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Tutto resta uguale, tutti sono più deboli È la fotografia di un’Italia immobile. Uno squallido zero a zero dove tutti restano esattamente dove stavano, però molto più deboli.

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Tutto resta uguale, tutti sono più deboli

È la fotografia di un’Italia immobile. Uno squallido zero a zero dove tutti restano esattamente dove stavano, però molto più deboli.

Mattarella. Lo avevamo lasciato al Quirinale con gli scatoloni pronti per il trasloco e l’anticipo versato per il nuovo appartamento. Lo ritroviamo al Quirinale come Mattarella Bis, ma è sempre lo stesso. Negli scatoloni vanno ora riposti e sigillati i pacchi delle sue smentite alla ricandidatura, e pazienza per la caparra. Forse un salvatore della Patria ma sicuramente non è il Vangelo.

Draghi. Intendeva volare verso il Colle, ha rischiato il tracollo e adesso gli va benone Palazzo Chigi. Anche se Salvini dopo la disfatta vuole altro spazio nel governo (“serve nuova fase”). Attenderà le elezioni della primavera 2023 per giocarsi il secondo tempo della partita. Con il nuovo Parlamento sottoposto a drastici tagli, Mattarella andrà avanti come se niente fosse? Oppure Sergio Bis si porrà il problema del mutato quadro istituzionale, lasciandogli libera la poltrona? Troppi se. Di sicuro, con un nuovo governo dovrà trovarsi un nuovo lavoro.

I cosiddetti leader. Escono complessivamente delegittimati, travolti dalla base dei Grandi elettori che hanno fatto di testa loro imponendo il Bis. Enrico Letta promette vendetta e invoca nuove regole per vincolare gli eletti alla disciplina di partito, e così imparano. Ovvio che le candidature alle prossime Politiche saranno una carneficina. Con le astensioni alle stelle e la sottomissione al Bis il sistema dei partiti appare un bunker bombardato. Ma pur sempre un bunker.

Destra. Mentre Salvini si sfracellava e Berlusconi s’incazzava, Giorgia Meloni si rafforzava restando immobile. Per la guida della coalizione si prevede una lunga notte dei lunghi coltelli al termine della quale ne resterà uno soltanto. Anzi una.

5Stelle. La mancata candidatura di Elisabetta Belloni ha reso evidente il conflitto Conte-Di Maio. Quanto a Grillo, non è sembrato lucidissimo con quel “benvenuta signora Italia”, mentre la signora dell’Intelligence veniva silurata da Renzi e dai centristi per fare posto a Casini. Un movimento diviso in partes tres. O quattro.

Le donne sprecate. Di una Belloni al Quirinale avrebbe parlato il mondo intero. Una novità straordinaria che avrebbe funzionato da volano per promuovere un Paese finalmente avviato sulla strada dello svecchiamento e dell’innovazione. Per una classe politica logora e polverosa, le donne in politica sono figurine di riserva nell’album del potere. Una prece.

FONTE: DI ANTONIO PADELLARO

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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