Salerno. Ortopedia d’avanguardia all’ospedale Ruggi’ grazie alla tecnica del professor Maffulli
Originario di Napoli, il professor Nicola Maffulli vive e risiede a Londra, dove insegna;
sposato con una cittadina britannica, ha un figlio adolescente: Giuseppe.
Al tempo del rettorato-Pasquino rispose ad un bando finalizzato a ‘riportare i cervelli in Italia’.
Oggi ricopre, tra gli altri, i ruoli Primario della Unità Operativa Complessa di Clinica Ortopedica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona; di Direttore della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia; di Professore Ordinario di Ortopedia e Traumatologia presso l’Università degli Studi di Salerno.
É specializzato in ortopedia e traumatologia del sistema motorio; ortopedia e chirurgia del piede; chirurgia ossea; ortopedia del ginocchio; ortopedia dell’anca.
Avendo perfezionato una tecnica innovativa, a livello internazionale è considerato un luminare, una eccellenza, una autorità, tanto da occupare il quinto posto nella classifica mondiale dei medici ortopedici.
Un vanto per Salerno e per l’offerta sanitaria nazionale.
Ogni fine settimana lascia Salerno per far rientro a Londra; di seguito alcune sue dichiarazioni.
A.O.U. Ruggi d’Aragona
“Nel 2016 il ’Ruggi’ era la quint’ultima azienda Italiana per il management delle fratture prossimali di femore, ora siamo fra le prime cinque in Italia: è solo uno dei traguardi che abbiamo raggiunto.
Pazienti vengono da tutta la regione, e da tutte le regioni Italiane (la settimana scorsa abbiamo operato una paziente da Milano, ed un paziente dalla Basilicata)”.
Tendine d’Achille
“Nel mondo occidentale, la incidenza di rotture del tendine di Achille è dell’ordine di circa 10 eventi per 100mila abitanti l’anno.
Dato che ho un interesse ben determinato in questo campo, vediamo però pazienti da tutta la Campania, zone limitrofe e anche dal nord: solo nella scorsa settimana abbiamo operato su tre pazienti con rotture acute”.
Ultime operazioni effettuate
“Martedì abbiamo operato due pazienti. Una paziente è stata vittima della vittoria della nostra nazionale di calcio: 42enne, infermiera, festeggiando pazza di gioia, è saltata e si è rotta il tendine.
L’altro paziente è un uomo di 39 anni, estremamente ben allenato; ex giocatore di serie A, è ora un personal trainer. Stava effettuando riscaldamento pre-partita fra amici, e, correndo all’indietro, il tendine è saltato.
Questi pazienti sono, sotto molti aspetti, tipici: l’evento è occorso a ciel sereno, senza che entrambi avessero mai avuto sintomi prodromici. La massima parte dei pazienti non lamentano dolori tendinei prima della rottura.
In pazienti di cui sopra sono stati operati in anestesia locale, con una tecnica minimamente invasiva che il sottoscritto pratica da 20 anni, e che è stata riportata nella letteratura internazionale nel 2008.
Ho eseguito almeno 600 interventi di questo tipo, anche in atleti professionisti, ed i risultati sono stati riportati in tutto il mondo e su riviste scientifiche specializzate.
Con sette piccole incisioni (la più grande 1.2 cm) e 12 minuti, la operazione può essere effettuata in day case, con immobilizzazione in gesso ma carico immediato e mobilizzazione precoce dopo un paio di settimane.
Nelle mia mani, tutti gli atleti professionisti ritornano in prima squadra entro sei mesi, ed oltre l’86% degli sportivi della domenica ritornano a giocare intorno a sei mesi”.
Similitudini e differenze con l’operazione a Spinazzola
“Spinazzola è stato operato da uno dei leader in questo campo: il dottor Orava, che è stato attivo in traumatologia dello sport dagli anni ’80 del secolo scorso; abbiamo pubblicato diversi lavori scientifici insieme, l’ultimo meno di due mesi orsono.
Non so con precisione quale operazione sia stata eseguita su Spinazzola. Basandosi su quanto è stato riportato da altri atleti operati dal dottor Orava, è probabile che sia stata eseguita una operazione a cielo aperta, con un ribaltamento di un lembo della fascia che ricopre parte del muscolo del polpaccio.
É un intervento ‘tradizionale’, che sembra funzionare bene nella mani del dottor Orava, intervento che io non eseguo, dato che l’evidenza scientifica derivante da studi scandinavi di alto livello dimostra che questa maggiore invasività della operazione non è associata a risultati migliori, ma, come il gruppo del dottor Orava ha pubblicato nell’American Journal of Sports Medicine, è associata con un tasso di infezione cutanea dell’11%.
Questo a fronte dei miei dati, egualmente pubblicati su riviste scientifiche internazionali, che dimostrano come la tecnica percutanea da me elaborata ed utilizzata risulta in un tasso di infezione ormai inferiore al 3%”.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)