Recensione del libro: “Le donne dimenticate”, di Raffaella Nova Santagostino
Leggendo questa raccolta di racconti riguardanti figure femminili del ventesimo Secolo, ci si accorge di come la percezione del tempo, si modifichi, appunto, con il passare del tempo. Per un lettore moderno che non ha vissuto nel periodo in cui le vicende narrate si sono svolte, avrebbe senz’altro la sensazione che esse siano accadute in tempi molto più lontani. E invece no, le protagoniste delle storie sono donne vissute in tempi recentissimi, basti pensare che l’autrice stessa, donna del nostro tempo, una buona parte di esse le ha conosciute personalmente. Di ognuna di loro dì traccia un quadro molto realistico, sembra di assistere a quei bei documentari che ogni tanto la TV di Stato manda in onda con immagini in bianco e nero. Tutte le donne presentate in questo caleidoscopio del tempo che fu, ci rimanda ancora oggi alla condizione di sudditanza che tante donne ancora soffrono nel mondo.
Ogni protagonista tratteggiata con sublime maestria dalla scrittrice rimanda a un sentimento unico: l’Amore, coniugato in tutte le sue sfaccettature.
Nel libro attraverso le storie di ogni donna vi si trova l’amore per la cultura, quella negata alle donne fino a non molto tempo fa, ma la donna in questione vi si ribella e assurge a simbolo di riscatto e di lotta per raggiungere quel traguardo: avere le stesse opportunità degli uomini in ogni campo dello scibile umano.
L’amore per il proprio innamorato, fosse egli sul fronte di guerra o lontano in terra straniera per cercare un riscatto dal punto di vista lavorativo, economico e sociale.
L’amore verso i genitori, accuditi dalle figlie fino all’estremo epilogo, negando a se stesse le soddisfazioni che avrebbero potuto avere dedicandosi alle attività in cui avrebbero potuto senz’altro eccellere.
L’amore per i figli, allevati ed educati perché potessero avere una vita migliore dei genitori.
L’amore per gli amici, conoscenti, parenti o perfino sconosciuti, purché bisognosi di aiuto, aiutati in ogni occasione, a volte anche a rischio della loro vita, come nel periodo a metà circa del ventesimo secolo, in cui un intero popolo fu messo al bando e rischiò l’annientamento totale.
Ogni donna raccontata nel libro è un pezzo di storia che andrebbe tramandato di generazione in generazione, per far comprendere ai giovani di oggi che nulla ci è dovuto per grazia ricevuta! Tutto quello di cui godono o godranno i nostri figli, i nostri nipoti poggia sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduti. Io credo che il pilastro più robusto e resistente su cui poggia la nostra storia patria e non solo, sia proprio rappresentato dalle donne. Ecco, chi legge questo libro ne può avere una conferma lampante. L’autrice ci mette sotto gli occhi la condizione delle donne del 20° secolo con crudo realismo, ma allo stesso tempo le dipinge con l’amore di una grande artista che sta raffigurando la figura delle donne in un grande affresco incancellabile. Il libro è adatto a qualsiasi pubblico di qualsiasi età e condizione. Io consiglio vivamente di leggerlo, chi lo farà, ne ricaverà una lettura che lo farà riflettere sul passato della condizione femminile in Italia, ma anche in ogni parte del mondo. Questo potrebbe fornire a tutti noi la spinta a lottare perché sempre di più le donne in ogni angolo della Terra, assurgano a protagoniste del nostro vivere quotidiano nel campo civile, sociale, politico e culturale.
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