La leggenda dei cavalieri ombra
LA LEGGENDA DEI CAVALIERI OMBRA – I cavalli sempre decisivi quando si tratta di sospingere le macchine guidate da piloti che siano essi di Formula1, rally, motoGP, Nascar, motard, motocross ecc. ecc.
I cavalli dicevamo più ce ne sono è meglio è ma se sono tanti a volte sono difficili da gestire, ci vuole soltanto il pilota impavido e senza paura giusto.
Ma andiamo come sempre con ordine alle origini, cosa pensate se vi dico cavallino rampante ? Troppo facile la Ferrari, sempre il cavallo dunque, sempre lui, come nacque il brand più famoso del mondo che porta come effige o stemma di un cavallino rampante, pochi sanno che si tratta di un persano razza molto famosa ed in voga in Campania con allevamenti vari, tra Napoli (L’allora, Regno di Napoli epoca Due Sicilie) e Salerno,
Per quel che concerne le origini sono poche le notizie giunteci in un’epoca in bianco e nero vintage, molto vintage tuttavia possiamo dire con certezza che al termine di una corsa vinta da parte del fondatore della casa automobilistica italiana più famosa al mondo, Enzo Ferrari sul podio ricevette un regalo inaspettato, una donna colpito dall’irruenza, ma anche dal talento del fondatore della casa madre, che ottenne anche buoni risultati come piloti anche se si dimostrò ancora più bravo alla guida della sua omonima fabbrica, dicevamo, ricevette questo regalo inaspettato che inizialmente rifiutò dichiarando testualmente “Signora, la ringrazio ma suo figlio è un eroe, non posso accettare questo regalo” (il figlio della signora aveva abbattuto durante la guerra ben 34 aerei o velivoli nemici), dietro le insistenze della signora che gli disse “Anche lei a modo suo è un eroe”(sempre difficile, dire di no ad una donna soprattutto se avvenente ed affascinante, fascino femminile che il drake subiva spesso e volentieri nonostante fosse un gran lavoratore). Esibì dunque assieme alla coppa o trofeo questo gagliardetto strano, con questo cavallino che si eleva su sè stesso su due zampe, le posteriori con le anteriori in aria, il cavallino rampante (razza persana come detto) che sarebbe divenuto il simbolo di un azienda, ed un marchio distintivo semplicemente inconfondibile.
Da allora dopo l’esperienza comunque proficua anche se con uscita con sbattuta di porta finale da parte di Enzo Ferrari uomo dal carattere apparentemente mito ma molto molto determinato ed ambizioso, nasce dunque dalla sua officina di casa, la omonima scuderia Ferrari con l’inconfondibile stemma di cui già abbiamo fatto qualche precisazione. E’ da allora uomini, piloti senza macchia nè paura impavidi, sprezzanti di eventuali situazioni di pericolo che si possono creare curva dopo curva ad ogni giro, anche macchine che escono di strada per rotture meccaniche improvvise, monoposto che vanno a fuoco (Es. Lauda al Nurburgring, salvato dall’italiano ed eroico Arturo Merzario che tiro fuori l’austriaco dalle fiamme, Berger a Imola, miracolati entrambi) ma che non hanno paura nel domare i vari cavalli sotto al loro sedere, piloti con caratteristiche diverse ‘fantini’ passateci il termine, a proposito di cavalli, l’uomo che guida il cavallo, il traghettatore dell’inferno dantesco (cavallo guarda caso sempre nero).
Dunque da Ascari a Nuvolari (il mantovano volante) ideale progenitore o avo di Gilles Villeneuve con la sua corsa negli anni ’30 con un aereo, imitato appunto dal canadese (l’aviatore guarda un po’) nell’anno 1981 in Friuli sulla pista di aerei militare di Istrana, vinta da Villeneuve che si fece anche togliere l’alettone anteriore per essere più leggero. Ferrari ed aerei dunque il cavallino rampante simbolo su aereo militare dal quale nasce tutto, un filo logico e conduttore cha accompagna monoposto rosse ed aerei da caccia o guerra sofisticatissimi.
Negli anni 2000 ancora una sfida Ferrari contro l’Eurofighter, tra Schumacher ed un aereo militare (vince l’aereo per la cronaca) sulla distanza di 600, 900 e 1.500 metri, la rossa ha più trazione sul breve ma nell’allungo i reattori dell’aereo la fanno da padrone anche se poi il cacciabombardiere chiaramente decolla.
Ma cosa sono questi cavalieri ombra una leggenda con un fondo di verità??? Una favola??Una storia inventata di sana pianta?? Un film??? No….sono quei piloti che fanno la storia della Ferrari ma non solo anche di altre scuderie fortissimi e rivali sempre della scuderia con il cavallino rampante.
Alcuni piloti Ferrari senza tempo dunque già abbiamo citato Alberto Ascari e Tazio Nuvolari italiani fortissimi proprio alla guida di una vettura italiana, poi Gonzales, Niki Lauda, Jody Scheckter, Gilles Villeneuve, Carlos Reutemann, John Surtess, Michele Alboreto, Renè Arnoux, Gherard Berger, Alain Prost, Jean Alsì, Nigel Mansell, Michael Schuamcher, Kimi Raikkonen, Fernando Alonso, Sebastian Vettel, sino ad arrivare ai due Carlos attuali Charles Leclerce e Carlos Sainz.
Tutti grandi campioni ma questi cavalieri ombra chi sono ?? Sono esistiti veramente? Esistono tutt’ora? Come la si spiega sta cosa? E’ reale o è tutto inventato??
E’ tutto vero I CAVALIERI OMBRA, sono quei piloti, che nella giungla della vita e della pista (il parallelismo ci sta tutto) accompagnano il alcune corse i piloti incollandosi negli scarichi del pilota che lo precede (spesso il battistrada quello di teta che comanda) divenendone un vero e proprio incubo. Sono quei piloti che si mettono in testa di battere il più forte e, dopo vari tentativi andati a vuoto (perché il successo passa inevitabilmente e fisiologicamente attraverso una serie di fallimenti e battute a vuoto). I cavalieri ombra però sono anche benevoli, non necessariamente cattivi e scortano il caposquadra sino al traguarda preservandolo da attacchi ma è ora di fare alcuni esempi pratici per capirci di questi cavalieri ombra.
Il primo cavaliere ombra potremo individuarlo in James Hunt pilota sui generis e ribelle inglese che nell’anno in cui vince il mondiale ha un primato tutto suo e particolare lui si ritrova davanti al mondiale una volta in tutta la sua vita e carriera motoristica all’ultima gara . o per meglio dire dopo l’ ultima gara di Suzuka nell’annata o stagione 1976 dopo il rifiuto di Lauda a correre reduce dal terribile incidente del Nurburgring nel quale ci stava lasciando la pelle il pilota austriaco sotto il diluvio dopo il suo ritorno quasi fulmineo ed impossibile a Monza dove, giungerà quarto lascerà al giro uno la corsa nell’otto nipponico dichiarando di voler far sapere a tutti che è stato lui a lasciare ( i meccanici ed il suo team lo volevano coprire dicendo e facendo trapelare la notizia di noie meccaniche). Dopo il gran rifiuto apriti cielo divorzio dopo un litigio con Ferrari nonostante l’anno dopo vincerà il titolo. Arriverà un cavalier ombra buono impavido amatissimo quel Gilles Villeneuve che sarà l’ombra di Jody Scheckter, nel magico anno 1979 dove entrambi i piloti in tuta rossa (Villeneuve portava la tuta rossa Giacobazzi Scheckter nè inossava una bianca a sposnos Brooklyn le famose chwingam da masticare americane). Gilles Villeneuve, l’aviatore dicevamo dopo aver scortato alla vittoria in maniera ammirevole e corretta il compagno e prima guida Jody Scheckter però non replicherà più un’annata come quella del 1979, la sua migliore anzi pagheranno entrambi i piloti, annata 1980 una rossa poco competitiva (d’altronde carpe diem prendere sempre l’occasione), per il canadese il dubbio eterno che non avrà mai risposta, da parte dei suoi fans che lo hanno amato come e più del vincitore del tittolo iridato Scheckter, che nella corsa di Monza se avesse attaccato il compagno di squadra avrebbe trionfato ma Gilles era un uomo buono leale e generoso cavaliere solitario impavido e ombra portatore di quei valori puri e unici della vita che spesso soprattutto al giorno di oggi sembra abbiamo dimenticato un po’ tutti accecati dall’odio e dalla bramosia del vil danaro.
Lo stesso Gilles Villeneuve si accorgerà sulla sua pelle a sue spese che il sentimento che invecchia prime è propio la riconoscenza, dopo il ritiro dalla F1 di Scheckter sarà lui, la prima guida in rosso trionferà 6 volte memorabile la doppietta a Monaco (anno 1981) e Spagna con arrivo a mò di trenino in volata davanti a pochi decimi di secondo ad altre vetture, cinque per la precisione, che lo seguivano a mò di ombra cinque cavalieri, ombra che non riuscirono a sopravanzare il canadese giunto ad una maturità agonistica totale. Ma nell’annata tragica 1982 l’aviatore il leggendario 27 rosso ad Imola subirà l’onta del tradimento di Didier Pironi che lo accoltellerà all’ultimo giro trionfando sul circuito di casa Enzo e Dino Ferrari lasciandolo con l’amaro in bocca, cancellando con un colpi di spugna semplice tutta la lealtà che proprio il canadese aveva dimostrato nei confronti della rossa di Maranello con il cavallino rampante, che lo aveva portato dell’ essere un perfetto sconosciuto ad una icona del mondo automobilistico a 360 gradi, Didier Pironi dunque cavaliere ombra cattivo che agirà in maniera, diametralmente opposta a Villeneuve, la seconda guida che attacca la prima ad Imola, vince si prende i suoi cinque minuti di gloria scavando però un solco nel rapporto tra i 2 piloti che sino ad allora erano andati d’accordo. A Zolder nel Gran Premio successivo il tragico incidente con Jochen Mass della 27 rossa di Villeneuve che voleva rifarsi e guadagnare la pole position per vendicare lo smacco subito se nè dissero e scrissero di tutti i colori trovando in Pironi il capro espiatorio di una vendetta che G. Villeneuve il buono accecato dalla sua stessa ira non riuscirà mai a compiere andando direttamente nell’aldilà lasciando tutti basiti e dando il via alla sua leggenda amatissimo e ricordato da tutti gli appassionati di F1 non solo ferraristi dopo la sua scomparsa, il canadese volante che al posto del sangue aveva benzina che scorreva nelle vene amante della guida di traverso grazie alla sua esperienza maturata come pilota di motoslitte.
Poi successivamente Prost e Senna, Suzuka 1989, i due partono quasi appaiati ma Prost tenta la fuga Ayrtron Senna sarà quasi la sua ombra per tutto il Gran Premio seguendolo e tentando poi il sorpasso alla curva del triage andando di fatto fuori e mandando fuori gara entrambi ma per tutta la gara o quasi sarò la sua ombra.
Anche a Monaco Nigel Mansell per cinque giri fu praticamente l’ombra di Ayrton Senna per oltre cinque giri senza riuscire tuttavia ad effettuare alcun sorpasso nell’annata 1992.
Anche e sempre a Monaco nell’annata 2016 Max versteppen per quasi 70 giri dietro a Lewis Hamilton a mò di trenino non riuscì nell’intento dandogli una vera propria ruotata alle esse delle piscine. Anche a Zndvoort sempre Hamilton , gran premio dell’anno 2020 segui per quasi tutta la gara MAx Verstappen divenendo la sua ombra.
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