La Morfopsicologia e la Scuola di Bartolomeo Valentino (*)
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La Morfopsicologia e la Scuola
di Bartolomeo Valentino (*)
La conoscenza da parte dell’Insegnante dei principi fondamentali di Morfopsicologia può diventare non solo uno strumento utile per aiutare e capire meglio l’alunno, valorizzandone appieno le sue potenzialità, ma uno strumento di affermazione del ruolo dell’insegnante stesso. Appare scontato che l’Insegnante dovrà essere in grado di autoinquadrarsi in uno dei principali morfotipi. Solo dopo questa analisi dovrà avvicinarsi allo studente, sforzandosi di smussare, quanto più è possibile, le differenze morfopsicologiche che eventualmente dovessero esistere nei riguardi dell’alunno. Infatti, due morfotipi estremi incontrano difficoltà nel contatto. Tali difficoltà potranno essere vinte solo dalla consapevolezza della loro esistenza e, dunque, dalla conoscenza delle basi della morfopsicologia. L’approccio dell’Insegnante con l’alunno va differenziato da caso a caso. Un alunno appartenente al morfotipo dilatato (psicologicamente estroverso) ha bisogno di forti stimolazioni per un suo migliore rendimento scolastico: non va lasciato solo in quanto troppo pigro, dispersivo e disinteressato al dialogo educativo; occorre maggiore fermezza e decisionismo da parte dell’Insegnante. Al contrario, un alunno dilatato stenico può presentare eccessiva intraprendenza, ancora disper-sione dei propri interessi, anche essendo più incline al dialogo educativo. L’approccio dell’Insegnante deve essere improntato anche in questo caso ad una certa fermezza aiutando l’alunno a porre un ordine in tutte le sue attività di studio, consigliandolo anche sul metodo di studio stesso. Nell’ipotesi di un alunno con tendenza alla ritrazione eccessiva (estrema introversione), chiusura estrema, isolamento dai compagni e dal gruppo in generale, l’Insegnante dovrà avere un comportamento opposto a quello avuto per i morfotipi precedenti. Dovrà evitare rimproveri pubblici e stabilire un rapporto di fiducia. Se l’alunno va inquadrato nel morfotipo reagente (struttura ossea piccola e ricettori occhio, naso, bocca grandi) l’Insegnante si troverà di fronte ad un giovane che parteciperà piacevolmente alla lezione, pronto a porre domande, ma anche questo morfotipo, molto sensibile, non è sufficientemente dotato di autocontrollo. Il reagente è, dunque, un alunno molto dinamico, grande organizzatore, ben inserito in una attività di gruppo. Nei morfotipi concentrati (struttura ossea grande e ricettori naso, occhi, bocca piccoli), prevalendo una eccessiva interiorizzazione, e dunque, isolamento, l’Insegnante dovrà stimolarli a favorire il loro inserimento nel gruppo.
Sono questi alunni dotati di eccessivo autocontrollo.
È chiaro che l’Insegnante non deve trascurare un accurato esame dei tre piani del viso, stabilendone esattamente la dominanza di uno rispetto ad un altro e, quindi, le carenze. Questa analisi aiuterà l’Insegnante nel consigliare il tipo di studio più congeniale a quell’ alunno e aiutarlo nella scelta dell’attività professionale.
(*) Già Professore di Anatomia II Università di Napoli-Morfopsicologo
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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