Aversa, Folta platea per l’incontro “Donne afghane, una storia di diritti negati”
Aversa-Si è svolto presso il salone della Caritas Diocesana, nel pomeriggio di ieri 16 novembre, l’incontro che ha avuto come tema “Donne Afghane: una storia di diritti negati”. L’evento, moderato dalla dottoressa Apollonia Reale, è nato dalla sinergia della F.I.D.A.P.A. di Aversa, The Lions Club Aversa Città Normanna e Soroptist International d’Italia club Aversa. Il vescovo S.E. Monsignor Angelo Spinillo nel suo intervento ha espresso le sue considerazioni sul tema della condizione della donna su quanto spesso “ sia sottomessa, in determinate realtà, invitando ad una maggiore considerazione nei confronti della stessa sua figura e del suo ruolo”. Ha riflettuto anche su come spesso “la sottomissione sia spesso limitante non solo per la realizzazione della donna, ma per la proprio per la persona umana, che se sottomessa è fortemente limitata e impossibilitata ad esprimere il proprio potenziale”. Il padrone di casa, cioè il direttore della Caritas Diocesana Don Carmine Schiavone, ha ringraziato pubblicamente le associazioni che hanno organizzato l’incontro e anche i rappresentanti delle stesse presenti in sala per “il loro grande impegno sul territorio e per gli importanti temi da loro trattati”. Anche il sindaco Alfonso Golia è intervenuto per sottolineare “l’impegno profuso dalle associazioni” e a proposito dell’argomento del giorno ha invitato a riflettere su “un tema che necessita della realizzazione di una soluzione”. Domenico Pauciulo, Professore di Diritto Internazionale alla Luiss Guido Carli si è espresso con una profonda riflessione sulla reale situazione in Afghanistan. La guerra in questo Stato iniziò il 7 ottobre 2001, ma le ostilità hanno avuto inizio con l’invasione del territorio controllato dai talebani da parte dei gruppi afghani loro ostili dell’Alleanza del Nord. Nell’agosto di quest’anno Kabul si è arresa nuovamente ai talebani e da questo momento in poi – così come confermato anche dal Professor Pauciulo nel suo intervento- che “si teme un ritorno di restrizione così come avvenuto in passato, cioè prima dell’ultimo ventennio. Di fatto negli ultimi mesi si può notare una forte restrizione della libertà di lavorare delle donne, di prendere parte alla vita politica, nell’abbigliamento, nel praticare determinati ambienti. Tutto questo è anche contro il Trattato Internazionale dei diritti al quale hanno aderito tutti gli Stati tranne Somalia, Iran e Sudan. Il trattato, dunque, sarebbe valido anche per l’ Afghanistan, anche se, tuttavia, non esistono veri strumenti sanzionatori che possano garantire il rispetto del trattato se non delle relazioni che sono scritte ogni quattro anni per invitare gli Stati aderenti a conformarsi alle regole stabilite”. Ha riflettuto profondamente sul tema anche il giornalista Lorenzo Peluso, autore anche del libro “ Di la dal fiume Il mio Afghanistan”. Il giornalista, nel suo discorso non ha lasciato spazio a dubbi circa la “mancanza di una vera coesione dell’Afghanistan per la presenza di tante etnie. Proprio per questo motivo la popolazione afghana ha difficoltà a riconoscersi in un unico popolo e la ragione di tante difficoltà è generata non certo dal caso ma da orientamenti che hanno direzioni ben precise da perseguire “. È stata poi la volta della dottoressa Rosa Maria Pepe, avvocato e presidente del comitato “Se non ora quando”.
La dottoressa ha posto l’attenzione su “quanto è stato realmente fatto in Afghanistan e per l’Afghanistan e quanto andrebbe ancora fatto. Dal punto di vista della tutela di diritti delle donne soprattutto erano state fatte conquiste che potevano garantire una condizione migliore e determinate cure, ma purtroppo con il nuovo clima di sottomissione che domina attualmente la scena afghana tutto è nuovamente a rischio”. Infine é intervenuto a portare la sua preziosa testimonianza, Valentino De Simone, Colonnello Esercito Italiano Comando Nato Sud Europa che ha raccontato soprattutto “tutto ciò che ha visto e vissuto nelle sue missioni in Afghanistan”. Si è soffermato sul dato della “cultura come conquista delle donne che negli ultimi venti anni ha generato profondi mutamenti resi possibili anche con il favorire della formazione di coscienze con la presenza di massicce coalizioni. Questo perché la presenza di forze armate non è solo fonte di protezione e sicurezza ma riesce a formare la coscienza di un popolo”. L’incontro ha suscitato un grande interesse vista la folta platea di ascoltatori che ieri hanno raggiunto il Salone della Caritas Diocesana.
(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)