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IL VELENO NELLA CODA

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B. sotto il vulcano (finto): donne, creme e mio padre

2006, PRIMA DI NOEMI E RUBY, A VILLA CERTOSA – Pubblichiamo estratti del libro di Francesco Mazza “Il veleno nella coda”, autobiografia familiare con dentro il demone dell’ex cavaliere. Come scrive l’autore nelle note: tutti i fatti e le circostanze raccontati sono reali; alcuni nomi sono stati modificati per esigenze di privacy

DI FRANCESCO MAZZA

31 MARZO 2022

Pubblichiamo estratti del libro di Francesco Mazza “Il veleno nella coda”, autobiografia familiare con dentro il demone di Berlusconi. Come scrive l’autore nelle note: tutti i fatti e le circostanze raccontati in questo libro sono reali; o almeno, è come a distanza di tempo li ricordo io. Alcuni nomi sono stati modificati per esigenze di privacy.

Nell’estate 2006 mio padre fu invitato per la prima volta a trascorrere la settimana di ferragosto a Villa Certosa, la lussuosa residenza estiva di Berlusconi, in Sardegna, a Porto Rotondo – centoventisei stanze, con centoventi ettari di parco. Ai tempi, i nomi e le vicende di Noemi Letizia, di Ruby Rubacuori, delle “vergini che si offrono al drago” e del loro “utilizzatore finale” non erano ancora di pubblico dominio. Per questo, quando mio padre tornò a Porto d’Ascoli, dopo sette giorni alla corte del Presidente, nessuno prese i suoi racconti sul serio. Dalle sue parole, infatti, sembrava che Berlusconi conducesse una vita più simile a quella di un sultano orientale – l’Unto dal Signore – che a quella del leader di una democrazia occidentale, specie perché la costante di tali racconti era la presenza di un’incredibile quantità di ragazze, così tante che non si poteva non pensare che mio padre stesse lavorando di fantasia. Ronzando per la spiaggia come un’ape, svolazzava di ombrellone in ombrellone alla ricerca di nuove orecchie per le sue storie, una più inverosimile dell’altra. Come il prigioniero liberato del Mito della caverna, aveva avuto accesso a una verità sconvolgente e moriva dalla voglia di condividerla col resto dell’Universo, ma era portatore di una versione dei fatti troppo scioccante per essere creduto – l’Universo non voleva uscire dalla caverna.

Raccontava di un presidente del Consiglio al comando di un drappello di modelle, in shorts o bikini, davanti alle quali si era esibito in uno spettacolo canoro sul palco del suo personale anfiteatro; al termine dello show aveva avuto cura di spalmare sulla pelle di ognuna uno speciale olio afrodisiaco importato per lui dall’Estremo Oriente. O l’aneddoto dell’uomo politico inglese cacciato dal giardino dell’Eden per un coito con una delle donne che soggiornavano nei confini del regno – un peccato mortale, una violazione della regola aurea secondo cui le femmine spettavano tutte al Capo e nessuno poteva azzardarsi a sottrargliene una, neppure per una notte. E poi, naturalmente, il vulcano. Grazie a un sofisticato apparato di luci laser, per festeggiare ferragosto, Berlusconi aveva trasformato la collina davanti a Villa Certosa in un vulcano, simulando una gigantesca eruzione di lava. La messa in scena, tanto mastodontica quanto pacchiana, era visibile anche dai passanti in sandali e bermuda della vicina Porto Rotondo, che osservarono lo spettacolo attoniti, senza rendersi conto di cosa stesse accadendo. (…) Derubricammo anche questa storia al rango di panzana, almeno fino a quando non ne parlarono anche i giornali, riportando numerose testimonianze sull’accaduto. Il Presidente era eccessivo in ogni singolo aspetto della sua esistenza e quegli eccessi non erano un effetto collaterale, ma la ragione stessa del suo successo. Seimila piedi sopra le leggi che governavano la società, Berlusconi rappresentava l’italiano per antonomasia, quello che cela in sé, dai tempi della Roma papalina, un’insofferenza atavica per le autorità. (…) Non è vero che abbiamo subito una mutazione per colpa di Berlusconi: è vero che, per la prima volta, siamo diventati liberi di dare sfogo alla nostra identità recondita di italiani. Fino ad allora ci eravamo trattenuti, come quando esci per la prima volta con una donna elegante e sofisticata, e metti su un teatrino cercando di mostrarti diverso e migliore di quello che realmente sei; con Berlusconi era come avere accanto una mignotta che continua a sussurrarti all’orecchio quanto tu sia bravo nel farla godere, mentre intanto conta i soldi. L’eruzione del vulcano era stata spettacolare, roboante, scenografica, ma allo stesso tempo illusoria, destinata a scomparire all’alba senza lasciare traccia: esattamente come il ventennio berlusconiano. (…) Nel vedere così da vicino il vulcano, mio padre aveva finito per essere travolto dalla lava della volontà di potenza di Berlusconi. Si convinse che anche lui aveva diritto a vivere allo stesso modo, senza compromessi né mediazioni, e da quel momento si rifiutò di sottostare anche a quel minimo di responsabilità e di sacrificio che il ruolo sociale gli imponeva, anche solo per una questione di decoro. Mio padre voleva una vita alla Berlusconi, per poter soddisfare ancora meglio l’ospite famelico accampato nel suo animo – e andò in cerca di una scorciatoia per riuscirci.

*** Anni dopo ***

“Sui giovani siamo indietro, lo dicono i sondaggi”. Non sapevo cosa rispondere e non dovetti rispondere nulla, perché dalla portafinestra della villa uscì la titolare della voce che lo aveva suonato al telefono.

Non più giovane, portava ben visibili i segni degli interventi di chirurgia estetica cui si era sottoposta. Irruppe in giardino investendo l’ex presidente del Consiglio con una serie di questioni che, a suo dire, necessitavano di essere risolte immediatamente, e dopo aver sbattuto sul tavolo delle carte, intimò al mio ex socio di fare al più presto quello che gli chiedeva – il tutto senza rivolgermi uno sguardo, né dare a vedere che aveva notato la presenza di un estraneo. L’imbarazzo del supposto Uomo Più Potente d’Italia era evidente. Cercò di presentarmi alla Signora Bisturi, non tanto per gentilezza quanto per invitarla a tenere un atteggiamento più misurato, ma lei mi strinse la mano sbrigativamente e poi continuò come se nulla fosse. Sembrava quasi che provasse piacere, nel maltrattare l’illustre padrone di casa in presenza di un ospite sconosciuto.

Da un punto di vista umano, non potevo che provare simpatia e persino tenerezza per Berlusconi. Forse lui se ne rese conto, perché dopo aver cercato di sdrammatizzare si alzò in piedi e, scusandosi, disse che sarebbe tornato al più presto. Rimasto solo nel giardino di Arcore, mi chiesi se quanto accaduto non facesse parte di un disegno del destino e, se così fosse, con quale razza di disegnatore malato avessi a che fare.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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