Quaranta appartamenti di medie dimensioni ricavati dal fienile di un’antica villa veneta. Tanta campagna, tanto verde e tanta privacy a pochi chilometri dall’autostrada Milano-Venezia. Qui ha la residenza Luca Morisi, mantovano classe ’73, “inventore” della macchina social di Matteo Salvini. Della “Bestia”, però, Morisi ha lasciato da pochi giorni la guida. Ieri ha passato la giornata nella casa di famiglia nel centro di Mantova. Troppo il clamore per l’inchiesta che lo riguarda e che lo vede indagato per cessione di droga così come si legge negli atti della Procura di Verona. Il caso, riportato su alcuni quotidiani, ha consigliato a Morisi di dimettersi da ogni incarico all’interno della Lega.I fatti, come per ora ricostruiti, risalgono alla prima metà dello scorso agosto, quando l’ex guru social del Carroccio si trovava nel suo appartamento del comune di Belfiore, a 20 km da Verona. La zona è molto frequentata. Il via vai è continuo. La cascina è stata ristrutturata da una società immobiliare le cui quote sono detenute da una società di diritto inglese. Quasi tutti i proprietari usano gli appartamenti come appoggio per una notte o per qualche giorno. Sono pochi quelli che ci abitano regolarmente. Morisi, 48 anni, l’aveva acquistata nel 2007, ritrovandosi qualche anno dopo come vicino anche un magnate russo. Lo scorso agosto il “dominus” delle campagne social di Salvini si trovava nel suo appartamento. Fuori, invece, i carabinieri della compagnia di San Bonifacio, competenti per quel territorio, per come spiegato dal Procuratore di Verona Angela Barbaglio, stavano effettuando controlli di routine. Insomma, non era la prima volta. Quella sera viene fermata un’auto con a bordo tre ragazzi. Il controllo avviene poco lontano dall’abitazione di Morisi. E dà in apparenza esito positivo. Viene trovata una boccetta con dentro del liquido incolore. I ragazzi, senza precedenti penali, non si mostrano reticenti e spiegano che quella è droga (senza specificare quale) e che sarebbe stato proprio Morisi a dargliela. Aggiungono di conoscere l’influente leghista. Spiegano di aver ricevuto la sostanza da lui, ma non parlano né di acquisto né di prezzi. Da capire se stavano andando o uscendo da casa del leghista. Emergerà che i ragazzi non sono della provincia di Verona e con buona probabilità, spiegano fonti investigative, nemmeno veneti. I militari così tornano indietro e bussano a casa Morisi. Dalla perquisizione salta fuori una modica quantità di cocaina, per nulla occultata e chiaramente per uso personale. Nessun reato viene contestato per questo.
Diversa la situazione per la presunta droga liquida. A ieri, e a oltre un mese dal controllo dei ragazzi, la sostanza non era stata analizzata. E la spiegazione è apparsa subito semplice: il caso di agosto è stato derubricato dalla Procura di Verona come ordinaria amministrazione dunque l’analisi del liquido è andata in coda alle altre sostanze da testare. Tanto più che il laboratorio scientifico serve tutto il Veneto e la provincia di Mantova.
Ora però le cose cambiano, a partire dal fatto che il fascicolo è stato preso in mano direttamente dal procuratore assieme al sostituto procuratore Stefano Aresu che quella sera di agosto era di turno. A quanto risulta, inoltre, i carabinieri durante la perquisizione hanno portato via cellulari e supporti informatici per capire chi fossero i contatti di Morisi. Naturalmente molto è ancora da capire. A partire dalla sostanza. Se quel liquido incolore dovesse rivelarsi Gbl o Ghb, e cioè la droga dello stupro, sarebbe confermata l’iscrizione alla quale presumibilmente si aggiungerebbe anche l’internazionalità del reato, visto che 9 volte su 10 la sostanza viene acquistata online dall’Olanda. Diverso il caso se il liquido si rivelasse altra sostanza, molto usata durante le feste e ritenuta legale in Italia. Insomma le analisi chimiche saranno dirimenti. Anche per questo, spiega il procuratore, “Luca Morisi è iscritto per supposta cessione di sostanze stupefacenti”. A far ipotizzare che quella trovata ai ragazzi non sia droga dello stupro vi è anche la dichiarazione con cui Morisi ha confermato i fatti precisando che non ci sarebbe “alcun reato” ma “una grave caduta come uomo”.