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Cronache dal Fronte, giorno 3. I russi entrano a Kharkiv e lanciano ultimatum per le trattative. Un ritratto del presidente Zelensky

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Terzo appuntamento con la rubrica Cronache dal Fronte, il punto giornaliero sulla situazione in Ucraina: numeri, analisi, approfondimenti.

 

I russi a Kharkiv – L’armata russa è entrata questa mattina a Kharkiv, la seconda città ucraina, dove al momento si combatte per le strade. Gli invasori hanno fatto saltare un gasdotto e, secondo l’agenzia Interfax, hanno catturato ben 471 soldati ucraini.

Il ministro ucraino per la Trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov, ha annunciato su Twitter il reclutamento di un “esercito informatico” per “continuare la lotta sul cyber fronte” contro la Russia. Il ministro ha postato un link a una chat di Telegram dove si incoraggiano hacker ad attaccare aziende e banche russe come Gazprom e Sberbank.

 

Ultimatum per le trattative – Le voci della notte di venerdì sulle trattative di pace hanno trovato conferma nella giornata di ieri. I presidenti Putin e Zelensky si stanno accordando sul luogo nel quale cominciare i colloqui. L’Ucraina ha ribadito la disponibilità al dialogo, ma non accetta la Bielorussia come luogo per gli incontri, perché paese legato a doppio filo con Mosca. “Qualunque città va bene per i negoziati” – ha dichiarato Zelensky – “Varsavia, Istanbul e Baku, ma non Minsk“.

La risposta è stata un ultimatum: la delegazione russa aspetterà quella ucraina fino alle 13 ora italiana. “Se non avrà una risposta entro quell’ora” – ha detto il parlamentare russo Leonid Slutsky – “l’Ucraina sarà responsabile dei prossimi eventi“.

Lo stesso presidente ucraino Zelensky ha tenuto un discorso alla nazione. “E’ stata una notte dura” – ha esordito – “Hanno mentito sul fatto che non avrebbero toccato i civili. Hanno deliberatamente scelto tattiche per colpire le persone e tutto ciò che rende la vita normale: elettricità, ospedali, case” – chiedendo poi ai cittadini stranieri di tutto il mondo di unirsi contro “i russi criminali di guerra“.

 

Un ritratto del presidente – Andiamo ora a scoprire qualcosa in più di Volodymyr Zelensky, presidente ucraino e obiettivo numero uno dei russi, tanto da essere già stato definito da qualcuno come “un morto che cammina“.

Classe ’78, laureato in giurisprudenza all’Università di Kiev, ha lavorato fin dal 1997 come attore e sceneggiatore per produzioni cinema e tv. Direttore artistico della rete tv Kvartal 95, ha ottenuto un grandissimo successo con la serie TV Sluha Narodu, “Servitore del popolo“. Prodotto comico di satira politica, vede Zelensky interpretare (ironia della sorte) un professore di liceo che viene inaspettatamente eletto Presidente dell’Ucraina. Proprio lo staff di Kvartal 95 ha creato un partito politico nel 2018, in seguito a questa produzione, che ha portato davvero Zelensky a diventare presidente del Paese.

Da tempo vicino alle posizioni filo-europeista Euromaidan, Zelensky ha contribuito a fondare nel 2014 un battaglione di volontari per aiutare l’esercito ucraino durante la guerra del Donbass. Da presidente si è sempre espresso su posizioni vicine all’Unione Europea e alla NATO, proponendo più volte l’idea di un referendum per accelerare il processo di integrazione. Grande sostenitore di un’Ucraina forte e libera da pressioni russe (“il confine è l’unica cosa in comune che hanno Ucraina e Russia“), ha più volte pronunciato forti critiche a Putin e proprio in questi giorni ha sostenuto che “la resistenza degli ucraini all’invasione ha fatto guadagnare loro il diritto ad entrare nell’UE“.

Nonostante le ripetute minacce e le illazioni russe che lo volevano in fuga all’estero, Zelensky ha scelto di non abbandonare il Paese e di orchestrare dall’interno la resistenza. Protetto in un luogo sicuro, ha scelto la strada dei social con post e video per mostrarsi vicino al proprio popolo, informare su andamento della guerra e provvedimenti, denunciare le azioni russe e chiedere il sostegno dei Paesi occidentali e dei cittadini di tutto il mondo.

 

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