Aversa. ‘Violenza tra minori’: fenomeno tristemente attuale, illustrato per noi dall’esperto
Argomento dirompente per la nuova rubrica proposta da Belvederenews, denominata “Per ogni donna …e non solo”, curata e ideata dalla dottoressa in giurisprudenza e criminologa Speranza Anzia Cardillo e dal professore Pasquale Vitale.
L’argomento trattato oggi sembra molto attuale e urgente, considerato quanto avviene nelle nostre città in termini di violenza minorile, esercitata da vere e proprie bande organizzate di minori.
Ci aiuteranno a comprendere la delicata tematica: la dottoressa Cardillo l’avvocato Valeria Criscuolo, criminologa esperta in diritto familiare, e il dottore Gianluca Serlenga, biologo e criminologo.
Non è raro che si verifichino episodi di violenza durante le giornate in cui si ritrovano i giovani, cioè per lo più nelle serate del fine settimana. Ciò accade, più o meno, in tantissime città del nostro Paese, e misure più drastiche per contenere questo fenomeno diventano sempre più necessarie e urgenti.
Si parla non solo di scontri e risse casuali, come ma spesso di atti compiuti da vere e proprie bande organizzate di giovanissimi che già escono di casa armati, per recarsi in strada e assumere comportamenti violenti a danno della comunità.
I giovani che hanno comportamenti di questo tipo non sono, come erroneamente si crede, provenienti necessariamente da un contesto disagiato ma molto spesso appartenenti a famiglie benestanti. Talvolta la ragione di certe condotte è da ricercare nella mancanza di una guida che possa sensibilizzarli al rispetto delle regole, lo spirito emulativo nei confronti di personaggi violenti, o ancora la stessa noia dettata dalla quotidianità o, paradossalmente, dalla insofferenza stessa alle regole.
Spesso ragazzi molto giovani causano risse che hanno dei risvolti nefasti e che hanno un seguito anche nelle serate successive, in cui viene ordinato un “regolamento di conti”.
Quest’ultimo dato ci porta a pensare a veri e propri scontri tra faide. Dopo i fatti accaduti recentemente ad Aversa il sindaco ha parlato della necessità di mobilitare le forze dell’ordine al fine di sorvegliare costantemente i luoghi frequentati da giovanissimi. In tal modo, si dovrebbero contenere le liti e limitare comportamenti criminali da parte di giovani, (spaccio di droga, consumo di alcool).
Oltre a questo anche la famiglia e la scuola dovrebbero fare la loro parte e indirizzare maggiormente i giovani a condotte che si muovano nell’ambito della legalità, ma soprattutto ad impiegare il tempo in maniera costruttiva.
Commento dell’avvocato Valeria Criscuolo.
Sempre più dilagante è il fenomeno della criminalità minorile legata alle baby-gang, difatti i dati statistici provano un aumento smoderato dei casi di criminalità rappresentando un cancro socio-giuridico. Esso ha avuto origine tra gli anni 50 e 70 negli Stati Uniti in particolare negli slums quartieri più degradati e poveri delle grandi città americane.
Con il termine baby gang si intende la microcriminalità che si sviluppa e si diffonde all’interno di contesti urbani. Si tratta di gruppi di minori, che si coalizzano con il preciso scopo di compiere condotte anti-sociali (quali furti, aggressioni, atti vandalici, violenze, abusi sessuali di gruppo e spaccio) verso soggetti più deboli (coetanei anziani disabili).
Tali gruppi prevedono una gerarchia interna avente un leader, controllano un dato territorio, hanno una stabilità nel tempo determinata dalla coesione interna e dal senso di appartenenza al gruppo. La caratteristica delle baby gang sta nella rivalità e negli scontri con le gang avversarie. Le baby gang si distinguono o identificano per l’abbigliamento e per il linguaggio. Demograficamente l’appartenente ad una baby gang ha tra i 7 e 14 anni, quasi sempre maschio, ma il fenomeno sta aumentando anche tra le donne.
Ma che cosa spinge questi giovani che potrebbero scegliere di condurre una vita sana per se stessi e gli altri nel totale rispetto delle regole sociali ad assumere certi atteggiamenti ai danni di cose, persone e luoghi?
L’attitudine a delinquere del minore è riconducibile: in primis a) ad un analfabetismo affettivo dovuto all’incapacità genitoriale di rivestire il proprio ruolo protettivo ed educativo, ponendo così in essere un assenteismo attorno al minore (parliamo di casi in cui sussistono contesti familiari problematici come divorzi, separazioni difficili e perdite. Da tali contesti non sono escluse però famiglie che esercitano una maggiore sorveglianza e protezione sui figli, nei quali si innesca un meccanismo di ribellione); b) ad un’indigenza economica, nonché ad un contesto socio-ambientale in cui il minore cresce, ma non ne è esclusa la classe medio-alta); c) una potenziale causa di questo tipo di violenza secondo gli studiosi potrebbe essere ritrovata da modelli sbagliati ai quali i ragazzi fanno riferimento, quali ad esempio quelli dati da serie TV aventi ad oggetto la rappresentazione di vite degradate e disagiate che i giovani tendono ad imitare. Tra le cause delle condotte antisociali non sono da trascurare quelle riconducibili alla psiche del soggetto, concretizzantesi in frustrazioni non gestibili, versando la propria irruenza sul soggetto debole.
I primi segni dell’aggressività del minore si manifestano nell’ambiente scolastico, dato che in esso si formano i primi legami e gruppi, nei confronti dei compagni più deboli e nei confronti degli insegnanti. Questo atteggiamento non è altro che uno strumento per concretizzare atti di ribellione nei confronti dei genitori.
In conclusione come si potrebbe arginare tale fenomeno?
Le azioni possibili per tamponare il fenomeno delle baby gang sono la prevenzione e l’educazione.
La scuola a tal proposito ha un ruolo importante, dovendo fornire ai ragazzi spazi di aggregazione e socializzazione, promuovendo alternative alla rabbia e al cinismo, sviluppando cosi una educazione emotiva e dando il via a percorsi di educazione, al rispetto dell’altro e contro la violenza di genere. Tali spazi di aggregazione sono ravvisabili nello sport, nelle attività relative al doposcuola, nelle zone protette (come centri di incontri giovanili)
Video intervista al dottor Serlenga (in alto)