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Da Caserta al TG di Rete 4 la storia del maresciallo arrestato e ‘salvato’ dall’avvocato Crisileo

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“Vittima innocente: la storia di un errore giudiziario”:è il titolo del prossimo libro dell’avvocato Crisileo, in libreria dall’autunno inoltrato.

Storia di cui, intanto si è ocupato il TG4 che sabato 25 giugno ha divulgato sia l’intervista del tenace legale casertano che quella del Maesciallo della Benemerita da poco reintegrato in servizio dopo anni di umiliazioni, peripezie e perfilo del carcere, a quanto è dato sapere, disposto da magistrati che avevano preso le proverbiali lucciole per lanterne.

A presincere dall’interesse di Mediaset, però, la presentazione ufficiale del libro-denuncia sarà affidata alla nota giornalista di Rai 1 Ilenia Petracalvina, molto probabilmente presso l’Imat (Italian Maritime Academy Technologies) di Castel Volturno.

Il nuovo libro che uscirà alla fine dell’anno in corso e sarà presentato durante una conferenza stampa dalla nota giornalista di Rai 1 Ilenia Petracalvina porta il più che eloquente titolo: “Vittima innocente: la storia di un errore giudiziario”.

In autunno inoltrato, edito dalla Casa Editrice Saletta dell’Uva, sarà nelle librerie il volume che arricchisce la trilogia dell’autore, seguendo quindi le opere: “Sulla scena del delitto. Arringhe e ricordi” ed. 2014; “Enrico e Milena: due angeli in Paradiso“ ed. 2020 e “Storia dell’Oratoria Forense. Eloquenza e Persuasione” ed. 2019.

La prefazione dell’opera, indubbiamente destinata a fare scalpore, reca la firma di uno dei più illustri maestri del diritto penale italiano: il giurista professor Giovanni Aricò, sammaritano di origine e romano di adozione, legato all’autore da un vincolo ultratrentennale affettivo.

Storia purtroppo vera quella raccontata dall’avvocato Crisileo, che ripercorre ogni tappa del tragico e drammatico vissuto giudiziario e umano del maresciallo dei carabinieri Alfonso Bolognesi, oggi completamente riabilitato alla vita civile e a quella militare, che ha nuovamente indossato (solo da pochi giorni!) la divisa di carabiniere coi gradi di sottufficiale, ma la cui carriera sarà ricostruita in breve tempo, con la massima qualifica nella sua aliquota di avanzamento: luogotenente dell’Arma.

Un incubo durato 14 anni quello di Alfonso Bolognesi, l’ex comandante della Stazione Carabinieri di Pinetamare di Castel Volturno (in provincia di Caserta , che ha diretto quel comando per oltre 11 anni e che fu poi tratto inopinatamente in arresto il 28 ottobre 2008, con un decreto di fermo sottoscritto da diversi magistrati della direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Napoli, con l’accusa di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa per aver agevolato il clan dei Casalesi.

Il maresciallo Bolognesi prima scarcerato (perché non venne convalidato il decreto di fermo dal Giudice presso il Tribunale sammaritano) e poi condannato definitivamente e complessivamente a 4 anni di reclusione per essere stato considerato a quell’epoca in seno alle istituzioni la talpa del boss Setola che egli – secondo l’accusa – avrebbe aiutato a sfuggire più volte alla cattura) dopo di aver subito tre (meglio cinque) gradi di giudizio, alla fine, dopo il verdetto di conferma finale della Cassazione (a seguito di un primo annullamento con rinvio e poi di una conferma successiva degli ermellini  si costitui, spontaneamente, accompagnato dall’avvocato Crisileo (che lo aveva seguito in tutto il suo calvario giudiziario), alle porte del Carcere Militare di Santa Maria Capua Vetere.

In quel penitenziario espià’ oltre tre anni e mezzo di detenzione continua per ottenere solo gli ultimi mesi di detenzione, prima del compimento del fine pena, l’affidamento ai servizi sociali come operaio presso la pizzeria-tavola calda del fratello in un paesino del cilento.

Una vita distrutta, la sua, senza più stipendio, con una dignità perduta e una vita alla deriva sotto un profilo umano e psicologico.

Una moglie, che per sopravvivere, fu costretta a fare umili lavori di collaboratrice domestica presso varie famiglie. Ma piano piano in fondo al tunnel incominciò ad apparire una luce: tre anni fa, infatti, una sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere lo assolveva da un secondo processo a suo carico, sempre per corruzione, per degli omessi controlli ad un esercizio commerciale situato sul litorale domitio che deteneva delle macchinette videopoker le quali, secondo la procura, erano illegali e che lui avrebbe volutamente favorito in cambio di denaro che riceveva mensilmente dal gestore di quella ditta.

Fu quella sentenza completamente assolutoria (in cui il maresciallo Bolognesi aveva addirittura rinunciato al beneficio della prescrizione, come gli aveva consigliato l’avvocato Crisileo) ad aprirgli – una volta che la pronuncia era diventata irrevocabile – la strada al processo di revisione della condanna definitiva svoltosi dinanzi alla Corte di Appello di Roma in cui c’è stata, circa un anno fa, una totale rivisitazione dell’istruttoria nella sua globalità con la escussione dei collaboratori di giustizia e che ha completamente stravolto e annullato i tre (meglio i cinque) gradi di giudizio precedenti e la condanna definitiva a quattro anni di carcere, trascorsi quasi tutti per intero tra le mura del penitenziario militare.

Ora il maresciallo Alfonso Bolognesi, seriamente provato da una vicenda giudiziaria terribile, una vera e propria odissea, durata complessivamente 14 anni, conosciutissimo nell’ hinterland casertano, non solo ha ottenuto il rentegro nel servizio attivo dell’Arma dei Carabinieri (che nella foto ha appena reindossato la divisa), ma è in attesa di ricevere dallo Stato Italiano anche un equo risarcimento per i danni fisici e morali subiti per l’ingiusta detenzione patita per ben quattro anni a seguito di un vero e proprio errore giudiziario commesso ai suoi danni.

Questa vicenda, che ha degli aspetti sicuramente singolari, drammatici e sconvolgenti da ogni punto di vista, merita senza ombra di dubbio di essere raccontata in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue introspezioni non per mero spirito dialettico o narrativo, ma perché deve lasciare una traccia forte, a memoria grata, oseremo dire un vero monito nei cuori e nella mente di chi è chiamato nell’elevatissimo compito di “giudicare” i suoi simili affinché lo facciano in modo illuminato e soprattutto con la necessaria serenità perché (memento) nella vita due cose sono importanti: la salute e la libertà; il resto è il nulla e oltre il nulla non si può andare.

Questo è lo spirito con cui l’autore, di getto e in modo fluido, racconta il vissuto, nei suoi aspetti più profondi e intimi, del maresciallo Alfonso Bolognesi di cui è stato testimone diretto della drammatica e incredibile storia di errore giudiziario.

Ancora top secret sulla data e sul luogo della presentazione del volume anche se, da indiscrezioni, pare che sarà la sala convegno dell’Imat di Castel Volturno, località Pinetamare, ad ospitare l’evento e la successiva conferenza stampa.

Ciò per un duplice e logico motivo: perché il maresciallo Bolognesi il 28 ottobre 2008 venne arrestato proprio lì, a Pinetamare, mentre comandava quella stazione carabinieri (fu quella l’ultima sua sede di servizio prima della bufera giudiziaria che lo travolse), e poi perché l’IMAT (Italian Maritime Academy Technologies) -Scuola di formazione per naviganti, famosa in tutto il mondo, fondata dal noto capitano Rosario Trapanese) associata all’Università degli studi di Napoli “Parthenope” per garantire soluzioni didattiche innovative nel settore dello shipping- è il primo Istituto universitario del Paese specializzato nelle attività del MHA ed ha da oltre ventanni come suoi legali fiduciari gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo: il primo dei due è l’autore dell’opera in presentazione relatva alla storia di malagiustizia di cui ora si è occupato anche il telegiornale di Rete Quattro.

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