Jean Alesi a Suzuka una gran corsa in regalo ai suoi tifosi per l’addio alla rossa
AMARCORD F1: Jean Alesi, regala un gran Premio da ricordare a tutti i tifosi della rossa di Maranello, correva l’anno 1995, nell’otto nipponico dei samurai di Suzuka, si corre il penultimo Gran Premio stagionale.
In prima fila poleman M. Schumacher sulla Benetton, al suo fianco la rossa n. 27 del francesino di origini italiane di Avignone appunto, Alesì, pista bagnata ha piovuto e pioviggina allo start. Semaforo verde posizioni invariate Schumacher tenta subito la fuga, Alesì cerca di tenergli testa e ritmo con un distacco che si aggira intorno ai due secondi, ma al giro 4 subito un colpo di scena, penalità per J. Alesì, per un jump start (tradotto partenza anticipata), anche se la sensazione come sottolineato dagli ottimi telecronisti dell’epoca, Andrea De Adamich e Guido Schittone è che il francese nell’innestare la prima marcia avesse sì mosso la macchina di qualche cm, fatale per l’attribuzione della penalità.
Dunque subito Alesì si ferma ai box, anche il suo compagno Gerard Berger, subirà la stessa penalità per partenza anticipata, la direzione di gara prende di mira entrambe le rosse e le colpisce.
Dopo i 10 secondi di penalità scontati dalla rossa n. 27 il rientro in nona posizione, subito bagarre nel traffico contro un cliente scomodo come H. Frentzen di cui Alesì riesce a sbarazzarsi sorpassandolo solo dopo qualche giro.
Ma altro colpo di scena cambio di strategia per la rossa, richiamato il francese ai box per lui montaggio delle gomme slick da asciutto, un azzardo, con la pista che si asciuga giro dopo giro, almeno nella sua traiettoria che percorrono i vari piloti il bagnato rimane ai lati della pista ma non nel binario nel quale transitano le varie monoposto che a furia di girare asciugano l’asfalto, tracciando un solco centrale, una sorta di binario asciutto.
La strategia salta dopo la sosta ai box anticipata, l’imperativo è uno soltanto, attaccare, Jean Alesì rientrerà molto dietro addirittura in 15sima posizione. Subito l’attacco alla curva prima del rettilineo alla più lenta Minardi di Lamy, ma succede quello che non ti aspetti, la pista finisce Alesì preso dalla foga si fa prendere forse anche dalla rabbia e dalla frustrazione per la doppia sosta non voluta e non prevista (penalità e cambio gomme), finisce la pista il ferrarista mette le due gomme sul’erba finisce fuori pista, testa coda completo, a 360 con un pizzico di fortuna senza prendere le barriere, la Ferrari ritorna nella sua posizione normale dritta e dopo un intero giro su sè stessa può riprende la corsa, dopo il brivido.
La botta diciamo o comunque l’uscita di pista, che fa perder qualche adesivo alla rossa n. 27, non inficia le prestazioni, anzi Jean inizia ad inanellare una serie impressionante di giri veloci, arrivando in alcune tornate nonostante le slick a guadagnare anche 6 secondi al giro sul battistrada M. Schumacher, deve sbarazzarsi di tutti i piloti però che sono davanti alla rossa e sono tanti.
Approfittando anche delle varie soste ai box e del valzer dei pit stop la rossa grazie ai suoi giri sempre più veloci risale la china, Jean Alesì tira fuori gli artigli e la sua proverbiale grinta (che non gli era mai mancata, nonostante i vari problemi meccanici della sua rossa che spesso e volentieri lo hanno appiedato come ad es. a Monza dove un cuscinetto dei freni in fiamme lo privò della vittoria certa dinanzi al suo pubblico). Ma torniamo al racconto del gran Premio di Suzuka, sorpasso da urlo di Alesì ad un certo D. Hill (anche lui opta dopo la sosta ai box per le gomme slick come la Ferrari), campione del mondo su Williams dopo qualche giro di studio, dopo di che ancora giri veloci in serie sino ad arrivare di nuovo dietro la Benetton di Michael Schumacher che si fermerà con calma per la sua la sosta, sino a giungere addirittura a meno 9 decimi dal battistrada tedesco. A questo punto il campione del mondo su Benetton, che bisserà il titolo del 1994 (doppio alloro per lui con la vettura italianissima della Benetton 1994 e 1995, con Flavio Briatore come manager al muretto box suo scopritore), inizia a tirare anche lui al massimo ed oltre i tempi scendono dai 2 minuti ed uno iniziali con pista bagnata all’ 1.44.00.
J. Alesì dopo aver tirato fuori una grinta da samurai cerca la rimonta da sogno insidiando di nuovo il kaiser su Benetton, che è costretto ad abbassare i suoi tempi sino al minuto e 44, anche se sarà il francese sulla rossa a far registrare la maggior parte dei giri veloci, il tedesco risponde a qualche giro, guadagnando anche 5 o 6 decimi a qualche tornata con un elastico che si crea tra i due leader della gara (ma ad Alesì bisogna aggiungere le due soste impreviste, la furiosa rimonta da 15simo a secondo), il tedesco si rivede spuntare la rossa n. 27 dopo essersela vista sparire dagli specchietti per gran parte della gara (dopo 4 giri appunto per la penalità dovuto allo jump start).
A metà gara però l’epilogo che non ti aspetti, la rossa di Jean Alesì, ancora una volta e per l’ennesima volta lo tradisce, una scia di fumo bianco/azzurrognolo fuoriesce alla Ferrari spremuta forse troppo come un’arancia rossa per la grandissima rimonta, ma d’ altronde non aveva senso rimaner nelle retrovie, il francese di Avignone, rallenta e parcheggia la sua vettura vicino al triage poco prima dell’entrata ai box, J. Todt per la rabbia abbandona il muretto (anche l’altra rossa di Berger alcuni giri prima aveva lasciato la corsa per noie meccaniche una domenica nera con un doppio ritiro).
La corsa che riserverà qualche altro colpo di scena, con i ritiri di Hill e Coulthard lontani che non insidieranno mai però la testa della corsa del solito Schumacher che vincerà a mani bassi il gran premio nipponico, in quanto l’unico suo vero rivale che poteva impensierirlo per la leadership, ossia Alesì, si era ritirato parcheggiando la sua rossa a bordo pista.
Vince il kaiser dunque, su Benetton che porterà a casa matematicamente con qualche gara di anticipo titolo costruttori e piloti appannaggio del tedesco pilota di punta della scuderia di Benetton capitanata al muretto box da Flavio Briatore.
Qualche immagine della corsa (più qualche altro scatto significativo), spettacolare animata dalla rossa n. 27 di J. Alesì, protagonista assoluto della corsa anche a livello di sfortuna…la fortuna è ceca dicono…ma la sfiga vede benissimo Jean Alesì, sarà mica la maledizione del n. 27 a portare male…chissa??? Ai posteri l’arduo giudizio, l’ardua sentenza.
M. Schumacher sulla rossa di Maranello la sua prima annata la F1 96, sarà costruita dopo che il tedesco nel riquadro sopra macinerà anche parecchi km per adattarsi alla rossa la 412 T2 l’ultima guidata da J. Alesì.
Alesi e Schumacher in Canada, J. Alesi appiedato dalla rossa dopo il taglio del tragurado, si farà dare un passaggio dal tedesco sarà un ideale passaggio di consegne… i due piloti si scambieranno-le vetture l’anno dopo. Schumacher siederà nella Ferrari nel 1996 iniziando lo sviluppo e la sua avvenutra in rosso che culminerà coi 5 titoli mondiali dopo il 2000 (la prima annata fu molto di transizione non fortunata, ma comunque condita con qualche gioia, ossia 3 gran premi vinit tra cui quello di Monza di casa), Jean Alesì siederà sulla Benetton, ex monoposto, di Schumacher anche se non sarà competitiva per la lotta al titolo a dimostrazione del fatto che nonostante l’importanza della vettura, è l’uomo ad esser più importante della macchina, esempio che ha ricalcato quello di G. Villeneuve che dimostrò, la preponderanza del fattore umano su quello meccanico anche se il franco-canadese aveva un stile di guida tutto suo e particolare altamente combattivo.
sliding doors scambio vetture tra Schumacher e Alesì, Ferrari vs Benetton in bagarre in Belgio e Monza 1996 (vittoria per la rossa di Schumacher per onor di cronaca).
(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)