Caffè (s)corretto: Diplomazia
Prendiamoci un caffè (s)corretto offerto da Giovanni Renella
Da settimane il mondo è con il fiato sospeso per la crisi in atto nell’Europa dell’est fra Russia e Ucraina.
Tutte le persone di buon senso si augurano una composizione pacifica del conflitto politico che vede contrapposti i due più importanti Stati di quella che un tempo fu l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, URSS per i nostalgici.
Del resto solo i guerrafondai sperano in una escalation militare degli attriti fra Mosca e Kiev, e in questa direzione provano ad orientare, sotto traccia, le diplomazie dei Paesi che si muovono sul complicato scacchiere della crisi.
In questo quadro non certo rassicurante, che vede la storia ripetersi e il continente europeo rischiare di trovarsi, per l’ennesima volta, teatro di una guerra, è bene non lasciare nulla di intentato pur di scongiurare la deriva bellica.
Ma proprio tutto, senza risparmiarsi.
Anche ricorrendo a mosse all’apparenza di non facile comprensione e di cui forse solo la storia un domani ci spiegherà il significato.
Tipo inviare Di Maio, in missione diplomatica, a Kiev e a Mosca.
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