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Consiglio di Stato, i miracoli di…

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Un prodigio così non si vedeva dai tempi belli in cui il centrodestra umiliò il Parlamento giurando che sì, Ruby Rubacuori era davvero la nipote di Mubarak, pure se non ci credeva nessuno alla bubbola utile a salvare la faccia e non solo al caro leader, Silvio Berlusconi.

Ma riavvolgiamo il nastro. In lizza per l’ambita poltrona cinque candidati con curriculum e pedigree eccellenti: oltre a Frattini, Giuseppe Severini, Luigi Maruotti, Carmine Volpe e Gianpiero Paolo Cirillo, tutti da oltre 30 anni consiglieri di Stato e tutti ormai da almeno un decennio presidenti di sezione a Palazzo Spada. E qui però iniziano le acrobazie perché Frattini, se è vero che pur di pochissimo era quello che ha preso servizio per primo, è anche il candidato che ha esercitato meno le funzioni effettive di magistrato amministrativo. Perché tra una elezione e l’altra in Parlamento o per via dei molti incarichi governativi, per un lunghissimo periodo – come ha fatto notare qualcuno – le aule di giustizia le ha viste solo col cannocchiale. E che problema c’è?

Del resto l’organo che ha deciso sulla promozione a presidente aggiunto del Consiglio di Stato ha più volte dato prova di grande discrezionalità: in passato ha scelto sulla base dell’anzianità di servizio che a lungo è stato un criterio granitico. Salvo poi farne coriandoli in tempi più recenti quando si è invece deciso in talaltri casi di premiare la particolare attitudine all’incarico.

E nel caso di Frattini? È tornato ad applicare il criterio dell’anzianità di servizio, benché nella sua situazione fosse solo formale, ma valorizzando pure la sua lunga carriera parallela: chi si è speso in suo favore ha sostenuto che comunque pur nella mischia politica si è pur sempre occupato “di temi che non possono dirsi eccentrici rispetto alle questioni rilevanti anche per la magistratura amministrativa (con incarichi) che sono stati da lui svolti nel nome della Repubblica nella sua interezza e non nel nome di una sola parte”. Come avvenne infatti anche per la legge sul conflitto di interessi che porta il suo nome fatta per gli italiani tutti, mica per B. come sostennero al tempo i maligni. Non è tutto. Chi lo ha sostenuto ha rispolverato precedenti seppure dell’altro secolo utili a dimostrare che no: la passionaccia di Frattini per la politica non fa velo all’immagine di autonomia e indipendenza della magistratura.

Non è forse vero che un eroe della Resistenza quale Lionello Levi Sandri, era stato partigiano delle Fiamme Verdi, militante del Psiup e poi del Psdi di Saragat oltre che membro della direzione del Partito socialista, prima di diventare presidente del Consiglio di Stato nel 1979? E che dire dell’altro padre della Patria, Meuccio Ruini? Non era salito in montagna ma sull’Aventino sì pur di opporsi al fascismo a cui aveva pagato un prezzo salatissimo, l’allontanamento dall’insegnamento, dall’avvocatura e non solo. “Ruini, come tutti sanno era stato espulso dal Consiglio di Stato nel 1927, poi riammesso alla caduta del regime… La storia ci dice che i migliori consiglieri di Stato hanno avuto anche percorsi nella vita politica italiana”.

Ergo, Frattini un tempo partigiano delle brigate berlusconiane merita una medaglia, anzi si più, una promozione. Se poi l’ex ministro non è il nipote di Mubarak, pace.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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