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Quirinale, conclave, ancora fumate nere: il nome della.. cosa?!

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Colle, la carica dei 505. Il quorum è sceso, ma il nome ancora non c’è.

QUIRINALE 2022 – LA QUARTA CHIAMA, VERSO IL CONCLAVE

L’attesa per il vertice tra i leader, trattativa in salita. Restano in campo Draghi e Casini Si cerca la terza via

I leader li hanno accontentati: assemblee, plenarie, riunioni fiume. Dalla Lega al Pd, passando per LeU e i 5Stelle: ognuno ha avuto il suo sfogatoio, anche se ovviamente i giochi si fanno altrove.Sarà una lunga notte e nessuno può dire con certezza come sarà apparecchiata la tavola quando questo giornale sarà in edicola. Di certo c’è che ieri, nell’ultima votazione in cui era necessaria la maggioranza dei due terzi dell’emiciclo, i segnali sono partiti e qualcuno è arrivato più forte di altri.Il primo, tanto prevedibile quanto rumoroso, è quello indirizzato a Sergio Mattarella. È il più votato di ieri: 125 voti, il triplo di quelli che aveva preso martedì. Che sarebbe “cresciuto” se lo aspettavano tutti: a sceglierlo sarebbero stati pezzi di Cinque Stelle, il gruppo di LeU, alcuni Pd, parte dei “totiani”. Ma fa rumore anche il boom di preferenze per Guido Crosetto, il candidato di bandiera scelto da Giorgia Meloni per dare un segnale (leggi avvertimento) al centrodestra: sulla carta avrebbe dovuto raccogliere 63 sì, ne porta a casa 114. Da dove arrivano? Leghisti che vogliono la linea dura, democratici che provano a mettere in difficoltà Salvini: è il bello del voto segreto, dove ognuno può tentare analisi che non troveranno mai riscontro.

Vale lo stesso per i consensi in aumento per Paolo Maddalena, candidato dagli ex M5S di Alternativa c’è, o per quelli (52) tributati a Pier Ferdinando Casini, che è il nome di Matteo Renzi, ma pure il democristiano che può mettere d’accordo tutti, lo stesso su cui – raccontano – ieri ha puntato Dario Franceschini, per far capire al “protettore” di Draghi, ovvero Enrico Letta, che la partita del premier è bella che finita.

“Ma Draghi non è morto”, ripetevano tutti ieri, quasi per ricordarsi che devono stare attenti a fare troppi calcoli, che l’ipotetico disastro delle mediazioni potrebbe ancora costringerli a rivolgersi a lui. Lui che – a dirlo alle telecamere del fattoquotidiano.it è Giancarlo Giorgetti, il più draghiano dei leghisti – “se nessun lo vuole votare, mi pare difficile che diventi presidente”.

Eppure aleggia un monito, che per alcuni porta ancora dritti a Draghi e che recita così: “L’unico modo per salvare la legislatura è procedere in maniera ordinata”.

Ovvero, innanzitutto evitare scossoni nella maggioranza. Quelli, per esempio, che avrebbe provocato la messa ai voti di Maria Elisabetta Alberti Casellati: la candidatura, tutta di centrodestra, della presidente del Senato che fino a ieri è stata la pistola piazzata sul tavolo delle trattative.

Ma “procedere in maniera ordinata” significa anche trovare il nome meno indigesto per Mario Draghi, per dargli l’idea di cedere il passo a una figura che possa reputare “alla sua altezza” (da qui, ragionano, la consulenza.

Ed è qui il vero ostacolo per Casini, le cui quotazioni ieri sera tutti davano in ascesa: digerirebbe, Mario Draghi, un veterano della politica che nel curriculum ha “solo” la presidenza della Camera? Ma d’altro canto dove lo trovano un altro che è stato di tutti e che adesso non è di nessuno? (ah no, è di Renzi, sic).

A questo serve il “conclave” che ancora i leader non sono riusciti a riunire. Letta lo immaginava a “pane e acqua”. Forse, vista la notte che li aspetta, servirà almeno qualche caffè.

 

(DI PAOLA ZANCA – Fonti: Fatto Quotidiano – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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