Italia, politica e ‘vaffa’: effetto boomerang dopo il ‘Conticidio’ voluto da Beppe Grillo?
Conticidio bis. Il vaffa di Grillo a Conte. Ora il risiko del governo
Finisce così, malissimo, la storia d’amore tra i due Beppe. E si presta a molteplici letture. La prima, tanto basica quanto efficace, la dà un deputato di rango: “È stata una guerra tra maschi alfa: ma se ti metti a fare la gara con Beppe a chi ce l’ha più lungo, vince sempre lui”. Col senno di poi, ragionano in diversi, l’affronto di lunedì pomeriggio era intollerabile per Grillo. Sfidarlo di fronte agli attivisti, credere di avere in mano le redini del suo giocattolo: decisamente troppo, per uno come lui che ha concesso un ruolo da comprimario soltanto a Gianroberto Casaleggio.
Ma di mezzo c’è anche il ruolo che il Movimento avrà nella maggioranza che sostiene il governo Draghi. Il filo diretto tra il presidente del Consiglio e il fondatore M5S – principale sponsor del sì dei 5 Stelle al suo governo – non si è mai interrotto. E anche le critiche che, durante l’assemblea con i parlamentari, sono state rivolte all’indirizzo del ministro Cingolani (“Se va avanti così finisce in un bagno di sangue”) non hanno in realtà compromesso il loro dialogo sui temi della transizione energetica. Non è un mistero, tra l’altro, che nelle intenzioni di Giuseppe Conte ci fosse quella di cominciare a farsi sentire in maniera un po’ più incisiva nella larghissima coalizione di governo dove il Movimento – per usare un eufemismo – non tocca palla e nemmeno se ne lamenta, basti pensare alla recentissima abolizione del cashback. Eppure, la lettura – che pure trova spazio in alcuni settori “contiani” dei gruppi parlamentari – di uno stop a Conte per timore delle conseguenze sul governo, contrasta (e non poco) con gli effetti perversi della manovra di Grillo: ovvero, che a occupare i 5 posti del comitato direttivo di prossima elezione finiscano i più fieri oppositori di questo governo, tra cui alcuni – come il senatore Nicola Morra – che sono stati fatti fuori dal Movimento (senza esserne ancora formalmente espulsi) per aver detto no alla fiducia all’ex governatore della Bce. Ci sarà ampio materiale, un domani, per un altro post di benservito.
di Paola Zanca
*****
Lasciatelo solo
Cinque vittime sacrificali votate al sadomasochismo che si stenta a immaginare chi possano essere. Potrebbero pure candidarsi i fuorusciti in attesa di espulsione, tipo Lezzi, Morra, Laricchia &C. Che però avevano lasciato i gruppi parlamentari in polemica contro l’ingresso del M5S nel governo Draghi imposto proprio da Grillo e osteggiato proprio da Casaleggio (che, fra l’altro, si oppone a qualunque deroga al limite dei due mandati). Un altro paradosso da neurologo: per sbarrare la strada a Conte, che ancora l’altroieri ha ribadito il sostegno a Draghi (ma da posizioni critiche e mature), il Visionario Elevato farebbe eleggere un Direttorio di nemici assatanati del governo col potere di sfiduciarlo. Ma è improbabile che l’elezione su Rousseau possa mai avvenire. Carente di neurologi, Grillo lo è anche di avvocati. Altrimenti qualcuno gli avrebbe spiegato che quella non è più la piattaforma del M5S (che ne ha un’altra) e soprattutto che Casaleggio – salvo commettere reati – non può violare l’ordine del Garante della Privacy di non trattare i dati degl’iscritti, dopo averli consegnati al legittimo titolare: il reggente Vito Crimi.
Ora, siccome il partito di maggioranza relativa in Parlamento non può restare senza guida alla vigilia di un autunno caldo a suon di licenziamenti e del rush finale per l’elezione del capo dello Stato, l’unica votazione che ha un senso è quella per il nuovo capo politico: da una parte Conte, sulla base del suo Statuto e della sua Carta dei Valori, che vanno subito resi pubblici; dall’altra Grillo o chi per lui (se mai troverà un essere senziente disposto a fargli da prestanome), sulla base del suo post di ieri. Così finalmente saranno gli iscritti, davanti a un’alternativa chiara e netta senza più quesiti suggestivi, a decidere se i 5Stelle devono vivere con Conte o morire con Grillo. Del quale resta da capire se sia ancora lucido o irrimediabilmente bollito, e soprattutto quale delle due alternative sia la peggiore. Se è lucido, sta lavorando scientemente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Se invece è bollito, sta lavorando inconsapevolmente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Come? Lasciandolo solo, cioè nella condizione che ormai predilige, convinto – come Cesare secondo Plutarco – che sia “meglio essere primo in un villaggio che secondo a Roma”. Ma qui il villaggio ha le dimensioni di una delle sue ville. E i padri padroni sono tali finché i figli diventano adulti, escono di casa e iniziano a camminare con le proprie gambe. Nel governo, in Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni e fra gli iscritti ci sono decine di migliaia di figli di Grillo ormai maggiorenni che sanno cosa devono fare.
*****
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)