e si gonfia, la sensazione di dolore è ingravescente e si diffonde a tutto l’arto. Possono comparire sintomi generali quali tremori, vertigini, crampi e contrazioni muscolari, sudorazione, cefalea, nausea, brividi, ipertensione. Il morso del ragno violino causa dolore violento esteso all’intero arto che può non essere presente subito e svilupparsi entro 30-60 min. La zona del morso diventa eritematosa ed ecchimotica e può essere pruriginosa. Nella sua sede si forma una bolla centrale che evolve in ulcera, circondata da un’area ecchimotica irregolare (lesione a occhio di bue o a bersaglio). ll trattamento prevede pulizia della ferita con acqua e sapone, ghiaccio, elevazione dell’arto, anti-dolorifici, profilassi antitetanica e osservazione. Altri ragni possono causare solo reazioni locali alla puntura, come i ragni hobo e i ragni-sacco. In America del Sud, in Africa, nel Sud-est Asiatico e in Australia esistono altre specie pericolose come il ragno delle banane, il ragno dalla tela a imbuto, il ragno-topo, il ragno dal dorso rosso e il ragno-lupo. Gli scorpioni italiani sono innocui, potendo provocare solo reazioni locali, a differenza degli scorpioni dei Paesi africani e dello Scorpione della corteccia presente in Arizona, Nuovo Messico e California, che posseggono un potente veleno neurotossico. Per evitare le punture di ragno e scorpione indossare maniche e pantaloni lunghi, cappelli, guanti e stivali quando ci si introduce in capanni, garage, cantine, soffitte, controllare e scuotere gli abiti che si usano in giardino prima di indossarli, spruzzare sugli abiti e sulle calzature del repellente contro gli insetti.

PUNTURE IN ACQUA

Meduse. Le punture da medusa rilasciano piccole vescicole urticanti (nematocisti) che rimangono attaccate alla cute e creano lesioni eritematose ed edematose fino a ustioni, provocando dolore bruciante e poi prurito intenso. Si consiglia di rimanere in acqua cercando di rimuovere le vescicole con la mano a piatto o con un oggetto sottile e rigido (tipo scheda bancomat). Dopo applicare garze imbevute di acqua tiepida e bicarbonato e crema cortisonica. Non applicare acqua dolce, ghiaccio, alcol, urina, ammoniaca, limone, non grattare o sfregare, non utilizzare pinzette per rimuovere eventuali frammenti di tentacoli.

Pesci. Tracina (il pesce ragno) e scorfano stanno mimetizzati sui fondali sotto la sabbia e pungono con le dolorosissime pinne dorsali che inoculano una tossina velenosa. La lesione si presenta arrossata e gonfia, il dolore può durare parecchie ore ed estendersi all’intero arto, possono comparire nausea, vomito, febbre, tachicardia, dispnea. Si consiglia lavare la zona con acqua dolce e tenerla immersa in acqua calda (o sabbia calda) almeno 1 ora (la tossina è termolabile), asportare eventuali spine e disinfettare, poi applicare pomata cortisonica. Non utilizzare acqua fredda, ghiaccio o ammoniaca. Per prevenire si consiglia indossare in acqua scarpe di gomma.

SOLE

Il sole fa bene ai bambini: aiuta la mineralizzazione e la crescita armonica delle ossa attraverso la conversione della vitamina D contenuta nella cute nella sua forma attiva, aumenta le difese immunitarie, regola il sonno e migliora le malattie della pelle come dermatite atopica, psoriasi, acne e vitiligine. Meglio però evitare del tutto il sole per i bambini nei primi sei mesi di vita e cautela fino a un anno, prediligendo zone all’ombra e riparate dai raggi ultravioletti, causa la minor capacità di termoregolazione e produzione di melanina. Per le età successive per proteggerli dal rischio di sviluppare tumori della pelle in età adulta (correlati alle scottature infantili) usare al sole t-shirt, cappellino, occhiali e quando ci si espone un filtro solare ad adeguato fattore di protezione per il fototipo, da rinnovare ogni 2 ore e dopo ogni immersione. Preferire prodotti con un ampio spettro di assorbimento, che copra tanto la banda dei raggi UVA che degli UVB. Partire con fattori di protezione elevati per diminuire quando si è sviluppata un’abbronzatura sufficiente. Anche sotto l’ombrellone bisogna comunque applicare la crema solare perché la luce viene riflessa ed espone ugualmente ai raggi ultravioletti. Parimenti, nelle giornate nuvolose le nuvole filtrano la luce visibile e bisogna lo stesso proteggersi. Ricordarsi che anche nell’acqua i raggi solari colpiscono la pelle. Evitare le posizioni immobili quando si sta al sole, quindi non far dormire il bambino sotto il sole. Attenzione a non utilizzare prodotti potenzialmente fotosensibilizzanti come taluni farmaci, cosmetici, profumi, essenze. Nella fascia oraria tra le 11 e le 16,30, quando la concentrazione dei raggi UV è maggiore, evitare l’esposizione solare prolungata e la pratica di attività fisica o sportiva per evitare il rischio di colpo di calore. E’ buona norma per lo stesso motivo bagnare spesso la testa dei bambini e rinfrescare tutto il corpo con bagni e docce.

VACCINI

Prima delle vacanze, assicurarsi che le vaccinazioni siano in regola, in particolare l’ultima vaccinazione antitetanica. In caso di vacanza all’estero, è opportuno conoscere quali sono le vaccinazioni, obbligatorie o consigliate, richieste nello specifico Paese dove ci si intende recare. Per chi è diretto nei Paesi della cosiddetta “cintura della meningite”, che va dal Nord Africa fino all’Africa subsahariana, è bene fare la vaccinazione quadrivalente contro la meningite A, C, Y, W, come per tutti i viaggiatori che si recano in pellegrinaggio a La Mecca, dato il sovraffollamento previsto. Il vaccino contro l’encefalite giapponese è consigliato ai viaggiatori che soggiornano all’aperto per almeno 1 mese in aree endemiche (Asia), durante la stagione delle piogge o che svolgano, anche per un periodo inferiore, attività a rischio con una prolungata esposizione all’aperto quali trekking, campeggio o pesca; tuttavia, non è indicato sotto i 18 anni, in gravidanza e allattamento. Il vaccino contro l’encefalite da zecche è raccomandato per i viaggiatori in aree rurali o forestali di aree endemiche fino ad altitudini di circa 1400 metri: attualmente i Paesi considerati a maggior rischio sono gli Stati Baltici, la Slovenia e la Russia. La vaccinazione contro la febbre gialla va fatta almeno dieci giorni prima dell’arrivo in area endemica. Chi soggiorna per più di quattro settimane in Afghanistan, Pakistan, Nigeria o Siria deve essere in possesso di certificato di vaccinazione contro la poliomielite ed effettuare una dose vaccinale di richiamo nel periodo compreso tra quattro settimane e dodici mesi precedenti al viaggio. L’antirabbica è raccomandata per tutti i viaggiatori coinvolti in attività che potrebbero portarli a contatto con cani, pipistrelli o animali selvatici in aree endemiche di Asia, Africa e America Latina. Per la malaria, provocata da protozoi del genere Plasmodium e trasmessa dalle zanzare femmine del genere Anopheles, che è estesamente presente in Africa, Asia, America latina e centrale, Isole caraibiche e Oceania, non esiste un vaccino ma si fa una “chemioprofilassi” con farmaci, al di sopra dei 10 kg di peso.

VESTITI

Sia in casa che all’aperto, indossare indumenti leggeri, non aderenti, preferibilmente di cotone o lino o viscosa, a trama stretta e doppio strato per lasciar traspirare la pelle e non far aumentare la temperatura corporea. Evitare abiti in fibre sintetiche, poliestere e nylon che fanno sudare. Attenzione a proteggere la testa e gli occhi dal sole diretto con un cappello leggero di colore chiaro con falde larghe o visiera e occhiali da sole. È bene bagnare il cappello di cotone se si cammina sotto il sole.

VIAGGIO

Il momento del viaggio va considerato parte integrante della vacanza e va impiegato in maniera adeguata. Partire nelle ore serali può essere vantaggioso per i bambini piccoli per conciliare il sonno durante il percorso. Invece i più grandi vanno coinvolti spiegandogli tutto quello che succede e si osserva. E’ opportuno recare con sé tutto quanto può occorrere, tenendo conto dell’età dei figli: acqua e cibarie, ciuccio e pannolini per i lattanti, salviettine, indumenti di ricambio, sacchetti di plastica, elementi di distrazione come libri, penne e matite, album da colorare, riviste, fumetti, giochi manuali, bambole, peluche, programmi radio, podcast, CD, videogiochi tascabili. Per il trasporto dei piccoli, un passeggino leggero è spesso la soluzione più versatile. Il seggiolino auto è ingombrante, richiede un posto in più in aereo, ma anche può essere molto utile. Si potrebbe optare per un passeggino che si trasformi in seggiolino auto. Lo spirito fondamentale per godere appieno del tempo del viaggio con i figli è bandire regole rigide, fretta, orari e stress, regalandosi momenti di intimità, gioco, relax, vita all’aria aperta e sensazioni impagabili di libertà incondizionata.

(Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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