Si tratta di creare un segno distintivo, che identifichi la provenienza dei prodotti realizzati dai detenuti

 e ne accresca l’interesse commerciale.

Sarà scelto il progetto più votato dalla giuria composta da componenti dell’amministrazione penitenziaria e del Carcere possibile, nonché da esperti di comunicazione pubblicitaria.

La proclamazione del vincitore avverrà il 15 ottobre e a lui sarà corrisposto un premio di 1.500 euro.

Il progetto è curato dal provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Antonio Fullone (nella foto durante un discorso), e dal direttivo del “Carcere possibile”, guidato dall’avvocato Anna Maria Ziccardi, in particolare con la collaborazione degli avvocati Sabina Coppola e Sergio Schlitzer.

La finalità del concorso è legata alla constatazione che negli istituti penitenziari della regione Campania i detenuti realizzano prodotti di diverse categorie merceologiche, molti dei quali di significativa qualità e che tuttavia raramente riescono ad avere il risalto che meritano dal punto di vista commerciale.

“Per tale ragione – si precisa nel bando – il concorso intende valorizzare e promuovere la diffusione dei suindicati prodotti e le relative attività di formazione e di reinserimento che ne rendono possibile la realizzazione, mediante l’apposizione di un segno distintivo idoneo a identificarne la provenienza”.

Al concorso potranno partecipare giovani under 36 e potranno presentarsi anche in gruppi di più persone, purché nessuna di esse abbia superato il limite di età stabilito nel bando.

L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro che alcuni detenuti svolgono all’interno dei laboratori delle carceri campane e provare a incrementare queste attività che sicuramente rappresentano un ponte tra il mondo dietro le sbarre e il mondo esterno e sicuramente possono essere un passo in avanti concreto nel percorso di rieducazione e riabilitazione di chi deve scontare una pena.

Creare un logo per i prodotti “made in carcere” vuol dire anche dare un’identità al lavoro dei detenuti, dare loro un peso sul mercato, e quindi un futuro.

Del resto in prigione si realizzano prodotti di qualità, soprattutto di tipo artigianale, artistico e alimentare. Individuare un segno distintivo per tali prodotti vuol dire dare una forma, dare un nome, un colore, un’immagine a ciò che viene realizzato dai detenuti durante le ore di lavoro in cella, e tutto questo va di certo in un’ottica di recupero sociale di chi ha commesso un reato e sconta per questo una pena in carcere.