Violenza domestica, fenomeno triste quanto diffuso: ce ne parlano gli esperti
Affrontiamo oggi un fenomeno purtroppo diffuso:
quello della violenza domestica, con la dottoressa Speranza Anzia Cardillo e con il professor Pasquale Vitale.
Commento della dottoressa Cardillo
In ambito familiare, non di rado, si verificano violenze di ogni tipo compiute da soggetti che difficilmente compiono atti violenti al di fuori del nucleo familiare. Nella maggior parte dei casi, infatti, è proprio in famiglia che si scaricano frustrazioni oppure si manifestano sintomi psicotici che sono alla base di certi atti violenti.
Quando parliamo di violenze non ci riferiamo soltanto a maltrattamenti fisici, ma anche a violenze di tipo psicologico oppure discriminazioni a danno di altri componenti del nucleo familiare.
Il reato di maltrattamenti in famiglia è previsto e punito dall’articolo 572 del codice penale, con il fine di tutelare la salute e l’integrità psico-fisica di soggetti che appartengono a un contesto familiare o para-familiare.
L’articolo punisce le condotte reiterate nel tempo, che siano volontariamente lesive dell’integrità fisica, della libertà o del decoro, oppure degradanti, fisicamente o moralmente, realizzate nei confronti di una persona della famiglia, di un convivente o di una persona.
Spesso all’origine delle persecuzioni all’interno di un nucleo familiare ci sono proprio le scelte o l’indole di alcuni componenti, che magari non rispecchiano determinati stereotipi.
Fondamentale a mio avviso è il supporto dato dalle associazioni operanti sul nostro territorio e che rappresentano un valido sostegno e punto di riferimento per le famiglie.
Inoltre non si può nemmeno ignorare che la stessa informazione su determinati argomenti abbia reso possibile il compimento di passi in avanti per intere comunità.
Un’altra valida testimonianza è fornita dalla presidente dell’associazione “Il coraggio di Briciola”, Sonia Ferrara, che afferma:
”Da sempre il percorso di crescita dall’adolescenza all’età adulta, è un cammino accidentato. Fatto di emozioni contrastanti, di risa impazzite e pianti stonati.
Di crisi improvvisi per la discrepanza tra ciò che appare fuori e ciò che si sente dentro. Per quel non essere più bambino e non ancora grande.
Quella percezione di essere soli al mondo, solo perché quel mondo non lo si sente proprio. La situazione peggiora quando la ‘crisi di identità’ è amplificata dal non riconoscersi in una identità di genere ‘canonica’.
Tra l’adolescente ‘confuso, in bilico, ed il mondo si alza un muro di silenzio, fatto di paure, pregiudizi per quel non essere all’altezza di ciò che ‘gli altri’ si aspettano.
Quel non essere ‘normale’ fatto di tante rinunce e tante porte sbattute in faccia. Questi pensieri diventano un buco nero che soffoca e confonde ed anche se non si sa chiedere aiuto, si ha bisogno di una mano tesa.
Mano sempre tesa dal “Coraggio di Briciola”, associazione che sul territorio, con il presidente Sonia Ferrara, le volontarie e le figure professionali, monitora e sostiene chi vive questo disagio. Il loro operato, è una voce silenziosa che ‘urla’non siete soli. Perché il loro motto da sempre è: ‘Insieme si può!”
Sul tema si è pronunciato anche il dottor Serlenga affrontando un altro aspetto del problema:
Nel corso degli anni molte di queste problematiche sono state combattute anche con espedienti molto ingegnosi come un linguaggio del corpo. Sul web molti video ci testimoniano come si sia trovato un modo per chiedere aiuto e salvare la propria vita.
Questo tipo di violenza sia fisica che mentale non solo comporta la distruzione di un nucleo familiare, ma cosa peggiore porta a svilire e declassare la persona cosa che non può essere più tollerata”.