Clamoroso
«Una ricerca condotta dall’Università di Groningen (Olanda) conferma che le donne vogliono uomini più alti di loro e identifica lo scarto di altezza ideale – dal punto di vista femminile – in 21 cm. Pure gli uomini si aspettano di essere più alti delle loro compagne. Ai maschi però bastano solo 8 cm di vantaggio…» [Foscale, In Fact].
In prima pagina
• Francesco è stato operato al colon al Policlinico Gemelli di Roma. L’operazione, eseguita in anestesia generale, è iniziata alle 18.30. Solo alle 23.42 un comunicato vaticano ne ha annunciato il buon esito. Il Papa resterà in ospedale per almeno cinque giorni
• Ieri c’è stata la prima riunione dei «sette saggi» incaricati da Grillo di risolvere i contrasti interni nel Movimento 5 Stelle. Tutto fa pensare che le cose andranno per le lunghe
• Due donne sono state investite e uccise da una trebbiatrice in un campo di San Donato Milanese
• Due bambini sono morti nel crollo di una vecchia ghiacciaia nel Veronese
• Due giovani alpiniste sono morte assiderate a quattromila metri sul Monte Rosa
• Ieri sono stati registrati solo 12 morti di Covid. Il tasso di positività è dello 0,6%. I ricoverati in terapia intensiva sono 197 (-7), le persone vaccinate sono 20.040.360 (il 33,82% della popolazione)
• In Iran c’è la quinta ondata. Israele è preoccupato per la variante delta. In Spagna dicono che i nuovi casi sono dovuti alla «variante fiesta», perché si diffondono grazie alla movida
• È scoppiata una guerra commerciale attorno allo Champagne tra Russia e Francia
• Secondo l’Associated Press, i talebani controllano un terzo dei 421 distretti in cui è diviso l’Afghanistan, e ne hanno conquistati 13 solo nelle ultime 24 ore
• Nelle Filippine un aereo militare si è schiantato al suolo durante l’atterraggio. Il bilancio – per ora – è di 45 morti, 49 feriti e cinque dispersi
• Quattro persone sono morte in un grande incendio boschivo a Cipro
• Nelle campagne tra Pontedera e Empoli, in provincia di Pisa, è stato organizzato un rave party clandestino a cui hanno partecipato 5 mila persone. La festa è durata due giorni
• Verstappen ha dominato di nuovo nel Gran Premio d’Austria e va in fuga nel mondiale di Formula 1. Secondo Bottas, terzo Norris, quarto Hamilton. Quinta la Ferrari di Sainz e ottava quella di Leclerc
• Al Tour de France lo sloveno Pogacar domina in maglia gialla. La nona tappa, con arrivo a Tignes, è stata vinta da O’Connor davanti a Cattaneo e Colbrelli
• La nazionale italiana di pallacanestro ha battuto la Serbia 102-95: gli azzurri andranno alle Olimpiadi di Tokyo
Incidenti
Nelle campagne di San Donato Milanese, in un campo di mais che costeggia la tangenziale Ovest di Milano, sabato, dopo lunghe ricerche, sono stati ritrovati i corpi straziati di Hanan Nekhla, 32 anni, e Sara El Jaafari, 28. Quest’ultima, venerdì mattina alle 11.30 circa, aveva telefonato al 112 per raccontare di essere stata investita insieme all’amica da un trattore (gli accertamenti hanno mostrato che era un mezzo agricolo usato per spargere insetticida o diserbanti). In arabo aveva spiegato che l’amica era morta e lei era ferita, poi la linea era caduta e il telefono non è stato più raggiungibile. Subito sono partite le ricerche che hanno coinvolto gli elicotteri del 118 e dei carabinieri e le unità cinofile dei Vigili del fuoco. Il bracciante che guidava il mezzo agricolo, rintracciato ieri, ha raccontato ai carabinieri di non essersi accorto di avere investito le due donne. L’uomo è indagato per duplice omicidio colposo. Sul caso indaga la Procura di Lodi. Da un primo esame dei cadaveri sono emersi segni compatibili con lo schiacciamento. Oggi è prevista l’autopsia all’istituto di medicina legale di Pavia. Saranno anche fatti gli esami tossicologici perché si ipotizza che a concorrere alla morte della donna che ha chiamato al 112 sia stato l’insetticida: la sua voce al telefono mentre dava l’allarme si è fatta via via più flebile.
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Sabato, a 1.500 metri di quota, nel territorio del comune di Sant’Anna d’Alfaedo, nel Veronese, a pochi chilometri dal confine con il Trentino, quattro bambini in gita con le famiglie sono saliti per gioco in cima a una vecchia ghiacciaia. Sotto il loro peso, però, il tetto ha ceduto facendoli precipitare. A uccidere due di loro, Tommaso Saggioro e Michele Mazzucato, entrambi di sette anni, non è stata la caduta da un’altezza di tre metri ma un grosso pezzo di marmo che li ha travolti, colpendoli alla testa in un caso, all’addome nell’altro. Solo lievi ferite per gli altri due, trasportati in ospedale. A estrarre i corpi, prima dell’arrivo dei vigili del fuoco, sono stati i genitori, aiutati dal gestore della malga nelle cui vicinanze si trovava la ghiacciaia. Sarà ora l’inchiesta della Procura a chiarire se la struttura accanto alla malga dovesse essere messa in sicurezza e, nel caso, a chi toccasse farlo.
La ghiacciaia è una buca scavata nel terreno, una sorta di frigorifero naturale che un tempo in inverno veniva riempita di neve e utilizzata in estate per mantenere i cibi al fresco. Si trova sottoterra e solitamente è ricoperta di sassi, lastre di pietra o mattoni [C.Gu., Mess].
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Martina Svilpo, 29 anni, impiegata, e Paola Viscardi, 28, entrambe della provincia di Verbania, alpiniste appassionate, sono morte assiderate sul Monte Rosa. Erano partire sabato mattina per l’ascensione del Balmehorn, salendo a Punta Indren con gli impianti. Al ritorno sono rimaste bloccate a causa di una bufera sotto la Piramide Vincent, a 4.150 metri di quota. Avevano chiamato aiuto ma le squadre a piedi del Soccorso alpino valdostano sono state rallentate dal maltempo e dalla nebbia e quando le hanno trovate, la sera, le due erano già in stato di ipotermia. Una è morta pochi minuti dopo l’arrivo dei soccorritori, l’altra è stata trasportata al rifugio Mantova, dove il medico ha tentato invano di rianimarla. Con loro c’era anche Valerio Zolla, 27 anni, di Novara, che è sopravvissuto ma ha riportato un grave congelamento alle mani e ora è ricoverato in un ospedale in Svizzera.
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«Nicola Cesarato aveva avuto uno strano presentimento mercoledì sera. Aveva sentito suo figlio al telefono poco prima delle 19, gli aveva detto che stava tornando a casa e che si sarebbero visti per cena. Un ritardo di 15 minuti ha innescato l’ansia per quella moto su cui viaggiava Piergianni, la stessa che si accende in ogni genitore che ha un figlio in giro su una due ruote. Nicola ha geo-localizzato il figlio collegandosi con il suo cellulare e ha visto che era fermo in via Chiesanuova, una strada che è di fatto un tratto di statale che collega il centro di Padova con Vicenza, un tratto molto frequentato. Correndo verso quel segnale Nicola è andato incontro allo strazio più profondo che si possa immaginare. Su quella strada ha incontrato prima un’ambulanza, poi una macchina della polizia, e una lunga fila di auto. Infine, ha visto la moto di suo figlio accartocciata a terra e il suo ragazzo, coperto da un lenzuolo bianco. Nicola ha lasciato la macchina aperta e si è gettato sul suo figliolo, disperato. “È colpa mia, non gli dovevo comprare la moto” ha urlato in quel momento ai poliziotti. Piergianni frequentava un liceo privato, il Don Bosco di Padova. Aveva ottimi voti e una passione per il basket. Non aveva i social, perché era un ragazzo a cui piaceva la vita reale, non perdeva ore davanti al cellulare. Quella Yamaha 125 era il suo sogno, prima aveva un motorino più piccolo, ma al papà aveva chiesto un mezzo nuovo. La famiglia aveva molto discusso, la mamma era contraria, il papà invece ha voluto premiare quel ragazzo così in gamba, si meritava un regalo. La sera dell’incidente era stato a giocare a basket ed era di ritorno. Un furgone avrebbe fatto una svolta senza accorgersi del suo arrivo. L’autista è indagato per omicidio stradale, l’alcoltest era negativo» [Polese, CdS].
“Sminatori” 5S, restano 2 nodi: sfiducia al leader e ruolo politico di Grillo
Movimento in conclave – I “7” ieri hanno telefonato al fondatore che riceve una lettera da cento attivisti: “Così ci fregano”
di To. Ro. | 5 LUGLIO 2021
Una domenica di lavoro per provare a salvare il Movimento cinque stelle. Il tavolo virtuale è ancora su Zoom, a sedersi sono sempre i sette “saggi” che devono riscrivere lo Statuto e le regole in una forma che sia digeribile sia per il leader Giuseppe Conte che per il fondatore Beppe Grillo. Lavorano limando regole e codici, cercano una soluzione formale per colmare il vuoto enorme, sostanziale, che si era creato tra i duellanti del Movimento.
Una delle consegne assolute per i sette “sminatori” è quella del silenzio: sui risultati del loro lavoro filtra poco. Dopo il disastro dei giorni scorsi c’è un ottimismo di fondo, chissà quanto auto-imposto. Si comunica – come in una seduta automotivazionale – “grande determinazione” e “massima attenzione”. Chissà se basteranno.
Dal lavoro certosino dei sette dovrà vedere la luce l’insieme delle nuove regole, la rinnovata struttura su cui sarà fatto poggiare il “neo Movimento”, come l’aveva battezzato Conte (in una definizione forse non proprio apprezzata dal fondatore): e dunque Statuto, carta dei valori, codice etico.
Il lavoro di messa a punto dello Statuto della discordia dovrebbe essere quasi ultimato: è a “due terzi” secondo quanto filtra da chi ci sta mettendo mano. Se tutto procederà bene, sarà portato a termine entro stasera e potrebbe essere presentato alle due parti già domani.
Se Grillo e Conte lo accetteranno, a quel punto bisognerà indire la votazione degli iscritti, conservando almeno una spolverata di democrazia diretta nello scontro individuale tra le due personalità del Movimento.
Tra i nodi rimasti da sciogliere non c’è il tema dei due mandati. Al contrario di quanto si riteneva, su questo Conte e Grillo sono sostanzialmente d’accordo, o meglio: nessuno dei due è contrario a cambiare questa regola fondativa e lasciarla decidere dalla base del Movimento. Con diverse soluzioni: si potrebbe adottare una deroga al limite dei due mandati per gli eletti “meritevoli” (un po’ come avviene nel Pd) oppure concedere un terzo mandato a chi ne ha già fatti due, ma in un’assemblea elettiva diversa da quella in cui siede. I sette “saggi” in ogni caso non se ne stanno occupando, perché non è su questo tema che Conte e Grillo sono in disaccordo.
I nodi sono essenzialmente due, invece: il primo è la natura del ruolo del “garante”. Grillo chiede una formula che gli riconosca la primazia non solo sui valori del Movimento ma anche sulla “iniziativa politica”. Per Conte sarebbe il realizzarsi della “diarchia” che l’ex premier ha detto chiaramente di non poter accettare: se Grillo assume su di sé anche l’indirizzo politico, al leader cosa rimane?
L’altro punto sensibile riguarda il meccanismo di sfiducia del leader politico. Conte ha già accettato che il suo mandato alla guida dei Cinque stelle possa essere sottoposto al giudizio degli iscritti se il garante o uno degli altri organi direttivi intendesse chiedere una votazione di sfiducia. Ma pretende un meccanismo di riequilibrio, una sorta di “sfiducia costruttiva”: se la base dovesse dare ragione al leader politico contro la proposta di sfiducia, a quel punto a decadere dovrebbe essere l’organo che l’ha promossa.
Su questi aspetti lavorano gli “sminatori”, con la cautela che si richiede alla missione. Tra poco il loro compito sarà terminato, a quel punto toccherà ai due litiganti. Allora si capirà la verità: se Grillo ha bluffato o ha giocato sul serio. E cioè se ha affidato il mandato ai sette (Di Maio, Fico, Crimi, Patuanelli, Crippa, Licheri, Beghin) solo per condividere insieme a loro il naufragio della trattativa e della leadership di Conte (e probabilmente la fine del Movimento cinque stelle), oppure se ha capito di non avere altre carte in mano che affidare i destini della sua creatura all’ex presidente del Consiglio. Il quale è stato chiaro: prenderà la guida del Movimento solo se ci sarà una separazione netta dei ruoli e un controllo della direzione politica autonomo dall’ingombrante carisma del fondatore.
Ma mi faccia il piacere
di Marco Travaglio | 5 LUGLIO 2021
Il Delinquente della Repubblica. “Berlusconi in campo per il Colle: mi do il 10-15% di possibilità” (Francesco Verderami, Corriere della sera, 3.7). Se vota tutta la famiglia Mubarak, è fatta.
La Storia siamo loro. “Nessuna alleanza obbligata, vedremo l’evoluzione 5Stelle. Concorrenza di Conte? Se penso alla nostra storia, non ci spaventa” (Irene Tinagli, vicesegretaria Pd, Messaggero, 3.7). La storia di una che stava in Italia Futura con Montezemolo e in Scelta civica con Monti.
Maremma Maiolo. “La macelleria di S.M. Capua Vetere. Travaglio e Bonafede ululavano: mai liberi! Vi stupite dei pestaggi?” (Tiziana Maiolo, Riformista, 2.7). Ora un tribunale dovrà decidere se li abbia picchiati io o se questa poveretta meriti finalmente il sospirato Tso.
Il passo del Merlo. “Nel Paese è cambiato il clima e sta cambiando il passo” (Francesco Merlo, Repubblica, 2.7). Ora c’è quello dell’oca.
Il nuovo Ungaretti. “Posso dire del libro di poesie di Nichi Vendola come se le voci e le carte fossero… passeggere, opinabili. Un libro invece resta, passa di mano in mano e di casa in casa per generazioni… Ecco, lo sguardo di Vendola è limpido. La sua poetica pasoliniana struggente e feroce, la lingua aspra e la consapevolezza, specie nel dolore e nell’errore, piena” (Concita De Gregorio, Repubblica, 2.7). M’illumino d’incenso.
Scappa e spada. “Conte ci ha divisi, sarà difficile ricomporre. Chi esce lasci gli incarichi” (Vincenzo Spadafora, deputato M5S, Correre della sera, 2.7). E chi ha spinto Franco Di Mare alla direzione di Rai3 in quota 5Stelle che fa, resta?
Berdini con la B. “A sinistra rispunta Berdini: ‘Per il Comune di Roma ci sono anch’io’” (Repubblica-cronaca di Roma, 27.6). Mo’ me lo segno.
Il trascinatore di folle. “Appello di Calenda a Letta: ‘Ora basta 5Stelle!’” (Claudia Fusani, Riformista, 2.7). In effetti scambiare un alleato al 16% con uno al 2% è un affarone.
Forza Coerenza. “Forza Francia!” (Radio Padania, Europei 2000). “Forza Germania!” (Radio Padania, Mondiali 2006). “Devo ancora decidere se fare il tifo per il Brasile, l’Argentina, la Germania o la Repubblica Federale Elvetica. Certo non per l’Italia” (Matteo Salvini, Lega Nord, Mondiali 2010). “Andiamo a Monaco cazzo! Andiamo a Monaco! Dai dai dai dai dai! Sì sì sì sì sì!” (Matteo Salvini, Lega, con la maglia della Nazionale, Instagram, 26.6). Dopo numerosi tentativi, deve avere appena ottenuto la cittadinanza.
Apparizioni. “Il Capitano e il voto nelle città: ‘Sul candidato di Milano ci tocca andare a Lourdes’” (Stampa, 3.7). A Medjugorje non lo fanno più entrare.
Riza Psicosomara. “Il reddito grillino atrofizza il cervello” (Raffaele Morelli, psichiatra, Libero, 28.6). Lui comunque non rischia nulla.
Descamisados. “Non me lo vedo Conte a capo dei descamisados che leggono il Fatto di Travaglio” (Paolo Mieli, Giornale, 29.6). Uahahahahah.
Un sincero democratico. “Io consegnerei anche nella prossima legislatura le chiavi di Palazzo Chigi a Draghi o al premier draghiano che verrà dopo di lui” (Mieli, ibidem). Giusto: aboliamo le elezioni.
L’ideona. “Un solo modo per impedire questi orrori: abolire il carcere” (Piero Sansonetti, Riformista, 29.6). Da oggi svaligiare casa Sansonetti asenza passare dal carcere si può. Diamoci da fare.
Uffa, altro sondaggio sbagliato. “Michetti svetta su tutti. Gualtieri incalza Raggi. La sindaca al 23,5%, l’ex ministro del Pd al 23, 1, che però vincerebbe il ballottaggio con chiunque” (Repubblica- cronaca di Roma, 2.7). È il loro modo per dire che Gualtieri è terzo dietro Michetti e la Raggi, però basta abolire il primo turno e diventa primo.
A grande richiesta. “Lo ‘Spelacchio’ in piazza del Fico pericolante sulle teste dei passanti” (Repubblica, cronaca di Roma, 29.6). Se ne sentiva giusto la mancanza: quando la Raggi rischia di non perdere, non si butta via niente. Uno Spelacchio è per sempre.
L’autorecensione. “’Libro Aperto’, la rivista di cultura politica diretta da Antonio Patuelli, dedica il supplemento al numero 105 (‘Luigi Einaudi 1961-2021’, pagg. 320, euro 20) a questa nobile esistenza… Oltre ai nomi già citati, il volume si avvale degli interventi… di chi scrive questa rubrica” (Stefano Folli, Robinson-Repubblica, 3.7). Povero Folli: non c’era nessuno che volesse recensirlo e allora si è recensito da solo. Alla fine l’oste ha garantito che il vino era buono.
La mano morta. “Darò una mano sul ddl Zan” (Matteo Renzi, segretario Iv, Giornale, 2.7). Quindi salutiamo il ddl Zan: una prece.
Ottimo e abbondante. “Ma adesso ci serve solo debito buono” (Mario Draghi, Stampa, 2.7). Dicesi debito buono quello che fa lui. Dicesi debito cattivo quello che fanno gli altri.
Il titolo della settimana/1. “Libero pubblica le proposte di Orbàn. Gli altri giornali no” (Libero, 3.7). Sono soddisfazioni.
Il titolo della settimana/2. “Referendum Radicali, Lega e Forza Italia, è già record di firme. Dopo l’Udc, c’è il sì dei Riformisti” (Verità, 3.7). Solo non si vedono i due liocorni.
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