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Covid-19. Omicron: ‘variante’ da conoscere a fondo per fronteggiarla in modo ottimale

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A che punto siamo con la diffusione della “variante Omicron”?

Ce lo spiega Carlo Alfaro, dirigente medico di Pediatria all’ASL Napoli 3Sud e consigliere nazionale della Società Italiana della Medicina dell’Adolescenza.

La quarta ondata dell’epidemia italiana da Covid-19 appare quanto mai diffusiva e violenta, come d’altro canto sta accadendo in tutta Europa, che ne costituisce l’epicentro.

I nuovi contagi in Italia sfondano anche la soglia giornaliera dei 200mila casi, battendo il record assoluto da quando quasi due anni fa è esplosa la pandemia. Anche il tasso di positività sul numero di tamponi effettuati è da record: oltre il 20%. In 1 mese, dal 28 novembre al 28 dicembre, i contagi sono aumentati del 222% nella popolazione italiana. In tutta Italia di settimana in settimana aumenta il numero dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva e dei decessi e l’indice di trasmissione (Rt) si mantiene sopra 1, testimoniando la fase epidemica attiva.

La peculiarità di questa ondata è la concentrazione dei nuovi casi sotto i 20 anni: ben 3 volte più alta della fascia dai 20 anni in su.

Secondo l’ultimo monitoraggio degli ospedali sentinella FIASO | Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere nella settimana dal 28 dicembre al 4 gennaio i ricoveri per Covid-19 in Italia hanno subito una brusca accelerazione del 25,8%, con un incremento particolarmente significativo dei ricoveri di pazienti sotto i 18 anni, dell’86%. I ricoveri rappresentano solo la punta dell’iceberg di una circolazione virale che appare al momento diffusa in modo capillare nella popolazione.

Tutto ciò accade in rapporto a due elementi che assieme diventano esplosivi: il fatto che a differenza dell’anno scorso non siamo in lockdown e che si sta rapidamente affermando la variante Omicron che è contagiosissima; una contagiosità paragonabile a quella del morbillo, tanto che è stato definito da qualche studioso “il virus con la propagazione più rapida della Storia”.

Segnalata per la prima volta in Sudafrica il 24 novembre 2021, è una variante caratterizzata da un gran numero di mutazioni (oltre 30). Il 26 novembre 2021 l’Oms l’ha designata come “voc”, variant of concern, ossia “variante preoccupante”, in quanto i dati preliminari dal Sudafrica suggerivano che Omicron si diffondesse più velocemente di qualsiasi precedente variante.

La caratteristica epidemiologica di Omicron è che è capace di creare focolai molto estesi in breve tempo. La sua infettività risulta aumentata del 300% rispetto a Delta.

Inoltre, mostra segni di “fuga immunitaria”, cioè sembra che reinfetti vaccinati e guariti, in maniera almeno 5 volte superiore a Delta. Un altro problema di Omicron è che i test antigenici rapidi, che con Delta davano il 20-30% di falsi negativi, con la nuova variante possono dare falsi negativi fino al 40-50%, praticamente 1 su 2.

Il dottor Carlo Alfaro

In Italia è ancora diffusa a macchia di leopardo confrontandosi con la Delta che ancora è molto presente.

Certamente, Omicron è clinicamente meno aggressiva e la maggior parte delle persone infette è pauci-sintomatica. Il tasso di ospedalizzazione e di letalità risulta inferiore a Delta: secondo uno studio inglese, causa tra il 15 e il 45% di possibilità in meno di essere ricoverati rispetto a Delta. Ciò è dovuto al fatto che attacca la gola più che i polmoni: secondo una ricerca dell’Università di Hong Kong su colture cellulari, Omicron si replica 70 volte più velocemente di Delta nelle cellule delle alte vie aeree, ma perde efficienza negli alveoli polmonari, dove si moltiplica 10 volte più lentamente.

Ma la maggiore trasmissibilità e la conseguente crescita esponenziale dei casi annullano il beneficio di una gravità ridotta, aumentando proporzionalmente la percentuale di malattie gravi, ricoveri e decessi.

Le armi a disposizione sono, oltre alle misure, individuali e collettive, per limitare la diffusione del virus, dall’uso delle mascherine alla limitazione dei contatti e degli assembramenti, l’estensione della vaccinazione, con la tempestiva esecuzione della terza dose per chi ha già completato il primo ciclo. La protezione dopo due dosi resta infatti valida nei confronti della malattia grave ma non nei confronti dell’infezione, mentre dopo tre dosi la protezione contro Omicron aumenta di 25 volte, arrivando a livelli di neutralizzazione paragonabili alle altre varianti. Tuttavia, anche l’efficacia della dose booster contro le infezioni sintomatiche da variante Omicron diminuisce del 15-25% dopo 10 settimane e cala con rapidità maggiore rispetto ai casi di variante Delta. Tuttavia gli studi sono fatti sugli anticorpi e non sappiamo se comunque l’immunità dovuta alle cellule T, che non siamo in grado di misurare, resti protettiva anche contro Omicron come ha dimostrato su varianti precedenti. In ogni caso, Pfizer e Moderna stanno lavorando su una versione di vaccino adattata specificamente su Omicron.

Chi ha avuto un contatto stretto con una persona risultata positiva al Covid-19 (perché convivente, per contatto fisico diretto per esempio la stretta di mano, per contatto diretto non protetto con le secrezioni ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati, per contatto diretto faccia a faccia a distanza minore di 2 metri e per almeno 15 minuti, per permanenza in un ambiente chiuso in assenza di DPI idonei, o se operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta senza l’impiego dei DPI raccomandati,  o persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione) deve osservare un periodo di quarantena che è diverso a seconda dello stato vaccinale. Chi non sia vaccinato, deve fare una quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione per i vaccinati, e poi eseguire un tampone, oppure concludere il periodo di quarantena dopo 14 giorni dall’ultima esposizione al caso, anche in assenza di tampone. Chi è vaccinato con tre dosi o con due dosi da meno di 4 mesi non deve rispettare alcuna quarantena e fare il tampone solo se sintomatico. Chi la doppia dose da più di 4 mesi, dopo 5 giorni di quarantena deve fare il tampone.

Nell’ultimo decreto del Governo, per arginare l’epidemia sono previste diverse misure quali la riduzione della durata del green pass dal primo febbraio dagli attuali 9 ai 6 mesi (fino al 15 dicembre durava 12 mesi), l’obbligo di mascherine all’aperto anche in zona bianca e l’obbligo di FFP2 in cinema, teatri, eventi sportivi, mezzi di trasporto, l’ obbligo di “Green pass rafforzato” (rilasciato a seguito di vaccinazione o guarigione da Covid-19 da meno di 6 mesi, mentre il “Green pass base” si ottiene da tampone antigenico o molecolare negativo) nei luoghi di ristorazione al chiuso anche al banco, musei e luoghi di cultura, piscine, palestre e sedi di sport di squadra, centri benessere e centri termali, centri culturali, sociali e ricreativi, sale gioco, sale bingo e casinò, la riduzione dell’intervallo minimo per la terza dose da 5 a 4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.

La speranza è che il Sars-CoV-2 col tempo si adatti all’uomo diventando come altri coronavirus che sono responsabili di comuni forme simil-influenzali o di raffreddore, passando dallo stato di epidemia a quello di endemia con convivenza pacifica col virus.

Proprio per la sua capillare diffusività, Omicron potrebbe causare l’immunità di gregge nella popolazione, ammesso che le difese che induce siano durature e resistenti a nuove eventuali varianti.

(Carlo Alfaro – Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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