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AttualitàCaserta e Sannio

Caserta/ Presentato “Rosso di sera”, l’ultimo lavoro di G. Solino

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Per il trentottesimo anniversario dalla morte di Berlinguer, EuropeHub Caserta ha organizzato la presentazione dell’ultimo libro di Gianni Solino, direttore del Museo Campano di Capua. Si tratta di “Rosso di sera. Quando c’era Berlinguer” edizioni la meridiana 2022, nato-come confessa l’autore-da un impulso emotivo. Di fatti, durante il periodo di Natale, tramite whatsapp gli giunge un video con la canzone “El pueblo unido” cantata dagli Inti Illimani, che risveglia in lui ricordi di una generazione che ha lottato per i propri diritti e per la giustizia sociale, un periodo dominato dalla figura di Berlinguer e di altre temprate dal fuoco della Resistenza. Il testo è diviso in capitoletti che scandiscono l’intero percorso politico dell’autore (dalla prima volta in cui si recò presso la “Federazione” nelle storica sede del PCI a Caserta, fino al memorabile 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino, con cui una certa “storia” si è conclusa)

Al tempo, c’erano scontri politici molto forti, ma anche la volontà di confrontarsi. Tra i giovani impegnati era abitudine definirsi “rivoluzionari di professione”, anche se  si era distanti da posizioni radicali, per sottolineare la necessità di assumere scelte decise, dettate dai valori la cui realizzazione impegnava i volontari per l’intera giornata tra sezioni, dibattiti, letture, aiuti alle fasce più deboli della popolazione. La storia con la minuscola del protagonista si intreccia con la storia con la maiuscola del delitto Moro e del disastro Chernobyl. In questo tragico scenario, si staglia la figura di Berlinguer, un vero statista  che ha sempre saputo guardare alle future generazioni. L’autore ha ricordato quando durante un periodo di formazione per giovani dirigenti del sud, a Frattocchie, la sede della scuola politica per i quadri dirigenti del Partito Comunista ha incontrato il famoso statista che già al tempo rappresentava un modello da emulare, per la profondità del pensiero politico e per il rigore morale della sua vita. Era presente anche Gabriella Clemente, oggi dirigente scolastica a Frignano, che ha vissuto con Solino l’esperienza di Frattocchie. Su sollecitazione di Girfatti, presidente di Europe Hub, è intervenuta affermando che i giovani impegnati politicamente “quando c’era Berlinguer” agivano nel solco di un’ ideologia identificabile con il marxismo, declinato nelle sue più diverse forme, che faceva da sfondo ad ogni azione e ad ogni progettualità. Per questo motivo, all’interno delle sezioni, si discutevano teorie che avrebbero dovuto tradursi in prassi, si leggevano comunicati, si animavano dibattiti. L’azione politica era sempre inserita in un contesto valoriale ampio, aveva una visione del mondo e una chiave di lettura della storia. Oggi invece chi decide di partecipare attivamente alla vita politica del proprio territorio è in balia delle contingenze, quel sistema culturale non ha retto, ma non è stato sostituito da un’altra lettura del mondo, non ancora; chi fa politica oggi è spesso privo di una vera e propria formazione appresa sul campo.

Vincenzo Girfatti (Presidente informaments Europa) è a questo punto intervenuto affermando che militare in un partito significava formarsi con un percorso impegnativo, rapportandosi con persone di spessore, percorrendo un autentico cursus honorum. Elisabetta Leone (Responsabile Europe direct Caserta) dopo aver posto alcune domande all’autore e dopo aver sottolineato che oggi “tutto si guarda e nulla si approfondisce”, ha voluto leggere dei passi del testo per restituire il clima di sgomento al tempo della morte di Berlinguer. La dott.ssa Leone ha chiesto poi  all’autore di ricordare il periodo relativo al terremoto in Irpinia del 1980. Anche in questo periodo, ha risposto Solino- essere comunista significava votarsi agli altri e praticare attività di volontariato a cui il Presidente Pertini guardava con estremo orgoglio. Il terremoto però significo anche un’affermazione decisa della criminalità organizzata che soggiogò la politica. Il 1981 è poi il tempo del rapimento da parte delle BR di Ciro Cirillo, assessore regionale e democristiano della corrente del potente Antonio Gava, “vicerè” della Democrazia Cristiana in Campania. Durante gli ottantanove giorni della sua prigionia accadde di tutto, con una trattativa in cui intervennero servizi segreti e camorra, e in cui giocò un ruolo anche Raffaele Cutolo dal carcere di Ascoli Piceno, dove era detenuto, fino alla liberazione dell’ostaggio.

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