I CAVALIERI NERI
FORMULA UNO – La F1, può offrire vari punti di discussione, uno tra questi n modo un po’ romanzato, è quello che concerne i cavalieri neri (finzione leggenda realtà se nè dicono tante), ma il giornalista è anche giusto che faccia il proprio lavoro, giocando con titoli parole e personaggi poi tutto è opinabile, migliorabile e perfettibile o perfezionabile, per carità di DIO.
Ma sti cavalieri neri chi so? Soprattutto so incazzati….. si dice guarda sei nero di rabbia, stavolta l’occhio lo buttiamo analizzando le prestazioni di alcuni piloti tuti di nero vestiti.…total black anche le vetture, il nero un coloro che snellisce e non passa mai di moda…alcuni personaggi famosi del cinema soprannominati cavalieri neri , uno su tutti Zorro, Supercar la fortunata serie americana con David Hasselhoff, il bagnino poi di Baywatch, ma anche delle puntate nel cartoon Lady Oscar spunta un fantomatico e misterioso cavaliere nero cattivo che deruba i ricchi per dare ai poveri, è ferirà quasi mortalmente Andrè Brandiè, personaggio della serie animata compagno ed amico fidato della protagonista Oscar, provocandogli la perdita di un occhio, ma altro cavalieri neri possiamo certamente trovarli nei personaggi della Marvel, qualche esempio ??? Batman spesso e volentieri motorizzato con super autovetture che dire sportive è dir poco, autentici bolidi….come la Lamborghini di servizio nella doppia versione anche con i fucili, anche motociclista provetto Batman il vendicatore mascherato notturno che salva Gotham (o cerca di salvarla) dai vari giochi di potere e dalla corruzione.
Ma anche Cat woman (personaggio interpretato da attrici tanto belle quanto brave, su tutte una fantastica Halle Berry), sempre bellissima e ammaliante, amante delle due ruote, su moto rigorosamente total black.
Il cavallo il traghettatore per l’inferno rigorosamente total black (bianco no simbolo di purezza), ma il destriero nero per eccellenza è BUCEFALO, cavallo di Alessandro Magno (o il grande fate voi è uguale). Il giovane cavallo ombro, ombrosissimo, che rivede nel giovane Alessandro sè stesso e si farà montare solo da lui per tutto il resto della sua vita morendo poi a poca distanza di qualche giorno, qualche ora l’uno dall’altro.
Tornando al destriero nero, qual’ è lo stemma della Ferrari…troppo facile un cavallino rampante su due gambe regalo che una donna fece ad Enzo Ferrari, ossia lo stemma presente negli anni ’30, sugli aerei che il figlio militare e pilota di aerei guidava e guidò in battaglia, dando vita ad un simbolo un marchio ed un brand famoso in tutto il mondo.
Ma veniamo ai piloti di Formula Uno… chi sono questi cavalieri neri esistono veramente…o è frutto di fantasia….la classica storia inventata narrata da qualche cantastorie…no no i cavalieri neri ci sono stati in Formula e ce n ‘ è uno a tutt’0ggi, di chi stiamo parlando …. ma di Lewis Hamilton il sette volte campione del mondo che da quando ha cambiato colore sembra gli abbia portato fortuna, annata 2020 il cambio colore di livrea è dovuto anche alla scelta non da poco e sicuramente apprezzabile di fari fronte alla lotta al razzismo di cui l’anglo caraibico Hamilton ne è oramai divenuta un’icona a tutti gli effetti.
Queste le prime reazioni all’epoca dopo la decisione del cambio colore: la decisione del marchio è arrivata alcuni giorni fa e, rimarca l’interesse che il suo pilota di punta, Lewis Hamilton, sta dimostrando nei confronti del tema. “Non smetterò di spingere fino a quando non ci sarà un vero cambiamento. E dobbiamo unire le forze: è difficile cambiare, ma bisogna cambiare”, ha spiegato Hamilton durante una conferenza stampa. “Bella la reazione della F1 e anche della Mercedes sull’importanza dell’inclusione – prosegue il pilota -. Però non ho sentito parlare gli altri team, per il momento poche opportunità sono state date alle minoranze”. Per questo, continua Hamilton, “non basta un hashtag e poi tornare alla situazione di prima, noi che siamo privilegiati dobbiamo unire le nostre voci, e come team abbiamo dimostrato di conoscere bene qual è la situazione attuale”.
Razzismo e discriminazione non hanno posto nella nostra società, nel nostro sport o nel nostro team: questa è una convinzione fondamentale per Mercedes. Ma avere le giuste convinzioni e la giusta mentalità non è sufficiente se rimaniamo in silenzio. Vogliamo usare la nostra voce e la nostra piattaforma globale per parlare a favore del rispetto e dell’uguaglianza, e la Freccia d’Argento correrà in nero per l’intera stagione 2020 per dimostrare l’ impegno a favore di una maggiore diversità all’interno della nostra squadra e del nostro sport.
Il primo cavaliere nero su Lotus total black è certamente Ronnie Peterson che purtroppo ha fatto una brutta fine, morto a seguito di un tragico incidente in Italia a pochi metri dal via del Gran Premio di Monza, Ha trovato la morte il giorno dopo il Gran Premio d’ Italia del 1978, a seguito delle numerose fratture riportate in un incidente avvenuto alla partenza della gara. In seguito alla sua morte, la sua patria, la Svezia, proibirà corse di F1 sul proprio territorio nazionale, divieto tuttora in vigore.
Peterson fu estratto dalla vettura incidentata ancora vivo e cosciente, ma con sette fratture alla gamba sinistra e quattro alla gamba destra. Venne trasportato all’ Ospedale Niguarad e ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Fu poi sottoposto ad un intervento per ricostruirgli gli arti inferiori durato più di sei ore, ma la mattina seguente fu colpito da embolia lipidica che ne causò il decesso il giorno seguente. Non è stato mai chiarito se fu proprio l’embolia a causare la morte o l’imperizia dei medici nell’eliminarla (si disse che, nel tentativo di asportarla, causarono una gravissima emorragia che avrebbe condotto alle fatali complicazioni). In quell’incidente, anche Vittorio Brambilla rimase ferito, rimanendo in coma per alcuni giorni.
Per molto tempo Riccardo Patrese fu ritenuto responsabile dell’episodio, ma alcuni anni dopo venne scagionato: un’attenta indagine dimostrò infatti che, per un errore della direzione gara, il “via” era stato dato troppo presto, quando le vetture nelle ultime file non si erano ancora allineate, generando un imbottigliamento alla prima curva, dove uno scarto improvviso della McLaren di James Hunt (che si ritrovò chiuso tra Patrese e lo svedese) causò la carambola fatale.
Ronnie Peterson è stato sepolto nel cimitero di Almby, ad Orebro città natale del pilota svedese.
Vittorie
- 1973: Francia, Austria, Italia, Stati Uniti
- 1974: Monaco, Francia, Italia
- 1976: Italia
Pilota svedese biondo, molto apprezzato per le sue doti di grande controllo delle vetture monoposto di Formula con varie esperienze in scuderie diverse anche non di primo livello ed a caccia di sponsor all’interno del circus della Formula Uno fece da collaudatore debuttando in F 1 nel 1970 con la March.
Breve biografia di seguito
Bengt Ronnie Peterson (Örebro, 14 febbraio 1944 – Milano, 11 settembre 1978) è stato un pilota, automobilistico svedese.
Ha vinto diversi campionati, tra cui due titoli in F3 svedese e uno in Formula 2. Ha esordito in Formula 1 nel 1970, riuscendo ad affermarsi con 10 Vittorie e 26 podi. Peterson è diventato vice-campione del mondo nel 1971 e nel 1978.
Morì a seguito di un incidente al Gran premio d’Italia del 1978.
L’infanzia e l’esordio nei kart: Ronnie Peterson, iniziò ad appassionarsi alle automobili sin dalla tenera età, iniziando a costruirsi dei carretti a quattro ruote, con cui giocare. All’età di sedici anni iniziò a lavorare presso un’officina Renault, nel suo paese di origine.
Nel 1962 il padre di Ronnie, già pilota-costruttore di categoria F3-500 negli anni Quaranta, decise di costruirgli un kart da corsa con motore da 200 cm^3, per disputare il campionato svedese l’anno seguente.
Andando avanti agli inizi degli anni ’80, altra epoca ed altra F1, Elio de Angelis italianissimo pilota romano molo apprezzato da Colin Chapman che lo volle fortemente all’interno della propria scuderia Lotus e dopo la morte del general manager padre padrone, l’italiano a causa dei non brillantissimi risultati, nell’annata 1984 si trasferì alla Brabham, morendo poi in tragiche circostanze in un test privato sul circuito francese di Paul Ricard a causa del distacco dell’alettone posteriore, la vettura dopo qualche cappottaggio finì diritta contro le barriere i tentativi di soccorso di alcuni piloti tra cui Mansell e Prost purtroppo furono inutili il ritardo dell’arrivo dei soccorsi non cambiarono le sorte tragiche nei confronti del pilota italiano, talento puro e molto apprezzato all’interno del paddock che non ha mai sfigurato e correndo con compagni di squadri forti, su tutti Senna e Mansell, (futuri campioni del mondo) non propriamente gli ultimi arrivati.
Dopo lo sfortunato Elio de Angelis cavaliere nero sulla Lotus total black forte determinato e gentile possiamo passare ai suoi compagni di squadra come dicevamo, Ayrton Senna l’uomo che cambiato la storia della F1 soprattutto dopo la sua tragica fine in terra italiana al circuito o autodromo Enzo e Dino Ferrari (morte successiva a quella di Roland Ratzenberger che passò inevitabilmente in secondo piano), un week end tragico e funesto per la Formula Uno.
Il cavaliere nero Senna dicevamo, tutti o quasi ricordano i suoi trionfi con la McLaren biancorossa targata Marlboro, con la storica rivalità con Alain Prost, la coppia di assi nello stesso team più forte della F. Uno.
I primi esordi del giovane Ayrton Senna con la prima vittoria sul circuito dell’Estoril in Portogallo, dopo che il talento del brasiliano si era già intravisto sempre sotto il diluvio a Monaco con una rimonta ai danni di Prost con una macchina di II livello la Toleman con lo sponsor tutto italiano del caffè Segafredo.
Senna primi trionfi di nero vestito e poi successivamente gialla dove la carrozzeria o livrea per motivi anche legati allo sponsor che finanzia cambia colore.
Lo storico svenimento di Nigel Mansell sul circuito di Phoenix in America, davanti ad un pubblico esterefatto e basito generosissimo anche troppo il leone inglese appiedato a pochi metri dal traguardo scende dalla vettura e prova a sospingerla sino alla linea del traguardo distante non più di un centinaio di metri svenendo dalla fatica ed accusando un malore un gesto eroico del pilota british che non voleva abbandonare il suo cavallo nero (sempre la Lotus), che lo ha di fatto appiedato e disarcionato.
Un viaggio lungo unna vita, che si avvicina ai giorni nostri con la coppia d’attacco e ben assortita sempre in Lotus Romain Grosjean e Kimi Raikkonen ultimo pilota in rosso a diventare campi Mone del mondo, con qualche screzio all’interno della squadra dove nessuno dei due voleva rimanere dietro. Miracolato tra l’altro lo stesso Grosjean al Gran Premio dell’anno 2020, in Bahrein dove la sua Haas a muro prese fuoco la fuga del pilota scongiuro conseguenze gravissime ed irreparabile dimostrando che la sicurezza in Formula Uno ha fatto passi da gigante nonostante sia lo sport più pericoloso al mondo ed è fisiologicamente impossibile togliere una percentuale di rischio che inevitabilmente è presente ad ogni Gran Premio di F1.
Infine impossibile non citare l’ ultimo cavaliere nero, il campione in carica per eccellenza, il cavaliere nero per eccellenza impegnato nella lotta al razzismo, scuro di pelle, su una vettura totalmente nera, la Mercedes Petronas che nelle due stagioni 2020 e 2021 ha abbandonato la classica colorazione grigio argento (ritornata però quest’anno).
Ovviamente stiamo parlando di Lewis Hamilton l’anglo caraibico pluridecorato che sfiorato perdendo di fatto all’ ultimo giro dell’ultima corsa l’ottavo titolo iridato, nessuno come lui già eguagliato un certo Michael Schumacher, con un’annata (L’Ultima combattutissima) che ha visto vincere Max Verstappen come detto all’ultimo giro.
Spesso in fuga solitaria negli anni scorsi sino ad arrivare al 2020 dove la Formula Uno era ribattezzata Formula noia o Formula Hamilton tanta era la superiorità della vettura nera Mercedes total black guidata dal fortissimo cavaliere nero in fuga solitaria Lewis Hamilton, senza dimenticare il suo fido compagno di squadra e scudiero Vallteri Bottas cavalieri neri ma spesso e volentieri anche frecce nere davanti a tutti sia in prova che in gara.
I vari cavalieri neri della Formula Uno da R. Peterson, passando per De Angelis, Senna, Mansell, Grosjean, Raikkonen ed ultimo L. Hamilton
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