Il nuovo numero in edicola e online da domenica 16 gennaio a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso Sergio Mattarella saluta e sorride. Sembra sollevato, ma forse si illude. Incombe su di lui “Il richiamo”, come dice il titolo: una parola che unisce la strategia di vaccinazione contro il Covid e gli sforzi sotterranei dei partiti per convincere il Presidente uscente a concedere il bis. Facendosi garante della fase di grande confusione, sociale e politica che rischia di travolgere il Paese a due anni dall’introduzione dello stato di emergenza: mentre si affacciano nuove varianti e la politica è in sospeso in attesa dell’elezione del nuovo Capo dello Stato.Marco Belpoliti discetta sul corpo, ormai quasi mummificato, dell’aspirante presidente Berlusconi, Sofia Ventura mette in guardia dalle tentazioni di semi-presidenzialismo alla francese, Massimiliano Panarari spiega perché la Lega è ostaggio dei populisti, Marco Follini ricorda ai Grandi Elettori che in sette anni ogni persona cambia, anche il Capo dello Stato. E mentre Antonio Rezza scrive una sua lettera al futuro presidente e Michele Serra prevede un Silvione presidente da avanspettacolo, Mauro Munafò dà la parola ai lettori: che, raccogliendo la sfida delle lettere degli intellettuali pubblicati sull’ultimo numero del 2021, hanno affidato all’Espresso le loro richieste per un’Italia migliore.Il patto tra leghisti e dem, che sperano di salvare in un colpo solo elezione presidenziale, tenuta del governo e nuova legge elettorale, lo racconta invece nel suo editoriale Marco Damilano. Che in una lunga intervista chiede conto a Massimo Cacciari delle sue posizioni controverse sulla strategia vaccinale del governo. E mentre Chiara Valerio discute con Roberto Esposito di biologia, filosofia e pandemia, Giuseppe Genna disegna un ritratto della Milano di oggi, snaturata dal Covid. La pandemia che impazza non deve però far dimenticare i malati afflitti da malattie “invisibili” di cui si occupa Marialaura Iazzetti: disturbi difficilmente diagnosticabili e quindi ancor più difficilmente curabili.Nel mondo intanto guerre e violenza non si fermano. Gigi Riva mette in guardia contro le mire della Russia su Kazakistan (e Ucraina). L’Afghanistan, denuncia Filippo Rossi, è ormai una prigione a cielo aperto, un inferno da cui ci si salva solo condannandosi all’esilio, come spiega Francesca Mannocchi. Mentre Fabrizio Gatti racconta nei dettagli le torture sistematiche nelle carceri cinesi che, alla vigilia delle Olimpiadi invernali, il Coni e il mondo intero fingono di non vedere. Altan battezza la strategia della confusione, Makkox denuncia la deriva del significato di molte parole, Mauro Biani disegna appunti per una storia del covid, Stefania Rossini risponde ai dubbi di un lettore su Caino e Abele al tempo dei no vax. E Antonio Spadaro invita a meditare sulla parola della settimana: propositi.E L’Espresso chiude con un’intervista di Sabina Minardi a Nicola Piovani che debutta nell’opera lirica e una di Anna Bonalume a Edouard Louis, che racconta il romanzo che ha dedicato a sua madre. Vincenzo Trione anticipa a Gaia Manzini le tesi del suo nuovo saggio sull’arte, Erika Antonelli riapre la terribile pagina degli stupri delle forze alleate sulla donne italiane nei giorni della Liberazione, Davide Grieco descrive le periferie di Torino, dimenticate dalla fanfara dei grandi eventi. E Michele Nicoletti ricorda con affetto e ammirazione l’inesauribile «slancio spirituale» del presidente dell’Europarlamento, David Sassoli. |