Napoli. Proposta chok di Alviti (Forza Italia): ‘Le Municipalità vanno cambiate, meno consiglieri, meno poteri’
Una proposta che non piacerà a chi è in cerca di poltrona quella del sindacalista napoletano Giuseppe Alviti, leader della Federazione nazionale Lavoratori della Sicurezza e da qualche mese responsabile cittadino dipartimento Forza Italia:
“Ci sono argomenti che in campagna elettorale è meglio non affrontare. I candidati ne stanno alla larga. Oltre quello della lotta all’evasione tributaria, che a Napoli significherebbe inimicarsi almeno il 50% della popolazione, ce n’è un altro, ovvero una necessaria riforma delle Municipalità. Un riordino di questi enti di prossimità andrebbe assolutamente attuato, sia in ordine a funzioni e trasferimenti di risorse sia per il numero di consiglieri di cui sono composti. I numeri sono assolutamente sproporzionati, spiega Giuseppe Alviti,Ma andiamo per ordine e vediamo perché. Nel 2005, quando il Consiglio comunale era composto da 60 consiglieri, dopo un accordo tra maggioranza e opposizione si decise di varare una riforma e si deliberò l’abolizione delle vecchie 21 Circoscrizioni per sostituirle, accorpandole, con dieci Municipalità, ognuna con circa 100mila residenti, dotandole di qualche nuova e marginale funzione con il proposito di ampliarle in tempi successivi (cosa, ahimè, mai avvenuta). È risaputo che cedere sovranità e potere non fa piacere a nessuno, tanto meno all’amministrazione centrale di un Comune. Per quanto riguarda la composizione numerica, si stabilì il numero di 30 consiglieri per Municipalità, decidendo un equo criterio: il 50% rispetto ai 60 del Consiglio comunale. Successivamente l’articolo 184 della finanziaria del 2010 stabilì la riduzione generalizzata, per tutti i Comuni, del numero dei consiglieri comunali nella misura del 20%, sicché i Comuni con una popolazione superiore al milione di abitanti (tra i quali Napoli) ridussero le assise da 60 a 48 componenti. Il taglio lasciò a casa 12 potenziali consiglieri che altrimenti sarebbero stati anch’essi eletti l’anno successivo in cui a Napoli si votò per le amministrative. Dopo il censimento del 2011, si certificò che la popolazione residente napoletana era al di sotto del milione di abitanti, esattamente 959.052. In base a questo nuovo dato, il numero dei consiglieri comunali fu sottoposto a un ulteriore taglio nel rispetto dell’articolo 37 del Testo unico degli enti locali che stabilì 40 consiglieri per le assemblee dei Comuni con una popolazione superiore ai 500mila, ma inferiore al milione di abitanti. In definitiva, nel giro di pochi anni, il Consiglio comunale è stato ridotto del 33%, mentre i componenti delle Municipalità sono rimasti gli stessi. Questo perché le riforme – e, quindi, i tagli o gli incrementi di rappresentanza per i Comuni – sono di competenza del Parlamento, mentre quelle delle assemblee delle Circoscrizioni/Municipalità, ricadono nelle competenze del Consiglio comunale. Ed ecco quindi l’anomalia odierna. Il Consiglio comunale di Napoli oggi è composto da 40 consiglieri, mentre ognuna delle 10 Municipalità ne ha 30: un numero ben lontano dal rapporto percentuale che fu stabilito in origine della riforma del decentramento targata Raffaele Porta, un vero assessore al Decentramento a differenza di tutti quelli che gli sono succeduti.
Dunque, mentre il Parlamento e le leggi esistenti tagliavano l’assemblea cittadina sulla base della spending review e del nuovo censimento, il Consiglio comunale di Napoli è rimasto fermo e non ha mai disposto nessuna riduzione dei consiglieri municipali e mai ha terminato la riforma del 2005 che prevedeva di assegnare più deleghe, funzioni e risorse. Ognuna delle dieci Municipalità, inoltre, dispone anche di tre “assessorini”, figure di scarsa utilità visto che le Municipalità restano organi di proposta e pochissimo di governo. Queste stesse figure, però, sono utili ai partiti e ai movimenti civici, bisognosi di poltrone da distribuire per i nominati di turno. Quindi, anche se una riduzione dei consiglieri è un argomento poco gradito ai rappresentanti delle Municipalità, che avrebbero ovviamente meno possibilità di essere rieletti, andrebbe messa in campo una utile e seria discussione sul decentramento amministrativo, sul ruolo delle Municipalità, sulla necessità di trasferire effettivamente poteri, deleghe e risorse, ma anche mettendo mano alla riduzione del numero dei consiglieri- non più di 20 per municipalità- e dalla eliminazione delle inutili figure dei “mini-assessori”. Questo faciliterebbe anche le composizioni delle liste che oggi necessitano di ben 300 candidati per ogni sigla. Altrimenti sarebbe meglio eliminare del tutto le Municipalità. Tranne quelli che ne fanno parte, ne sarebbero tutti contenti”, conclude così il suo intervento il presidente della guardie particolari giurate Alviti.