Cronache dal Fronte. Il caso dell’intervista a Lavrov su Rete 4
Nuovo appuntamento con la rubrica Cronache dal Fronte, il punto sulla situazione in Ucraina: numeri, analisi, approfondimenti.
Torna la nostra rubrica con un approfondimento del caso Lavrov su Rete 4, con le reazioni della politica italiana ed estera verso questo caso mediatico.
Il fatto – Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, fedelissimo di Putin, è stato ospite domenica sera a Zona Bianca, programma di Rete 4 condotto da Giuseppe Brindisi.
L’intervista, durata circa 40 minuti, è stata riproposta da moltissime testate estere, spesso attente alla presenza di opinionisti filorussi nei talk show italiani. A scuotere davvero l’opinione pubblica, però, sono state le modalità dell’intervista: Lavrov ha parlato senza un vero contraddittorio, ed è stato lasciato libero non solo di difendere la direzione politica russa e la guerra in Ucraina, ma anche di lasciarsi andare a dichiarazioni antisemite.
Le reazioni: l’indignazione e l’istruttoria – Le forze della sinistra italiana non hanno tardato a manifestare grande indignazione. “Buon lavoro, Ministro Lavrov” – ha twittato Enrico Letta, leader PD, citando l’intervista – “L’abisso. […] Siamo così pochi a pensare che non sia possibile, né accettabile? E che sia un’onta per l’Italia intera?“. “Lo spazio televisivo, senza contraddittorio, offerto alla propaganda del ministro Lavrov” – gli fa eco la senatrice Valeria Fedeli.
Il presidente del Copasir Adolfo Urso ha annunciato che “abbiamo già previsto una specifica istruttoria anche con le audizioni dei vertici di Agcom e Rai“. Sotto accusa, come detto, le modalità dell’intervento per “la montagna di fake news che ha propinato“.
Le reazioni: male Lavrov, non Rete 4 – Se tutte le forze politiche si sono schierate contro l’intervento di Lavrov, c’è chi pensa però che Rete 4 non sia da condannare. Per Daniela Santanché (FDI) l’intervista è la prova dell’ “inviolabile il principio della libertà di stampa e di parola” sancite dalla nostra Costituzione.
Anche per Giorgia Meloni “non può essere data a Mediaset la responsabilità di tali affermazioni”. Per la leader di FDI, anzi, “dopo le bestialità affermate ieri sera su Rete 4 da Lavrov, che ha ripetuto le vergognose tesi della propaganda russa, gli italiani hanno ben compreso quanto siano insensate le giustificazioni del governo russo sull’invasione in Ucraina“.
“La censura non ci piace” – è stato il pensiero della Lega, ferma però nel condannare le parole di Lavrov.
La difesa di Mediaset e le critiche di Draghi – Mediaset si è difesa per bocca di Marco Crippa, direttore generale Informazione. “L’intervista al ministro degli esteri russo è un documento che fotografa la storia contemporanea” – ha affermato, sostenendo che sia chiaro, guardando i notiziari e gli speciali Mediaset sulla guerra, che “l’azienda ha ben chiaro chi ha voluto e cominciato questo conflitto“.
Crippa ha poi sostenuto, similmente alla Meloni, il potenziale quasi didattico dell’intervento. “Ascoltare il delirio di Lavrov è utilissimo per milioni di spettatori italiani, capaci oggi più di ieri di intuire a che livello lunare sia la propaganda russa e che pericolo rappresenti per tutti noi“. Acqua sul fuoco che non è bastata, se anche il premier Mario Draghi si è schierato in favore delle critiche.
E, se dare voce a tutti è un nobile intento, maggiore attenzione andrebbe posta ai contenuti. La sensazione è che si sia persa l’occasione di fare un buon giornalismo, rinunciando a scavare nel profondo delle tematiche, in un intervento che, oggettivamente, ha visto il giornalista “accompagnare” l’intervistato senza mai provare a chiedere qualcosa oltre le righe.
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