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AttualitàDalla Campania

Sant’Antonio Abate, l’eremita del fuoco

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Festa liturgica, ma non solo, uno degli eventi più importanti della Campania, ma non solo. Sant’Antonio Abate, l’eremita del IV secolo d.C.

di Tonia Ferraro

Al falò, fucarazzo, cippo, cioè alla catasta di legno e cose vecchie cui viene viene appiccato il fuoco, tradizionalmente sono affidati i riti di passaggio dal vecchio al nuovo, della liberazione dal male per il bene, dalla malattia alla salute. I materiali combustibili vengono sapientemente accatastati con tecniche antiche e o’ fucarazzo ‘e Sant’Antuono è pronto.

E molti, alla fine del rito raccolgono un po’ di cenere: un rito propiziatorio per il nuovo anno, ma anche a scopo terapeutico. Il sacro che si mescola al profano.

Tanti i detti tradizionali: si dice Sant’Antuono lampe e tuone, visto che in quel giorno è spesso cattivo tempo, Sant’Antuono n’ora bbona, perchè il giorno guadagna un po’di luce, oppure Sant’Antuono cacce ‘ vviecchio è miette ‘o nuovo, nel senso che la negatività viene bruciata dal fuoco lasciando posto alle buone notizie. Ma anche l’irriverente Sant‘Antuono se ‘nnammuraie d’o puorco, riferito alla storia e alla tradizione cristiana, ma anche al grasso suino che i monaci antoniani usavano con scopi curativi. Perciò, con Sant’Antuono tutto ll’anno ‘o pass ‘bbuono. E la credenza popolare vuole che il Sant’Antuono aiuti anche a ritrovare le cose perdute: Sant’Antuono ‘è velluto, fammi truvà chello c’aggio perduto.

Venerato da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi, Sant’Antonio Abate viene raffigurato con una serie di attributi: la croce tau, simbolo di vita e di vittoria contro le epidemie, il bastone, campanella, maiale, il libro sacro. Spesso troviamo anche la mitra abatale, il serpente, schiacciato con il piede, la Corona del Rosario, in mano o attorcigluata al bastone, persino un’aquila posata ai suoi piedi

La fantasia popolare spesso, nelle rappresentazioni allegoriche dei carri, come a Macerata Campania, lo affianca a figure apotropaiche (‘a signora ‘e fuoco, ‘o puorco, ‘o ciuccio, ‘a scala).

Santo taumaturgo, viene invocato per guarire da tutte le malattie sia di uomini che di animali. Viene specialmente invocato contro l’herpes zoster, ‘o ffuoco ‘e santa’Antuono, ed è protettore di macellai, salumai, norcini, canestrai, animali domestici e non.

Sant’Antonio eremita nacque a Coma in Egitto (l’odierna Qumans) il 12 gennaio 251 e trovò la morte nel deserto della Tebaide, dove viveva in una grotta, il 17 gennaio 356. Fu il primo degli abati.

La Chiesa ortodossa copta, che segue il calendario giuliano, lo festeggia il 31 gennaio

Il principale monastero di Sant’Antonio Abate si trova in Egitto, è copto ed è il più antico tra quelli cristiani (356 d.C.).

É una festività sentita e celebrata in tutto il mondo. In Italia, la festa cade tra il 16 e 17 gennaio: una notte magica, dove si dice che gli animali acquistino la parola. Il Santo viene onorato dal Veneto alla Sicilia.

In Campania è molto sentita. Patrono, tra gli altri, di Agerola, di Nusco e del Comune di Sant’Antonio Abate, la città di Napoli lo festeggia non poco allestendo falò in molti quartieri. È qui che diventa veramente ‘a festa ‘e Sant’Antuono, per distinguerla da quella di Sant’Antonio di Padova, altro santo veneratissimo dai partenopei.

L’articolo Sant’Antonio Abate, l’eremita del fuoco proviene da Lo Speakers Corner.

(Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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