‘Napoli: viverla per raccontarla’ giovedì attraverso il racconto di uno scrittore e una storica dell’Arte
Appuntamento dedicato al racconto di Napoli
nei “Dialoghi di Comunità” di Accogliere ad Arte, con Francesca Amirante e Silvio Perrella.
Come si racconta una città?
Percorrendo le sue strade, entrando nei suoi spazi con i cinque sensi e assorbendo odori, voci e la sua materia.
Giovedì 16 dicembre alle ore 18 negli spazi della Chiesa di San Rocco alla Riviera di Chiaia, attraverso un dialogo sincero, moderato dalla giornalista Natascia Festa, lo scrittore Silvio Perrella e la storica dell’arte Francesca Amirante, dissertano su come si costruisce il racconto di un luogo complesso, di una città millenaria.
L’incontro, intitolato Napoli: viverla per raccontarla fa parte del IV ciclo Dialoghi di Comunità, promossi da Progetto Museo con il contributo di Regione Campania. Gli eventi mettono a confronto esperti, artisti e attivisti con i cittadini e con la comunità di Accogliere Ad Arte. Una comunità composta da gente comune che viene coinvolta in un percorso che tocca ii luoghi d’arte della città e riflettono su temi legati al turismo, alla partecipazione attiva e alla valorizzazione del patrimonio culturale.
A partire dai libri, di Silvio Perrella con Petraio (La nave di Teseo, 2021) e Francesca Amirante con Napoli Adagio (Enrico Damiani Editore, 2021), si propone una immersione nella bellezza, nella storia millenaria, ma anche nelle criticità e contraddizioni di una Napoli.
Napoli è nello stesso tempo lenta e veloce, paziente e irascibile, meravigliosa e mostruosa, come la Sirena da cui, secondo il mito, sarebbe stata fondata. Vale la pena guardarla nella sua superficie di luce per poi buttarsi a capofitto nelle sue ombre. Andando adagio, i contrasti scuotono, poi si placano, si sedimentano, diventano una nuova parte di noi. Cercare di conoscere Napoli è sempre una questione personale, mai collettiva. Ci sei tu e la città, che ti può ammaliare tanto quanto ti può ferire, spiega Francesca Amirante nel suo libr..
La città è investigata nelle sue forme da Francesca Amirante: tonde, come la rotonda Diaz; quadrate come i quartieri spagnoli, dritte, come via dei Tribunali; triangolari come le sue forme esoteriche e a zigzag delle rampe. Perché Napoli nasce come una città geometrica e poi si espande: le parti si confondono e si intersecano, lasciando emergere il suo grande patrimonio di umanità, frutto di mescolanza genetica.
Il quartiere Petraio e i suoi silenzi, le scale, le funicolari, i rapimenti dello sguardo e del cuore. Geometrie di tempo, incantesimi di pietra, materia viva: Tufo, Calcare, Pomice, come le tre parti di cui è costituito il libro di Silvio Perrella. In ognuna c’è lo sfarinamento del tempo ma anche la sua durezza e tragicità. Un tempo, eterno o inesistente, di cui le pietre come lampade di Aladino sono le mute depositarie. L’occhio di Perrella infatti attraversa il tempo geologico della pietra e della materia e il suo lento consumarsi, il tempo dei passi lungo strade e scalinate. La Petraia è però anche una delle parole che Dante nomina nel suo Purgatorio, quel luogo in salita, fatto a balze, dove a ogni salto di quota corrisponde una conquista verso la luce.
È tolta dal suo discorso su Dante la citazione che intona Petraio. “Una pietra è un diario meteorologico impressionistico…”, scrive il mio Virgilio russo. Sì, ogni giorno un’apparizione – archi, facciate, finestre, ponti, ipogei, cieli, stagioni, ruggini… -, pronta a sparire come un sentimento perso; una collezione di dettagli scorciati in poche righe, un’indagine su cosa sia una città, dove ogni città ne chiama un’altra come in una fuga”, spiega Silvio Perrella
L’appuntamento sarà aperto al pubblico ed è libero fino ad esaurimento posti. È consigliata la prenotazione, inviando mail a info@accogliereadarte.it. L’accesso è consentito ai possessori di green pass. È obbligatorio l’uso della mascherina.
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