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*Craxi, una storia italiana* di Vincenzo D’Anna*

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*Craxi, una storia italiana* di Vincenzo D’Anna*

Bello il reportage di Sky sulla figura di Bettino Craxi, leader politico tra i più noti e potenti in Italia negli anni Ottanta del secolo scorso. Ai giovani di oggi, dopo quarant’anni, quel nome dirà forse poco o niente e chissà, magari quel “poco” che giunge sarà unicamente incentrato sulle vicende giudiziarie che lo travagliarono e non sugli indubbi meriti che pure Craxi ebbe come segretario del partito socialista italiano e presidente del Consiglio dei ministri per un quinquennio. Tutte le sue disgrazie umane e politiche furono incentrate intorno a Tangentopoli, ovvero lo smantellamento, via procure, del sistema di finanziamento occulto ai partiti politici. Una storia complessa che si è dipanata nel corso degli anni per poter giungere ad un giudizio alquanto obiettivo, scoperchiando ipocrisie e calcoli meschini che per lungo tempo sono stati paludati da un moralismo strabico e mendace. L’ex leader socialista passò alla storia per il discorso tenuto alla Camera dei Deputati nel 1992 quando, con tono apertamente di sfida, dichiarò che tutti i partiti, senza eccezione alcuna, facevano affidamento su finanziamenti aggiuntivi, che il loro ridondante sistema organizzativo (e le molteplici attività svolte) aveva bisogno di una raccolta extra di risorse economiche per andare avanti. Cosi come le armi erano necessarie in guerra, così i fondi erano fondamentali per poter ingaggiare e combattere determinate battaglie. In soldoni: se il sistema dei partiti, nel suo insieme, era imperniato su queste modalità operative, allora tutto il sistema doveva ritenersi censurabile da un punto di vista meramente politico. Parole dure ed affilate che scoperchiavano un segreto andazzo che poi tanto segreto, in fin dei conti, non era. Craxi aveva fortemente conteso, sul piano politico ed elettorale, l’egemonia comunista nella sinistra italiana ed allo stesso tempo aveva battagliato con la Democrazia cristiana, il partito di maggioranza relativa, per la leadership del governo, in anni in cui la formula politica in voga era quella del pentapartito, ovvero di Centro Sinistra. Le indagini giudiziarie, orbe verso la sinistra di opposizione, si erano incentrate sui partiti di governo disvelando la stretta connessione tra gli imprenditori e la classe politica dirigente. Furono anni quelli in cui si aizzò l’odio popolare contro i politici dando vita alla lunga e triste vicenda che andò sotto il nome di gogna mediatica e giudiziaria. In parole povere ogni avviso di garanzia diventava, per il clamore suscitato dai media (e quindi dell’opinione pubblica) una sentenza di colpevolezza. La magistratura assurgeva in tal modo a potere assoluto e le procure, orientate politicamente, vennero usate come strumento di moralizzazione dei costumi politici più che sedi dell’azione giudiziaria. Alcuni di quegli inquirenti fondarono partiti politici e molti diventarono parlamentari. Si saldò in tal modo l’asse tra magistrati e moralisti a tutto vantaggio dell’anti politica. Insomma il discredito orientato verso taluni partiti diede la stura alle manette facili, alla carcerazione preventiva intesa come strumento di “pressione” per indurre gli indagati a parlare. Molti furono quelli che non ressero il peso di questo modus operandi e si suicidarono in carcere ancorché risultati in seguito estranei ai fatti loro addebitati. Molti degli indagati finirono i assolti, dopo anni di clamore e di vergogna, nei successivi gradi di giudizio. Tuttavia il sostegno popolare spostò il potere dal Parlamento nelle mani dei pubblici ministeri che, con i loro provvedimenti, relegavano la politica nell’angolo dell’impotenza. Dopo anni si scoprì che tutti erano coinvolti a vario titolo nel sistema di finanziamento illecito, sì, anche coloro i quali avevano processato Craxi in piazza con un’eccezionale dose di doppiezza morale e di cinismo. Qualche anno prima dello scoppio di Tangentopoli e delle esasperazioni giudiziarie le Camere avevano votato una legge di sanatoria sui bilanci dei partiti e rincarato la dose delle pene irrogabili per il finanziamento illecito. Un atto demagogico che salvò i responsabili dei partiti dell’epoca precedente ed inasprì le pene giudiziarie e le censure morali per quelli giunti dopo. Così fu per lo stesso partito comunista che continuava a farsi finanziare in dollari dall’Unione Sovietica e dalle Coop rosse. La denuncia di Craxi si avverava. Condannato per finanziamento illecito, l’ex segretario del Psi espatriò in Tunisia dove morì. Esule per gli amici, latitante per quanti lo odiavano. Vicende giudiziarie a parte, il reportage ci ha mostrato un uomo che amava la patria e praticava la politica colta e capace, che finì per essere il capro espiatorio di un sistema complesso e diffuso che tutti praticavano e tutti conoscevano. Nacque in tal modo la cosiddetta Seconda Repubblica e l’intera storia politica italiana che spesso ci ha fatto rimpiangere i politici di allora. Una cosa è certa: non furono trovati danari nella disponibilità di Craxi o dei suoi familiari. Ed anche questo merita rispetto.

*già parlamentare

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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