Capua. Al cinema ‘Ricciardi’ non solo film ‘cult’, ma anche incontro col regista
Grazie al Teatro Ricciardi è possibile incontrare registi di spessore come Giuseppe Bonito, che ha trasposto cinematograficamente il romanzo “L’Arminuta” di Donatella Di Pietrantonio.
Intervistato in sala da Francesco Massarelli e Dalia Coronato, il regista ha sottolineato come i romanzi sul set abbiano una vita propria dagli esiti imprevedibili. Si tratta di film è davvero molto bello e denso.
È possibile ritrovarvi il divario esistente tra la mentalità della gente di città e quella di chi abita luoghi più appartati e lontani.
Una ragazza di città, infatti, viene rimandata nella sua famiglia d’origine dopo essere vissuta fin da piccolina in una ricca famiglia borghese.
In questo caso, sono sconvolti i cliché borghesi, in quello dell’Arminuta l’anaffettività di una povera famiglia abruzzese. Entrambi i protagonisti, però, sono dotati di una forza magnetica che attrae tutti e che cambia le carte in tavola.
Il regista, concentrandosi sul potere travolgente della protagonista (che cerca di capire le ragioni di scelte che pesano su di lei come macigni), si sofferma sulla maternità di cui non esiste mai un modello perfetto; sulle mancate possibilità di chi (il primo figlio della famiglia di origine) non ha potuto realizzarsi e vede nell’Arminuta il simbolo di ogni riscatto; sulla condizione di subalternità della donna a prescindere dalla classe sociale di appartenenza; sulla scissione della protagonista divisa tra il buio del proprio foro interiore e la luce degli spazi esterni che illuminano i suoi progetti futuri; sulla forza di certi legami che hanno il potere di rialzarti da terra e permetterti di continuare a sperare.