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Attualità

AAA coglione cercasi al posto di Conte…di Marco Travaglio 

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AAA coglione cercasi di Marco Travaglio 

 

Nel 1997, dopo tre anni di direzione del Giornale al posto di Indro Montanelli, Vittorio Feltri se ne va. E Berlusconi (Silvio, non Paolo, sedicente editore) offre la direzione al cofondatore del quotidiano: Enzo Bettiza. Il quale accetta per qualche minuto, finché scopre che sarà direttore per finta, perché quello vero è Maurizio Belpietro: “Una cosa mai vista né sentita, un contratto nel quale si legge: ‘È escluso che lei possa avere responsabilità di indirizzo e di intervento nell’organizzazione aziendale’. Volevano un pennacchio, un francobollo nobile. Mi proponevano una sinecura ben retribuita: io a bighellonare come un perdigiorno nei corridoi, un fondo domenicale, qualche commento. Ma poteri zero, anzi uno: quello di sciropparmi, da direttore responsabile che non può dirigere nulla all’infuori di se stesso, tutta la grana delle tantissime querele che affluiscono al Giornale feltriano. Hanno tentato il vecchio metodo di issare un blasone moderato per tenere buoni i lettori liberali e conservatori. Ma in realtà vogliono conservare il feltrismo senza Feltri”. Inutile dire che, dopo il gran rifiuto di Bettiza, Berlusconi non trova nessuno: cioè il povero Cervi, Belpietro, Giordano, ri-Feltri, Sallusti, fino alla comica finale di Minzolini. La stessa mossa berlusconiana ha tentato Grillo per i 5Stelle, immaginando che Conte avrebbe accettato di fare il re travicello, il pennacchio tira-voti, il fiore o la pochette all’occhiello, mentre Beppe avrebbe seguitato a comandare con la lucidità che ultimamente gli è propria. Infatti ha suggerito a Conte, che si avvaleva di consiglieri come la Mazzucato, di “studiare cos’è il M5S” dopo aver consegnato la tessera onoraria a Draghi e a Cingolani, che invece cos’è il M5S lo sanno bene, infatti si circondano di liberisti e antiambientalisti.

Ora Conte, come Bettiza, non potrà che respingere la proposta indecente. E Grillo dovrà farla a qualcun altro. Ma chi potrà accettarla? Non certo un big in grado di recuperare o almeno mantenere i voti: al massimo un coglione, un servo sciocco a caccia di medagliette-patacca. E, senza un capo politico degno di questo nome, i 5Stelle defungeranno a breve. E lasceranno orfani milioni di elettori che costringeranno Conte, volente o nolente, a dare loro una casa. Delle due l’una: o Grillo si accorge del disastro che ha combinato e rimedia finché è in tempo; o tutto può accadere. Anche che, nel processo di omologazione ai suoi acerrimi nemici, lanci un anatema alla Fassino: “Se Conte vuol fare politica, fondi un partito e vediamo quanti voti prende”.

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“Beppe poco lucido e narciso: perdere Giuseppe è una follia”

“Beppe poco lucido e narciso: perdere Giuseppe è una follia”

Qualcuno rimane fedele al fondatore, a cui s’aggrappa per scongiurare la trasformazione nel “Movimento Democratico”. Ma la maggior parte degli attivisti 5Stelle, in queste ore, restano increduli di fronte a quella che si ritiene una sorta di autodistruzione del Movimento. A opera di quel Beppe Grillo da cui partì tutto e che ora non ci sta a farsi da parte, nonostante sia stato lui stesso ad aver chiesto a Giuseppe Conte di diventare leader politico della sua creatura.

Da due giorni, i profili social del Movimento riflettono lo sgomento della base. I commenti più apprezzati criticano Grillo. C’è Roberta Bortolotti, per esempio: “Con le uscite di Grillo non si prevede un futuro sereno”. Barbara Cinel articola meglio: “Grillo è una scheggia impazzita, estremamente narciso e poco lucido. Perdere Conte è follia. Spero che Conte venga ingaggiato da Leu, il più sano dei partiti in questo frangente, anche se il più piccolo. Almeno saprei cosa votare alle future elezioni”. E sotto un post contro Matteo Salvini e Giorgia Meloni, la replica di Ciro Principe è amara: “Bravi! Voi nel frattempo continuate a litigare che alle prossime elezioni vedremo uno di loro come presidente del Consiglio”.

Anche la email del nostro giornale (segreteria@ilfattoquotidiano.it) raccoglie parecchie critiche da elettori delusi dei 5 Stelle. Giuseppe Castaldo spiega: “Appare ormai chiaro che il Garante si sia dato due compiti: il primo, portare il Movimento all’irrilevanza politica (mi riferisco all’entrata e alle modalità di entrata nel governo Draghi); il secondo, costringere Conte a ritirare la sua disponibilità al ruolo di capo politico e fare in tal modo un immenso regalo all’establishment”. Pietro Landori chiede a Grillo un passo indietro: “Caro Beppe, sei stato grande per tutto quello che hai fatto però adesso passa il testimone a una persona degnissima”. Lidia Tarenzi è d’accordo: “Non riesco a capire il momento in cui Grillo ha deragliato verso una strada che inevitabilmente porterà allo sgretolamento del Movimento. Conte ha tutte le qualità per prendere questo Movimento e portarlo verso un partito o movimento nuovo, moderno e adatto ai tempi. Solo con lui i 5S possono non solo recuperare gli elettori persi ma conquistarne di nuovi perché è rispettato e amato sia a destra, che a sinistra e al centro”. Dura anche Patrizia Cozzolino: “La mia impressione è che se Grillo seguita a interferire con l’irrinunciabile processo rifondativo che impegna Conte ormai da molti mesi (troppi), finirà col danneggiare non solo il M5S ma anche l’intera opposizione alla prevedibile ammucchiata dei restauratori e gattopardi, cui già stiamo tristemente assistendo”.

Beppe Grillo (L) with Italian journalist Milena Gabbanelli (R) during the presentation of the 2019 Blue Book at the Customs and Monopolies Agency, Rome, Italy, 11 September 2020. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

rillo: “Sono dinamiche che succedono ovunque, ma quando accadono da noi fanno più scandalo. Credo che Grillo e Conte siano perfettamente complementari e possano lavorare insieme”. Piero Puozzo, militante di Aosta, riconosce il periodo di “incertezza e incredulità”, ma si schiera col fondatore: “Dice bene Grillo quando ricorda a Conte che deve studiare cosa è il M5S. Gli attivisti sono molto divisi. Alcuni aspettano la decisione sui due mandati, ultimo baluardo della ‘grillità’. Se salta questa regola, sarà il partito di Conte, il Movimento democratico”. Voci simili arrivano dalla Toscana, dove alcuni dei Meet Up più attivi spiegano al Fatto “di aver poco apprezzato la fuga in avanti di Conte”, che “ha presentato le candidature per le Amministrative senza neanche aspettare l’investitura”, e temono soprattutto, come in effetti emerge da molti colloqui con sostenitori grillini della prima ora, “la deroga al vincolo dei due mandati”. Motivi che però nessuno pensava potessero portare a una rottura così profonda.

Grillo in guerra contro Conte sullo Statuto

di RQuotidiano | 26 GIUGNO 2021

Antonio Padellaro Adesso il movimento rischia davvero la dissoluzione

Poiché è molto probabile che in mancanza di fatti nuovi, lunedì, Giuseppe Conte metta la parola fine al suo tentativo di guidare i 5Stelle, penso che nelle prossime ore chi può non dovrà lasciare nulla d’intentato per convincere Beppe Grillo che sta commettendo un gigantesco, drammatico errore. La sua uscita sgangherata, e per molti versi autolesionista, contro Conte davanti ai gruppi parlamentari M5S assomiglia in modo impressionante al famoso video, sgangherato e sicuramente autolesionista, diffuso in mondovisione in difesa del figlio Ciro. Con la differenza che adesso non tutto è irrimediabile purché chi ne ha le capacità faccia ragionare l’Elevato convincendolo che il Movimento privato della guida di Conte in modo così traumatico (e offensivo) rischia l’implosione e quindi l’inevitabile dissoluzione. È in gioco anche la stabilità del governo Draghi, ragion per cui ministri come Di Maio e Patuanelli sapranno già cosa fare. Dispiace usare un linguaggio da pronto soccorso nei confronti di un personaggio che ha creato dal nulla una straordinaria esperienza politica, ma questo è quanto.

Andrea Scanzi Psico-beppe gioca a fare il tiranno e distrugge tutto

Grillo è un artista straordinario. Un visionario sublime. Un animale da palcoscenico raro. Purtroppo, come tutti gli iper-talentuosi, vive di up & down. E il down attuale, che dura dalla resa incondizionata nella trattativa con Draghi, è imbarazzante. Già solo per aver scambiato Draghi e Cingolani per “grillini”, lo PsicoBeppe dovrebbe nascondersi per anni. Invece parla, sbraita e gioca al tiranno che, pur di non cedere il regno, preferisce distruggere tutto.
La scena di giovedì è stata da vomito: lui che sfotte Conte, fa il ganassa e scambia uno snodo fondamentale della politica italiana per un monologo al Palafava di Vitiano. Penoso. Grillo sta bombardando l’uomo che ha scelto lui (bipolarismo sfrenato) e l’unico politico che può salvare i 5Stelle. Genio! Senza il Movimento 5 Stelle, Conte può fare quello che vuole. Senza Conte, il M5S può andare al massimo affanculo. Ripijate, Grillo: meglio uscire (un po’) di scena che sembrare il mezzo rincoglionito che si evira per far dispetto alla moglie.

Franco Monaco Così salta l’asse 5s-Pd e si dà il paese alla destra

È sorprendente la linea di comportamento di Grillo. In tutti i passaggi cruciali, a dispetto delle sue iperboli, Grillo si è mostrato non solo decisivo, ma politicamente avveduto; riesce evidente che, per venire a capo delle sue convulsioni, il M5S non ha altra strada che quella di affidarsi alla leadership di Conte con il capitale di consenso; questa è la via per dare corso a un processo politico imperniato sull’asse M5S-Pd, la sola via alternativa a quella di consegnare il paese a una destra non rassicurante ma largamente favorita; di tale circostanza sembrava che Grillo fosse il più consapevole quando propose a Conte la guida di una fase nuova del movimento (rifondazione, si disse); Conte è la figura giusta in quanto quel processo di maturazione del M5S dovrebbe far leva su tre elementi: cultura di governo, democrazia interna, inequivoca scelta di campo. Non si comprende come questa prospettiva possa farsi strada mortificando sino all’umiliazione Conte, limitandone l’autonomia personale e politica. Lungo questa strada c’è il rischio che il creatore del M5S si trasformi nel suo affossatore.

Barbara Spinelli A oggi il fondatore è tra i responsabili del conticidio

Per come ha saputo gestire l’emergenza Covid, primo in occidente, e ottenere un Recovery Fund finanziato dall’indebitamento comune degli Stati Ue (qualcosa di impensabile prima di lui, e probabilmente irripetibile) Giuseppe Conte era, e resta, l’uomo più adatto a rifondare e guidare il Movimento 5 Stelle. Il più adatto a preservare la scabrosa alleanza con il Pd, in un’epoca che sotto la guida di Draghi sta appiattendo/azzerando tutti i partiti e quasi tutta la stampa. Sono in tanti, nel Pd, a esultare più o meno segretamente di fronte all’autodafé dei Cinque Stelle, prima forza politica in Parlamento e componente cruciale di un fronte alternativo alle destre.
L’idiozia dei demolitori – Grillo in primis, oggi – è senza fine e lascia trasecolati. S’illude chi pensa ci sia del metodo, nell’offensiva autolesionista sferrata da chi ieri definiva Draghi un grillino, e ora vede in Conte un usurpatore. Il Conticidio di Travaglio include da oggi la figura di Grillo, nella lista dei potenziali accoltellatori.

Nadia Urbinati Draghi resta blindato ma chi farà il leader del M5S?

Una rottura tra Conte e Grillo e un passo indietro dell’ex premier sarebbe un disastro, una iattura, e non so nemmeno se convenga al fondatore. Grillo vuole una diarchia, ma non è detto che Conte accetti. A ogni modo una frattura probabilmente non produrrebbe effetti sul governo Draghi perché è blindato in Parlamento e anche se Conte decidesse di fondare un suo partito non uscirebbe dall’esecutivo in questo momento. Se l’ex premier decidesse di non fare il leader, la rottura invece sarebbe dentro il Movimento , che si spaccherebbe in due: bisognerebbe vedere chi sta con Conte e chi sta con Grillo. Io non so se Conte abbia voglia a quel punto di fare un suo partito, ma dall’altra parte nemmeno Grillo può fare il leader politico-istituzionale quindi, in caso di rottura, i 5 Stelle dovrebbero trovarsi un altro leader.
Inoltre tutto questo sarebbe un problema sul fronte dell’alleanza con il Pd: Conte è la figura di stabilità, di sicurezza, perché ha rapporti personali con molti dem e quindi, dopo un anno e mezzo di governo insieme, loro hanno fiducia nei suoi confronti. In caso di rottura sarebbe tutto più difficile.

Piero Ignazi L’ex premier non avrà molte chance senza i 5 Stelle

Quando Conte ha annunciato il suo progetto di partito e di organizzazione ha delineato un tradizionale partito novecentesco. E Grillo non poteva starci: una ricalibratura, che si fondi sulle strutture innovative del Movimento, serve da parte di Conte. Però penso che se Conte decidesse di fare un passo indietro sarebbe un cataclisma su tutti i fronti. Su quello dell’alleanza, del governo e andremmo verso un panorama diverso rispetto a quello che avevamo pensato. Avremmo un M5S che torna alle origini e un’altra parte che potrebbe seguire Conte. Ma io penso che Conte da solo senza i 5Stelle non abbia molte possibilità. Con chi potrebbe fare un suo partito? Dubito che tanti 5Stelle abbandonino Grillo visto che il Movimento è la sua creatura.
Sul governo, i 5S potrebbero irrigidirsi dato che fin qui sono stati dei tappetini: verrebbero fuori posizioni critiche. E questo può essere un problema perché il M5S è l’ossatura dell’esecutivo. Sul fronte dell’alleanza con il Pd le cose si complicano: un conto è avere un rapporto con un pragmatico (Conte), un altro con un visionario (Grillo).

O Grillo cambia ruolo o Conte cambia strada

di Nicola Ferri | 26 GIUGNO 2021

 

La disputa tra il Garante Beppe Grillo e Giuseppe Conte, che sta assumendo i contorni da ultima spiaggia, verte sui poteri che anche il nuovo Statuto dovrebbe attribuire al Fondatore del Movimento 5 Stelle. Ciò nel segno della continuità con la disciplina attuale che all’art. 8 prevede tra gli organi pentastellati – Assemblea, Comitato direttivo, Comitato di garanzia, Collegio dei Probiviri, Tesoriere – la figura del “Garante”, eletto mediante consultazione in Rete all’interno di una rosa di candidati non inferiore a tre proposta dal Comitato di garanzia.

Circa il ruolo del Garante, un vero e proprio Alto commissario superiorem non recognosens, l’ex premier, designato dagli attuali reggenti quale futuro Capo politico del M5S, ritiene (non senza ragione) politicamente, giuridicamente e razionalmente inammissibile che venga istituito nella nuova compagine associativa un organo decisionale dotato di quei pieni poteri che Grillo ha rivendicato per sé anche nella recente assemblea dei parlamentari, quale vecchio/nuovo “Garante”, una figura incompatibile con quella del Capo politico. Perché di questo si tratta, ove si consideri che attualmente:

1) Grillo “È il custode dei valori fondamentali dell’azione politica dell’Associazione. In tale spirito esercita con imparzialità, indipendenza e autorevolezza le prerogative riconosciute dallo Statuto”.

2) A Grillo “è attribuito il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, dello Statuto.

3) Grillo resta in carica a tempo indeterminato, salvo revoca adottata a maggioranza assoluta dal Comitato di Garanzia ratificata dalla Rete.

4) Grillo ha il potere esclusivo di proposta per la nomina del Collegio dei probiviri e del Tesoriere, e di denuncia per l’applicazione di sanzioni disciplinari agli iscritti.

Se dovesse prevalere la volontà del Padre fondatore, non si vede come Conte possa costituire, sotto la propria guida di Capo politico, il nuovo Movimento 5 Stelle il quale, secondo il vigente ordinamento riguardante i partiti politici, i Sindacati e i Gruppi parlamentari assumerebbe la forma giuridica, i contenuti e le finalità delle associazioni non riconosciute, persone giuridiche ai sensi degli artt. 36-42 del codice civile, nelle quali non sono previsti “Garanti” investiti di così ampi poteri e dove i ruoli decisionali, secondo gli Statuti, sono distribuiti tra il presidente-rappresentante legale, l’assemblea, il comitato direttivo e gli amministratori, e dove i rappresentanti dell’associazione rispondono anche personalmente e solidalmente delle obbligazioni della stessa.

Delle due l’una: o Grillo accetta di ricoprire un ruolo meramente rappresentativo dotato di moral persuasion (tipo presidenza onoraria) lasciando al Capo politico Conte quei poteri decisionali che, di norma, gli statuti conferiscono ai Segretari dei Partiti, oppure l’ex comico resta fermo nella sua rivendicazione (chiedendo magari l’avallo dell’assemblea degli iscritti), che metterebbe in netta subordinazione la figura del Capo politico.

In tal caso è assai probabile che Conte si sentirà obbligato a scegliere altre strade.



(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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