Cassino. Caso e processo Mollicone: intervento del criminologo Carmelo Lavorino
Il processo per l’omicidio di Serena Mollicone entra nel vivo con la deposizione dei cinque imputati.
Venerdì ha raccontato la sua verità, davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Cassino, il luogotenente dei carabinieri Vincenzo Quatrale, ex vice comandante della caserma di Arce, che deve rispondere delle accuse di concorso morale esterno in omicidio ed istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi.
Quattro ore di contradditorio nel corso del quale Quatrale non ha risparmiato parole di denigrazione verso il subalterno deceduto nell’aprile del 2008 e che si è tolto la vita qual- che giorno prima de confronto che avrebbe dovuto svolgersi in Procura a Cassino alla presenza del suo comandante, l’allora maresciallo Franco Mottola.
«Gli ordini di servizio riguardanti l’attività di controllo svolta il 1° giugno del 2001 sono stati compilati da Tuzi che era molto superficiale nello svolgere il suo lavoro. Se oggi mi trovo qui, a dover deporre come imputato, è solo a causa del brigadiere – ha spiegato Quatrale ri- rispondendo alle domande dei sostituti procuratori Maria Beatrice Siravo Maria Carmen Fusco -. Non ho mai commesso un reato e tanto meno ho falsificato l’ordine di servizio».
A replicare è stata Maria Tuzi, figlia di Santino: «Mio padre non era un superficiale e se avesse commesso delle irregolarità sarebbe stato richiamato dai superiori. Facile scaricare su chi oggi non può difendersi».
Ciò che la Procura sospetta è che l’ex vice comandante avrebbe falsificato l’ordine di servizio di uscita ed entrata della pattuglia per nascondere la presenza di tutti i carabinieri nella caserma al momento della morte di Serena Mollicone avvenuta, secondo quanto emerso dalle indagini, a seguito di un violento colpo della testa contro la porta.
L’aggressione è stata collocata dai medici legali tra le 10.30 e le 11.00 di venerdì 1 giugno mentre la morte, avvenuta per soffocamento, è stata collocata tra le 13.30 e le 14.30 sempre del 1 giugno.
Franco Mottola, la moglie Anna Maria ed il figlio Marco, tutti e tre accusati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere, hanno avanzato una richiesta alla Corte: intendono essere ascoltati ma solo se potranno essere esaminati prima dai loro avvocati e poi dalla pubblica accusa. Il presidente si è riservato sulla decisione. (Fonte: Il Mattino)
IL GRANDE CASSARO E LA PATENTE DI ATTENDIBILITÀ
Il “grande cassaro” è un grande recinto di mura intorno a una fortezza; è il grande nucleo centrale di una rocca medievale più saldamente costruito e fortificato.
Così si è rivelato il dott. Fernando Ferrauti nella “rocca dei colpevolisti a ogni costo”, osannato dai giornalisti colpevolisti, esaltato in una puntata delle IENE quando costui contattò la redazione, santificato dai “consulenti” (sic!) che hanno puntato sulla colpevolezza dei Mottola poco studiando e molto a sproloquio parlando.
Il dott. Ferrauti nella vicenda di Arce è diventato illustre protagonista perché nel processo ha dichiarato che qualche giorno dopo la scoperta del corpo di Serena (lunedì o martedì – 4 o 5 giugno 2001) era stato avvicinato da due tossicodipendenti (lui era il direttore del SERT di Frosinone), i quali gli avevano confidato che Serena Mollicone era stata uccisa dal figlio del m.llo Mottola. Cosa fece allora l’illuminato Ferrauti? Ne parlò con “alcuni” Carabinieri suoi conoscenti di cui non ricorda i nomi (sic!!!), poi lo disse ad altri… ma non ricorda nemmeno i nomi di questi altri (supersic!!!): nessun verbale, nessuna informativa investigativa, nessuna traccia documentale, nessun nominativo: pregasi di non pensare alla Spectre della Caserma di Arce!
Ferrauti continuò dicendo di avere subito delle perquisizioni senza conoscerne i motivi e senza firmare nulla, imputando tutto a un complotto contro di lui , tanto da ritenersi controllato a distanza, pedinato, attenzionato e perquisito: ma non vi sono tracce in tale senso.
Gli facemmo la domanda “Ma lei, quando venne catturato e processato Carmine Belli, perché non lo fece presente alla Magistratura?”, la risposta fu vaga e insignificante.
Mentre Ferrauti testimoniava in tal senso in Tribunale, di fronte la Corte d’Assise, “l’ho immediatamente ritenuto inattendibile, astuto cercatore di “giusta gloria” (ha contattato programmi televisivi e non gli Inquirenti… perché?), contraddittorio, ripetitivo (ha dichiarato diverse volte di essere figlio di un Carabiniere), portatore del nulla mischiato col niente.
Non mi convinse assolutamente, scommisi che i due tossicodipendenti di cui declinò i nomi fossero deceduti… quindi “non confermo e non nego”, che non sarebbero mai usciti i nomi dei Carabinieri “suoi amici” gelosi conoscitori del segreto accusatorio contro Marco Mottola. Poi ho scoperto che le perquisizione le ha subite perché queste erano dirette alla figlia che era compagna di classe di Serena Mollicone, quindi nessun “misterioso puntamento della Spectre di Arce per intimorire l’eroico psichiatra”. E vennero perquisite le abitazioni di almeno sette amiche di Serena. Delle perquisizioni ne abbiamo i verbali dove i nominativi e le firme dei Carabinieri e del dott. Ferrauti sono presenti e leggibili… ergo, i vuoti di memoria, le fantasie e le contraddizioni sono evidenti.
Quindi, abbiamo cinque elementi formidabili a favore del “grande cassaro”:
(1) i due tossicodipendenti SUPERTESTIMONI morti;
(2) i Carabinieri ai quali Ferrauti “confidò” la terribile accusa… restano invisibili e inesistenti;
(3) le dichiarazioni sulle perquisizioni subite sono contraddittorie e sicuramente non collegabili a un “complotto contro Ferrauti”;
(4) i suoi comportamenti e le sue dichiarazioni non sembrano essere compatibili con lo status di una persona colta, appartenente alle Istituzioni e vicinissima alla Benemerita.
(5) dulcis in fundo: Ferrauti ha ricevuto la patente di “testimone attendibile” da Roberta Bruzzone, la quale lo definisce in titolo come “TESTIMONE ATTENDIBILE” per poi esprimersi con la seguente frase pericolosa e illogica: “Ritengo la sua clamorosa testimonianza degna di essere presa in considerazione perché in linea con la ricostruzione fatta dall’accusa…”. Illogica perché dà per scontato che la ricostruzione accusatoria sia PERFETTA e mette come presupposto la conclusione gradita (errore di petizione di principio). Pericolosa perché può indurre diversi mitomani o cercatori di gloria… a inventarsi ricordi, tanto saranno ben accolti e sviolinati.
BENE, ORA ASPETTIAMO CON ANSIA L’ARRIVO DEI DUE SUPERTESTIMONI INDICATI DA FERRAUTI, POI ARRIVERANNO I CARABINIERI DI FROSINONE, GELOSI CUSTODI DEL SEGRETO SVELATO LORO SEMPRE DAL SUDDETTO…
(di Carmelo Lavorino – Direttore di “Detective &Crime”/ Criminalista/criminologo/ – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)