L’ipocrisia dei conflitti,…
L’ipocrisia dei conflitti, da Napoleone a Mosca
Pur abbandonandosi ai suoi progetti giganteschi, il governo non oserebbe dire alla Nazione: ‘Marciamo alla conquista del mondo’; che essa all’unanimità gli risponderebbe: ‘Non abbiamo nessuna intenzione di conquistare il mondo’. Il governo parlerebbe allora dell’indipendenza nazionale, dell’onore nazionale, dell’allargamento delle frontiere, degli interessi commerciali… e di non so cos’altro ancora, perché inesauribile è il vocabolario dell’ipocrisia. Parlerebbe dell’indipendenza nazionale, come se l’indipendenza di una nazione fosse compromessa perché altre nazioni sono indipendenti. Parlerebbe dell’onore nazionale, come se l’onore nazionale fosse ferito perché altre nazioni conservano il proprio.
Codesto governo invocherebbe gli interessi commerciali, come se significasse giovare al commercio spopolare un altro Paese della più fiorente gioventù.
Codesto governo aggredirebbe i più pacifici tra i vicini, i più umili tra gli alleati, attribuendo loro progetti ostili, come a prevenire aggressioni meditate. Se gli sventurati oggetti delle sue calunnie venissero facilmente soggiogati esso si vanterebbe di averli preceduti; se avessero il tempo e la forza di resistergli, esclamerebbe: ‘Come vedete, volevano la guerra, poiché si difendono’”.
Questo durissimo pamphlet (Dello spirito di conquista) di Benjamin Constant fu scritto nel 1813 e ha come bersaglio Napoleone che portò la democrazia in Europa sulla punta delle baionette. Ma sembra una fotografia, quasi una pantografia precisa al millimetro, del Putin e della Russia di oggi, delle giustificazioni usate dallo Zar per aggredire l’Ucraina e dei suoi metodi. Solo qualche esempio tratto da questo densissimo discorso: se gli aggrediti si ostinano a resistere si dice “come vedete, volevano la guerra, poiché si difendono”; se si ha l’intenzione di usare armi chimiche si accusa l’aggredito di averci pensato prima (“codesto governo attribuirebbe ai nemici progetti ostili come a prevenire aggressioni meditate”).
Ma il pamphlet di Constant riguarda molto da vicino anche gli americani, benché Constant non potesse ovviamente prevedere la teoria della “esportazione della democrazia” di George W. Bush elaborata sulla base del libro del cosiddetto politologo Fukuyama (La fine della storia e l’ultimo uomo del 1996), per il quale il mondo sarebbe inesorabilmente e ineluttabilmente portato verso “la Terra Promessa della Democrazia, la diffusione di una cultura generale del consumo, del capitalismo su base tecnologica”.
Scrive Constant: “Durante la Rivoluzione francese si era inventato un pretesto di guerra sino allora sconosciuto: liberare i popoli dal giogo dei rispettivi governi, che si supponevano illegittimi e tirannici. Con tale pretesto si è portata la morte tra uomini di cui gli uni vivevano tranquilli sotto istituzioni mitigate dal tempo e dalla consuetudine, e gli altri fruivano, da parecchi secoli, di tutti i benefici della libertà. Epoca quanto mai ignominiosa, nella quale si vide un governo perfido incidere parole sacre sui suoi stendardi colpevoli, turbare la pace, violare l’indipendenza, distruggere la prosperità dei vicini innocenti, accrescendo lo scandalo europeo con mendaci dichiarazioni di rispetto per i diritti degli uomini, e di zelo per l’umanità . ‘La conquista peggiore è l’ipocrisia’ disse Machiavelli, come se avesse predetto la nostra storia”.. L’Illuminismo pose le basi di quello che aveva predetto Machiavelli e che si concreterà negli ultimi trent’anni con la politica di aggressione americana: attacco alla Serbia per il Kosovo (1999), invasione e occupazione dell’Afghanistan (2001-2021), l’aggressione all’Iraq di Saddam Hussein avendo come pretesto una menzogna (2003) e infine, e per ora, l’attacco del 2011 alla Libia del colonnello Muhammar Gheddafi con le devastanti conseguenze che sono oggi sotto gli occhi di tutti.
E infatti Constant aggiunge: “L’acquisizione di Paesi remoti, il possesso dei quali non accresce minimamente la prosperità nazionale, a meno che non si chiami prosperità nazionale la vana rinomanza di alcuni uomini e la loro funesta celebrità”. E ciò, all’interno delle cosiddette democrazie, non riguarda solo la filiera yankee, George H. W. Bush, Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama, Joe Biden, ma anche capi di Stato europei, da Sarkozy a Macron fino a Berlusconi che diede l’avallo, in totale contrasto con i nostri interessi nazionali, all’aggressione alla Libia e all’assassinio di Gheddafi, torturato, sodomizzato, massacrato e alla fine ucciso. All’epoca Berlusconi, che aveva ritratto Gheddafi come un suo quasi fratello, disse cinicamente: “Sic transit gloria mundi”.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)