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Fibromialgia: male subdolo e poco noto, ‘illuminato’ dallo specialista professor Alfaro

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Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi 

(Napoli), ove è titolare di Incarico professionale di consulenza, studio e ricerca di Adolescentologia, spiega cos’è la fibromialgia, la sindrome del “dolore che non si vede”, una malattia ancora poco conosciuta.

Il 12 maggio si è celebrata la Giornata Mondiale della Fibromialgia, nata per promuovere la consapevolezza medico-scientifica e sensibilizzare la popolazione su questa malattia ancora poco conosciuta e compresa.

Nell’occasione, l’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica (AISF Odv) ha lanciato la campagna Fibro…che? Diamo un volto alla fibromialgia, con i disegni esplicativi di 5 giovani illustratrici che cercano appunto di “dare un volto” alla patologia per molti “invisibile” e troppo spesso non diagnosticata né curata, sebbene la Commissione Affari sociali della Camera abbia approvato un testo che include finalmente la malattia nell’elenco delle malattie croniche di rilevante impatto sociale e sanitario e che rientrano nei Lea, i livelli essenziali di assistenza.

Colpisce dal 3 al 10% della popolazione adulta. Si stima che ne soffrano circa 2 milioni di Italiani, per il 70-90% donne (rapporto maschi/femmine circa 1:7-9). Sono colpiti soggetti dai 20 ai 60 anni, con picchi verso i 25-35 e i 45-55 anni, anche se sono possibili casi in infanzia-adolescenza e in età avanzata.

La fibromialgia è una forma di reumatismo extra-articolare (colpisce i muscoli e i tessuti fibrosi dell’apparato muscolo-scheletrico quali tendini e legamenti, ma non le articolazioni). È  una malattia di tipo non infiammatorio e a decorso cronico, caratterizzata da svariati sintomi, molteplici e diversamente intrecciati, che non sempre si riscontrano tutti quanti in uno stesso paziente o nello stesso momento.

Il dolore è il sintomo che caratterizza la sindrome.

Può essere riferito dai pazienti in una varietà di modi, da un leggero indolenzimento a sensazione di bruciore, rigidità, contrattura, tensione, vibrazione, fino a dolori acuti come qualcosa che batte, martella, scotta, taglia. Frequentemente viene riferita la sensazione di “ammaccatura” o “corpo battuto” ovunque oppure di fitte acute lancinanti.

Generalmente si manifesta in tutto il corpo, sebbene possa iniziare in una sede localizzata, come collo, spalle, braccia, polsi, schiena, cingolo pelvico, cosce. Di solito è simmetrico nei due lati del corpo. Può essere fluttuante e migrante in diverse sedi. Può variare per intensità e localizzazione in ciascun paziente e in periodi diversi nello stesso individuo. Circa 2/3 dei pazienti riferiscono di avere dolore ovunque (“dalla testa ai piedi”): questo rappresenta un elemento abbastanza caratteristico della malattia.

Il dolore tende ad essere cronico, sempre presente, con periodiche riacutizzazioni di maggiore intensità, a seconda dei giorni o anche degli orari del giorno. Spesso varia in relazione ai livelli di attività, alle condizioni atmosferiche e ambientali, ai ritmi del sonno e alle condizioni emotive. In particolare, i pazienti riferiscono che il dolore può essere aggravato da: ansia e stress, stanchezza fisica e mentale, eccessiva attività fisica o, al contrario, inattività fisica, perdita di sonno, mutamenti meteorologici, cambi di stagione e variazioni della pressione atmosferica, esposizione ad ambienti umidi o freddi, malattie, traumi fisici, mestruazioni.

Spesso i pazienti riferiscono la percezione di un dolore “diverso” da quello che si conosceva prima di ammalarsi.

Ci sono anche alterazioni della sensibilità: iperalgesia (percezione di un dolore molto intenso in risposta a stimoli dolorosi lievi) e allodinia (dolore avvertito in seguito a uno stimolo innocuo, anche il semplice toccare la parte interessata). A volte capita che anche un abbraccio, una stretta di mano, un piccolo urto bastino a provocare sofferenze acute.

Un altro sintomo importante è la fatica. I muscoli sempre contratti consumano molta energia e il paziente si sente estremamente stanco e affaticato “come se lavorasse 24 ore al giorno”. La stanchezza (astenia), si manifesta specie sotto sforzo, ad esempio salire le scale, alzare gambe e braccia. I pazienti lamentano un affaticamento cronico costante e debilitante, tale da rendere impossibile condurre una vita normale: un esaurimento totalizzante delle forze che inficia e limita le attività professionali, personali o sociali, con scarsa capacità di resistenza, anche mentre si svolgono attività banali, come cucinare o fare la spesa. La fatica è presente soprattutto al mattino. I pazienti spesso si svegliano sentendosi già stanchi o più stanchi di quando sono andati a letto. La Sindrome da Fatica Cronica spesso è presente in concomitanza con la fibromialgia. Nella fatica cronica tuttavia manca il dolore.

Sintomi di disfunzione muscolare sono: ipertono e rigidità che può limitare i movimenti (specie mattutina), calo di forza del muscolo (ipostenia) con affaticabilità eccessiva, aumento della tensione muscolare durante il movimento (contratture), crampi (soprattutto notturni), fascicolazioni (contrazione spontanea, rapida e ad intervalli regolari, di una o più unità motorie, senza esito motorio), spasmi e tremori, disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare (molti pazienti fibromialgici hanno disturbi cronici preesistenti alla diagnosi a carico dell’articolazione temporo-mandibolare).

I disturbi del sonno contemplano: difficoltà a prendere sonno, frequenti risvegli, sonno disturbato. L’insonnia o il sonno non riposante portano il paziente a svegliarsi esausto con la sensazione di non aver riposato.

Altri sintomi possibili sono:

  • disturbi cutanei (secchezza, ipersensibilità, rash, fenomeno di Raynaud, cioè pallore e cianosi delle mani) e delle unghie (ispessimento, fragilità, distrofia);
  • cefalea o emicrania (spesso conseguenza del sonno non ristoratore o delle contratture muscolari a collo e schiena);
  • disturbi neuro-psichici, spesso anche secondari alla sofferenza cronica (disturbi dell’umore, ansia, depressione, attacchi di panico, senso di confusione o di stordimento fino alla “nebbia mentale”, il cosiddetto “fibro-fog”, o annebbiamento fibromialgico, difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, riduzione cognitiva);
  • disordini gastrointestinali: (digestione lenta e difficile, fatica nel deglutire, sindrome dell’intestino irritabile, reflusso gastro-esofageo);
  • disturbi oculari (secchezza degli occhi, visione sfocata, specie con poca luce, fotofobia e intolleranza ai segnali luminosi quali lampadine, monitor del pc, televisione);
  • disturbi della sensibilità (formicolio o intorpidimento alle dita delle mani e/o dei piedi, senso anomalo di freddo e di caldo, sensazione di gonfiore a mani e/o piedi anche se non sono effettivamente gonfi, alterata percezione della propria temperatura corporea, intolleranza al freddo oppure al caldo-umido, o a entrambi);
  • disordini auricolari (acufeni, disturbi dell’equilibrio, vertigini, ipersensibilità dell’udito); disordini genitali (dolore cronico pelvico, mestruazioni dolorose);
  • disturbi urinari (cistite interstiziale, incontinenza, pollachiuria, minzione dolorosa);
  • disturbi cardiaci (tachicardia e palpitazioni);
  • disturbi mestruali.

La diagnosi è confermata dalla presenza di dolore alla digitopressione di 18 specifici punti anatomici chiamati tender points, che sono zone d’inserzione tendinea dei muscoli sulle ossa, simmetrici su entrambi i lati del corpo. I punti chiave sono: 4 collo anteriore, 4 spalle, 2 all’altezza dell’intersezione suboccipitale del trapezio, 2 all’altezza dei gomiti, 2 all’altezza delle ginocchia, 2 natiche e 2 ai lati in basso delle natiche (regione retrotrocanterica). Per la diagnosi è richiesta la positività di almeno 11 su 18 punti, anche se in realtà essendo la dolorabilità variabile da un giorno all’altro, talvolta si arriva alla diagnosi anche in assenza di 11 punti verificati, se il quadro generale è compatibile.

Rispetto alle altre malattie reumatiche, mancano alterazioni di laboratorio o indagini di imaging che siano diagnostiche. Ciò l’ha fatta definire una malattia “fantasma” o “invisibile”, in quanto i sintomi non hanno, pur nella loro intensità, un correlato obiettivabile.

La variabilità clinica e la mancanza di esami specifici che consentano di confermare la diagnosi comportano che la malattia sia ampiamente sotto-diagnosticata: si stima che siano necessari in media 5 anni affinché un paziente fibromialgico possa ottenere la diagnosi e il 75% degli affetti resti senza diagnosi.

Pur non associandosi a danni o degenerazione di tessuti e organi interni, la malattia comporta un deterioramento della qualità della vita, conducendo il paziente all’isolamento nella vita lavorativa, di gruppo e affettiva e all’inabilità nello svolgere le comuni attività quotidiane.

Un motivo di ulteriore disagio di chi soffre di fibromialgia è che, oltre a non essere diagnosticato precocemente, non viene compreso e considerato, né dai sanitari né da familiari, colleghi e amici, in quanto questa malattia, per i suoi contorni indefiniti, viene spesso negata o sottovalutata dai più, come se fosse frutto di “fissazione” o “esagerazione” e i pazienti vengono ingiustamente bollati come persone psicologicamente fragili che somatizzano i propri problemi.

La causa della sindrome al momento rimane ignota. Le ipotesi più accreditate vertono sull’azione concomitante di diversi fattori, che implicano la particolare sensibilità (genetica) dei neurotrasmettitori del dolore e dell’umore e l’intervento di fattori ambientali scatenanti.

In alcuni pazienti è possibile individuare un evento scatenante, quali traumi o stress fisici o psichici, incidenti, dinamiche familiari negative, abusi fisici o sessuali, interventi chirurgici, malattie infettive come la mononucleosi infettiva, l’influenza, la sindrome da contaminazione batterica del tenue, patologie dell’apparato locomotore come artrosi e radicolopatia, parto. Ad esempio nel caso della rockstar Lady Gaga che soffre di fibromialgia, la causa scatenante sarebbe stata la frattura dell’anca. Le alterazioni dei circuiti cerebrali del dolore potrebbero comportare un’amplificazione delle sensazioni dolorose (o una riduzione dell’inibizione), per cui anche stimoli normalmente non dolorosi come la semplice trazione dei tendini sull’osso vengono recepiti come dolore.

Non esiste ad oggi una cura specifica per la fibromialgia. Come terapia sintomatica sono utilizzati paracetamolo, antinfiammatori non steroidei, analgesici centrali come il tramadolo, antidepressivi, miorilassanti, antiepilettici, farmaci per il dolore neuropatico, ansiolitici, con risultati alterni, temporanei e spesso insoddisfacenti. Sono riferiti miglioramenti con l’uso terapeutico di marijuana.

È  importante agire sullo stile di vita e il comportamento. Il paziente affetto da fibromialgia dovrebbe, per quanto possibile, evitare o limitare gli sforzi eccessivi, le attività troppo gravose e lo stress emotivo, concedendosi quotidianamente del tempo per rilassarsi e cercando di rispettare una tranquilla routine giornaliera. Vanno anche scelti ambienti di soggiorno caldi e asciutti.

Importante pure l’igiene del sonno: cercare di recuperare il sonno perduto, mantenere sempre orari regolari evitando di dormire il pomeriggio e cercando di andare a letto e alzarsi sempre alla stessa ora.

È  importante sforzarsi di rimanere attivi, svolgendo quando possibile le normali attività quotidiane ed evitando prolungati periodi di inattività, poiché si rischia di aumentare la rigidità muscolare e il dolore. Utile lo stretching sui muscoli dolenti, la ginnastica aerobica, come camminare, nuotare o andare in bicicletta. Inizialmente, l’esercizio fisico potrebbe aumentare il dolore e la stanchezza, ma un approccio graduale e regolare spesso diminuisce i sintomi e consente di incrementare progressivamente la capacità funzionale. Molto consigliata l’attività motoria in acqua termale, che aiuta molto a rilassare la muscolatura.

Uno studio scientifico pubblicato sul British Medical Journal ha trovato che il tai chi, una disciplina tradizionale cinese basata su uno stile delle arti marziali associata a una meditazione in movimento produce significativi effetti benefici su persone che soffrono di fibromialgia.

Tra le terapie fisiche, la TENS | Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator ha mostrato i migliori risultati.

La terapia cognitivo-comportamentale può migliorare i fattori psicologici correlati alla malattia.

Una buona percentuale di malati risponde positivamente a tecniche di rilassamento, come training autogeno, ipnosi, mindfulness (attenzione verso sè stessi, per ridurre lo stress, ndr) e yoga.

In particolare, uno studio americano su 177 pazienti con fibromialgia, di età media di 52 anni, per il 93% di sesso femminile, ha trovato una correlazione statisticamente significativa tra più elevati punteggi di mindfulness e più basso impatto della malattia su qualità di vita, dolore, stress, ansia, depressione.

L’ossigeno-ozonoterapia è risultata particolarmente promettente sulla fibromialgia, date le note proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche ed energizzanti del trattamento.

Un trattamento innovativo, sperimentato in Brasile, che combina laser a bassa intensità e ultrasuoni, somministrato in ripetute sedute di pochi minuti sul palmo delle mani, sembrerebbe normalizzare la soglia del dolore riducendo del 75% il dolore dei pazienti con fibromialgia.

(Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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